Una carezza in un pugno

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Mi sento già sperduto
e la mia mano
dove prima tu brillavi,
è diventata un pugno chiuso, sai
.
(Adriano Celentano)

di Ugo Righi

Ci si saluta pugno contro pugno, o gomito contro gomito.
Le dita si chiudono e non possono toccare, in un gesto di difesa che è offesa difensiva, di se stesso e dell’altro.
Ma è malinteso. È un malinteso legittimo.
Ma in questo malinteso ci si accorge quanto l’altro sia indispensabile per vivere.
Mai, forse, abbiamo avuto così precisa la consapevolezza della necessità e della indispensabilità di dover vivere insieme e di quanto questo sia difficile.
Nel malinteso del pugno chiuso, che afferma che le dita sono aperte, c’è una simultaneità di sentimenti.
Nel malinteso concordato c’è un ordine fragile che sicronizza ancora di più i soliloqui umani.
Siamo ancora di più in un universo di solitudini parallele dentro giochi grotteschi definiti social.
Viviamo un sentimento di frontiera.
Il pugno chiuso è una frontiera.
Il pugno chiuso ci fa capire che dobbiamo conoscere e vivere la notte in attesa che le dita si schiudano e facciano entrare le luce. Dobbiamo capire che occorre accettare la parziale perdita di controllo di quello che non possiamo vedere.
Credo che esista una notte buona e una cattiva.
La notte cattiva è buia e aspetta solo che torni la luce, quella buona consente di capire meglio e , come nel silenzio.approfondire e forse scoprire che dentro il pugno chiuso della notte c’è tanta luce e che dentro la mano aperta del giorno c’è tanto buio.
Stiamo vivendo una nuova frontiera e nuovi confini.
Ci si capisce con difficoltà e facciamo fatica a vivere insieme ma la vita è vivibile solo se riusciamo a vivere insieme.
Il pugno chiuso, il sorriso nascosto dalla mascherina, la distanza fisica. Tutto concorre ad allontanarci spazialmente e psicologicamente ma questa è una delle altre sfide che dobbiamo affrontare per estendere il giorno verso la notte e vivere una dimensione che può farci conoscere che la luce e il buio fanno parte del giorno.