Un fondo sovrano per investire nel rilancio dell’Italia: è la proposta del presidente della Commissione di vigilanza su Cdp Sestino Giacomoni

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in foto Sestino Giacomoni, presidente della Commissione bicamerale di vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti

Nasce da due dati concreti, inequivoci, la proposta di Sestino Giacomoni, presidente della Commissione bicamerale di vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti del Parlamento italiano. Il primo riguarda la ricchezza delle famiglie della Penisola, che nel 2019 ammontava a 4.446 miliardi di euro, di cui un terzo “fermo” nei conti correnti e nei depositi bancari, con un rendimento reale oggi pari a zero o negativo. Il secondo dato è invece relativo ad una recente indagine Aipb/Censis, che rileva come il 35,3% dei risparmiatori sarebbe disposto ad investire tale ricchezza in infrastrutture preziose per il Paese. Dal “match” di queste due osservazioni nasce la proposta Giacomoni, già trasformata in emendamento al “decreto Rilancio”, approvato dal Senato lo scorso giugno. Si tratterebbe di convogliare una parte della ricchezza privata verso un fondo sovrano italiano, in grado di collegare tali risparmi al mondo produttivo. Ciò consentirebbe agli italiani di investire direttamente nei veicoli che la stessa Cassa Depositi e Prestiti usa per rilanciare il Paese. E, in particolare, in infrastrutture e reti. Evitando, peraltro, di ripetere uno fenomeno che storicamente si verifica negli altri Paesi, dove la nascita di un fondo sovrano è collegato quasi sempre all’esigenza di investire i proventi delle rendite petrolifere o di altre materie prime. In questo caso, invece, l’obiettivo è investire la ricchezza degli italiani per la rinascita del Paese. Così come fanno nazioni quali la Norvegia e diversi Paesi del Golfo arabo.
In particolare, la proposta prevede che sul conto corrente su cui confluiscono le disponibilità liquide di “Patrimonio destinato Cdp” (l’organismo per sostenere con 44 miliardi le spa italiane) possano affluire anche “le disponibilità liquide dei contribuenti che intendano investire i loro risparmi usufruendo dei benefici fiscali”, già previsti per i Pir (Piani individuali di risparmio), ossia l’esenzione fiscale per 5 anni entro un tetto di 150mila euro.
Secondo la previsione dell’onorevole Giacomoni, il fondo sovrano italiano dovrebbe coinvolgere anche le società di gestione del risparmio, “per evitare ogni possibile effetto di spiazzamento del private capital”.