A cura di Cristian Fuschetto
Il problema non è la quantità, ma la qualità. Parte da questa semplice considerazione la sfida europea per la trasparenza nella pubblica amministrazione. Una sfida a trazione salernitana. Le piattaforme digitali che attualmente offrono accesso ai cosiddetti “open data”, vale a dire alle preziosissime banche dati in possesso delle agenzie pubbliche, sono nate come i funghi. Complice l’obbligo di legge, certo. Il problema è che il modello seguito finora non ha funzionato: per rendere trasparenti i dati non basta metterli online, serve costruire dei filtri che li rendano fruibili a tutti. Può darsi, tanto per fare un esempio, che le informazioni per risolvere un annoso problema di viabilità siano già a disposizione degli automobilisti che ogni giorno sono costretti a percorrere quel particolare tratto stradale, solo che o non lo sanno o non sanno come interpretare i database messi in rete. “Questa non è trasparenza” spiega Vittorio Scarano, docente presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Salerno (il numero uno in Italia secondo gli ultimi dati forniti dall’Anvur) nonché coordinatore di “Route-To-Pa”, progetto europeo da 3 milioni di euro che coinvolge, tra università, imprese e centri di ricerca altri 11 partner da 6 paesi diversi (Francia, Irlanda, Olanda, Polonia e Gran Bretagna). Italia (a sorpresa) in prima fila Rassegnati all’ineluttabilità della burocrazia italiana potrà forse sorprendere che il progetto, oltre al coordinamento salernitano, può contare su una forte presenza italiana: c’è il Comune di Prato, da sempre all’avanguardia nel campo dell’innovazione tecnologica verso i cittadini, e c’è Ancitel S.p.A, braccio operativo dell’Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani – che da 27 anni supporta gli enti locali nella gestione di tutti i processi di innovazione. Rendere sexy gli open data L’idea di fondo di Route-to-Pa è quella di rendere attraenti gli open data integrandoli con le piattaforme di social network già esistenti. Proprio per questo, oltre a competenze strettamente ingegneristiche, la piattaforma combina esperienze e competenze nei campi dell’e-government, della psicologia e dell’economia. “Dobbiamo costruire architetture semplici, per alcuni versi invisibili ai cittadini, per altri divertenti, in modo che gli attuali data base possano seguire il principio dei social, indubbiamente il fulcro attorno a cui ruota il coinvolgimento attivo delle persone che dialogano e interagiscono sul web. Dovremo essere in grado di utilizzare la collaborazione sociale per facilitare la comprensione e l’utilizzo efficace degli open data”, afferma Scarano, che lunedì 9 febbraio ospiterà i partner europei a Cetara per il meeting inaugurale del progetto. La sperimentazione Una prima versione del software verrà realizzata e testata già nel 2016, mentre una seconda versione, con funzionalità avanzate, sarà sperimentata nel 2017, preludio al rilascio, a gennaio 2018, di una versione finale del software con una guida per le buone prassi, pronta per l’uso da parte delle Pubbliche Amministrazioni di tutta Europa. Il social network “antiburocrazia” sarà sperimentato su cinque Pubbliche Amministrazioni in tutta Europa delle piattaforme Ict di nuova generazione per la Trasparenza. “La vera sfida – conclude il ricercatore salernitano – è quella di rendere i cittadini capaci di interagire direttamente sui datimessi a disposizione dalla pubblica amministrazione, formando o unendosi in comunità che condividono gli stessi interessi inmodo da discutere in modo produttivo con le pubbliche amministrazioni, le soluzioni da adottare per rendere la vita quotidiana più semplice”. Insomma, probabilmente potrà venire all luce un social network che dia finalmente un senso al concetto di intelligenza collettiva.