Un polo logistico a Napoli Est, così può ripartire l’economia

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Il rilancio economico dell’area metropolitana di Napoli passa attraverso un potenziamento del sistema infrastrutturale e la creazione di nuovi servizi a supporto dello scalo portuale. È la principale considerazione che emerge Il rilancio economico dell’area metropolitana di Napoli passa attraverso un potenziamento del sistema infrastrutturale e la creazione di nuovi servizi a supporto dello scalo portuale. È la principale considerazione che emerge dal primo rapporto “Giorgio Rota” sul capoluogo campano, realizzato da Srm, centro studi collegato al gruppo Intesa San Paolo, Centro Einaudi e Unione Industriali di Napoli. Tra i tanti progetti presentati per lo sviluppo dell’area di Napoli Est il più sensato e produttivo, secondo gli estensori del documento, potrebbe essere incentrato sull’istituzione di un polo logistico retroportuale. Una simile piattaforma “faciliterebbe l’esportazione e la riesportazione via mare di merci lavorate da imprese insediate nel polo”. Il progetto oltre a creare valore aggiunto per l’economia è in grado di generare un numero consistente di nuovi posti di lavoro. E di assicurare, a Napoli, una fetta di mercato sempre più consistente nell’ambito della movimentazione di merci. “In molti casi – si legge nel rapporto di Srm – tali poli logistici beneficiano dello status di vantaggio fiscale e doganale di zona franca o zona economica speciale, favorendo così l’insediamento di aziende, l’interscambio internazionale e l’attrazione di investimenti dall’estero”. Non è tutto, perché nel documento si spiega anche che “la localizzazione portuale consente forti recuperi di produttività e competitività attraverso la creazione di valore aggiunto nei processi di trattamento e lavorazione logistica delle merci”. In particolare Srm si riferisce al completamento di fasi produttive come l’assemblaggio, il confezionamento e la personalizzazione dei prodotti. Il polo logistico dell’area Est rientra in un trittico di proposte che prevede anche l’istituzione di un anello ferroviario metropolitano e la creazione di un asse gree di interconnessione Nord-Ovest. Quest’ultimo progetto prevede la creazione di una porta di accesso alla città nella zona occidentale così da facilitare l’accesso del traffico privato e il trasporto delle merci. Altro punto cruciale è la messa in rete dei sistemi ferroviari attraverso l’allestimento di un anello di congiunzione in grado di assicurare trasferimenti veloci ed efficienti nell’ambito del tessuto metropolitano del capoluogo. Porto, balzo in avanti Aumentare i servizi di supporto allo scalo consentirebbe a Napoli di acquisire nuove quote di mercato e continuare a crescere. Dal 2008 al 2013, infatti, il traffico merci all’interno del principale porto della Campania aumenta dell’1,8 per cento e conserva un trend positivo che su scala decennale (2003/2013) registra un incremento del 13,1 per cento. Con investimenti mirati il porto di Napoli può diventare uno dei primi quattro in Italia per traffico merci. Attualmente è sesto con una quota di mercato del 4,9 per cento. Che l’economia del mare sia strategica per Napoli lo dimostrano i dati. In questo comparto lavorano 17 mila imprese e 56mila addetti per un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro. Il settore principale è quello del trasporto merci e passeggeri, dove operano quasi 1500 imprese e 12mila persone. Il valore aggiunto raggiunge invece i 700 milioni di euro. L’economia del mare crea anche un consistente indotto, come dimostra il rapporto: quasi 6mila aziende del settore ricettivo e ristorazione per un totale di 22mila dipendenti circa e un valore aggiunto di 800 milioni di euro; 2mila e 500 aziende del settore sport e tempo libero, con 3mila e 500 dipendenti e 132 milioni di valore aggiunto; 3mila imprese di pesca che danno lavoro a 4mila persone e generano un giro d’affari di 122 milioni. Una città dai due volti Il rapporto di Srm evidenzia in modo quasi impietoso come Napoli sia vittima di una disoccupazione in continua crescita nonostante il livello positivo degli indicatori economici. Il prodotto interno lordo del capoluogo, 61,8 miliardi di dollari secondo le stime ufficiali, è terzo in Italia dopo Milano e Roma e ventiseiesimo in Europa, dove la classifica è guidata da Parigi, la capitale della Francia. A fronte di questi dati c’è una disoccupazione che non accenna ad arrestarsi e che nel 2013 raggiunge quota 25,8 per cento nel totale e 56,3 per cento se si considerano solo i giovani. A livello europeo Napoli è quinta per crescita del tasso di persone senza lavoro, un record assolutamente negativo. I dati di Srm suggeriscono di intervenire sulle agevolazioni alle imprese per consentire un concreto rilancio dell’occupazione. Infatti dall’analisi emerge che Napoli, tra le provincie metropolitane, è quarta in Italia per numero di aziende condotte da giovani (dietro reggio Calabria, Palermo e Catania) e terza per quantità di unità produttive a titolarità femminile (dietro Reggio Calabria e Palermo). Il tessuto imprenditoriale, stando ai dati del 2013, a Napoli è costituito nel 47 per cento dei casi da ditte individuali e al 28 per cento da società di capitali. La creazione di nuove opportunità, come il polo logistico retroportuale di Napoli Est, risponde proprio all’esigenza di sbocco occupazionale per chi intende avviare una nuova attività. E può essere la vera leva del rilancio economico della principale città del Sud.