Una squadra, una città

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di Pier Paolo Baretta*

Diversamente da Silvio Berlusconi che, enfaticamente, ha dichiarato: “sono un napoletano nato a Milano”, io, più realisticamente, sono un veneziano trapiantato a Napoli. Come tanti giocatori (i grandi professionisti, come li ha chiamati Spalletti) sono stato “ingaggiato” nella squadra civica per contribuire a far ripartire la città e predisporci a vincere la sfida del futuro. Nella mia … “vita da mediano” ho vissuto tante esperienze emozionanti e interessanti e mi considero fortunato di aver avuto questa ultima, inaspettata, occasione di vita. Napoli è Napoli e in questi giorni lo dimostra.

Lo scudetto è la più popolare e clamorosa manifestazione di un percorso collettivo, che coinvolge tutti, senza eccezioni, in un comune destino. Tutti i commentatori si chiedono quale significato ha questo risultato per la città.
Ognuno, ovviamente, la vede dal proprio punto di osservazione. Per me sono tre le caratteristiche di questa vittoria che dobbiamo trasferire sul piano più generale.

La prima. L’esplosione popolare a cui abbiamo assistito in queste ore, ma rimasta compressa nell’attesa da ormai molte settimane, è l’esito di una partecipazione convinta che ha accompagnato la squadra nel suo percorso. Ma, non solo in quest’anno di vittorie, anche quando il Napoli non vinceva, soffriva e la città soffriva insieme. Non cadiamo nel luogo comune della napoletanità tutta improvvisazione ed euforia. No, qui c’è una convinta e costante dedizione collettiva alle sorti della squadra, vissute come le proprie sorti. Il processo di identificazione popolo-squadra è totale. Ma non è patologico, è lo stesso affetto, amore, che si prova per le sorti dei propri famigliari, degli amici più cari. Il Sindaco Manfredi ha detto in queste ore: “Senza coesione sociale non è possibile affrontare le difficoltà.” È un bel parametro se si riesce ad applicarlo alle tante altre sfide che Napoli deve vincere.

Tanto più che la stessa vittoria sportiva, così netta e con ampio margine, non ha niente di casuale, improvvisato o personalistico. La grande capacità dei giocatori e dell’allenatore si sono espresse dentro un processo fatto di metodo, programmazione, costanza nel gestire e superare le difficoltà e governare i successi. I protagonisti di questa storia sportiva hanno costruito, programmato, pianificato la “follia” collettiva he ha consentito la festa. E questo è il secondo parametro. Insomma, per dirla con ironica simpatia: c’è del metodo in questa follia.

In più, come è stato giustamente notato, questa è la sola squadra di calcio che vince coi bilanci in ordine. Nel dilagare dei problemi finanziari del settore (legali e non) a Napoli una società gestita con managerialità economica, non solo sportiva, ha dato “copertura” (per usare un termine tecnico pertinente) al lavoro della squadra, che ha, così, lavorato in un clima di tranquillità finanziaria. E questo è il terzo parametro. La salute finanziaria è un presupposto della buona gestione per i buoni risultati.

Comunità e passione, metodo e tenacia, managerialità e risorse, dunque. Se questo è ciò che ha permesso al Napoli Calcio di ottenere un risultato così straordinario, perché non lo può raggiungere la città?
Dopo la festa questo è l’impegno; ma intanto…. buona festa!

*assessore al Bilancio del Comune di Napoli