Unioni civili: Si lavora a maxi-emendamento. Lorenzin: “Stralcio stepchild non basta”

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Attesa per il maxi-emendamento del governo sulle Unioni civili che dovrebbe arrivare in Aula del Senato in serata subito dopo il voto di fiducia al Dl Milleproroghe.

 Il maxiemendamento è ancora in lavorazione ed Ncd alza la posta con il ministro Beatrice Lorenzin.  “Lo stralcio della stepchild adoption – spiega – non è sufficiente. In questi momenti il Pd e il mio partito stanno lavorando per cercare di costruire questo emendamento in modo tale che non ci siano quelle equiparazioni al matrimonio che noi riteniamo incostituzionali”. 

Matteo Renzi, dunque, va dritto per la strada annunciata che prevede lo stralcio della stepchild adoption. Mentre la Consulta boccia un ricorso sulla richiesta di due madri sposate negli Usa dove hanno avuto il riconoscimento dell’adozione dei reproci figli, chiesta anche in Italia (LEGGI).

IL PUNTO SUI NUMERI

(di Michele Esposito e Serenella Mattera) L’emendamento del governo sul quale verrà posta la questione di fiducia, grazie allo stralcio della stepchild adoption, ricompatta il Pd e ‘cattura’ anche i voti dei centristi, o almeno della gran parte di loro ma, riproponendo lo schema d’approvazione delle riforme, perde ormai definitivamente la sponda del M5S e, probabilmente, anche quella di Sinistra Italiana. Le maggioranze variabili su ddl Cirinnà, di fatto, restano un’utopia mentre, come sul ddl riforme, il governo sull’ok al suo emendamento punta a blindare quota 161, ovvero la maggioranza assoluta. 

L’emendamento riscrive tutto il Capo I del ddl Cirinnà: dal Pd si assicura che sull’uso del cognome e sull’obbligo di fedeltà non saranno fatti passi indietro ma i due punti, nella trattativa con Ap restano da verificare. Certo, invece, che l’emendamento assorbirà le proposte Lumia all’art.3, come richiesto anche dai Giovani Turchi in assemblea, dove Francesco Verducci chiede con un documento a Renzi di non andare oltre lo stralcio della stepchild. Un testo così definito ricompatterebbe così i 111 senatori Pd (escludendo il presidente del Senato che per prassi non vota), facendo rientrare il dissenso dei Cattodem e ottenendo il sì della minoranza dem, pur critica con la decisione di Matteo Renzi di “consegnarsi a Ncd”. Il solo Luigi Manconi per ora si dice indeciso se votare o meno la fiducia.

E la vera partita è in Ap. Lo stralcio ‘disarma’ di fatto la trincea dei 32 centristi. Anche se nel Pd si tiene conto di 4-5 voti in dissenso tra i centristi, ovvero di quei senatori che vorrebbero togliere dal testo qualsiasi riferimento, anche indiretto al matrimonio. Al fronte dei sì va poi aggiunto il gruppo delle Autonomie (19 senatori), Paolo Naccarato di Gal e almeno 5 o 6 senatori del Misto. Si arriverebbe così, (fermo restando possibili assenze) a quota 163. Quota alla quale potrebbero aggiungersi i verdiniani. Dal gruppo Ala fanno sapere che una decisione sarà presa giovedì, solo dopo aver visto il testo, ma il sì alla fiducia viene tenuto in conto anche nel Pd dove, tuttavia, si osserva come l’ok all’emendamento dei verdiniani sia l’unico voto possibile alle unioni civili e non comporti quell’ingresso in maggioranza che le opposizioni hanno più volte denunciato. Lo schema, insomma, sarà un po’ quello delle riforme con una Fi di certo più compatta (rispetto al normale iter parlamentare) sul voto contrario, una Lega sugli scudi e fittiani, M5S e SI (con una buona fetta del Misto) pronti a dire ‘no’ su una fiducia “infondata e pretestuosa”, come spiega Loredana De Petris di Sel. Certo, a differenza delle riforme, sia il M5S sia SI avevano più volte concordato l’impianto del ddl ma, con il ricorso alla fiducia, l’inedita maggioranza trasversale che si formò in commissione Giustizia sarà ora solo un ricordo.

La partita resta comunque complicata con Ncd che chiede altri ritocchi al testo oltre allo stralcio della stepchild e i partiti di opposizione che non sono disponibili a votare la fiducia al governo.

 

Attesa per il maxi-emendamento del governo sulle Unioni civili che dovrebbe arrivare in Aula del Senato in serata subito dopo il voto di fiducia al Dl Milleproroghe.

 Il maxiemendamento è ancora in lavorazione ed Ncd alza la posta con il ministro Beatrice Lorenzin.  “Lo stralcio della stepchild adoption – spiega – non è sufficiente. In questi momenti il Pd e il mio partito stanno lavorando per cercare di costruire questo emendamento in modo tale che non ci siano quelle equiparazioni al matrimonio che noi riteniamo incostituzionali”. 

Matteo Renzi, dunque, va dritto per la strada annunciata che prevede lo stralcio della stepchild adoption. Mentre la Consulta boccia un ricorso sulla richiesta di due madri sposate negli Usa dove hanno avuto il riconoscimento dell’adozione dei reproci figli, chiesta anche in Italia (LEGGI).

IL PUNTO SUI NUMERI

(di Michele Esposito e Serenella Mattera) L’emendamento del governo sul quale verrà posta la questione di fiducia, grazie allo stralcio della stepchild adoption, ricompatta il Pd e ‘cattura’ anche i voti dei centristi, o almeno della gran parte di loro ma, riproponendo lo schema d’approvazione delle riforme, perde ormai definitivamente la sponda del M5S e, probabilmente, anche quella di Sinistra Italiana. Le maggioranze variabili su ddl Cirinnà, di fatto, restano un’utopia mentre, come sul ddl riforme, il governo sull’ok al suo emendamento punta a blindare quota 161, ovvero la maggioranza assoluta. 

L’emendamento riscrive tutto il Capo I del ddl Cirinnà: dal Pd si assicura che sull’uso del cognome e sull’obbligo di fedeltà non saranno fatti passi indietro ma i due punti, nella trattativa con Ap restano da verificare. Certo, invece, che l’emendamento assorbirà le proposte Lumia all’art.3, come richiesto anche dai Giovani Turchi in assemblea, dove Francesco Verducci chiede con un documento a Renzi di non andare oltre lo stralcio della stepchild. Un testo così definito ricompatterebbe così i 111 senatori Pd (escludendo il presidente del Senato che per prassi non vota), facendo rientrare il dissenso dei Cattodem e ottenendo il sì della minoranza dem, pur critica con la decisione di Matteo Renzi di “consegnarsi a Ncd”. Il solo Luigi Manconi per ora si dice indeciso se votare o meno la fiducia.

E la vera partita è in Ap. Lo stralcio ‘disarma’ di fatto la trincea dei 32 centristi. Anche se nel Pd si tiene conto di 4-5 voti in dissenso tra i centristi, ovvero di quei senatori che vorrebbero togliere dal testo qualsiasi riferimento, anche indiretto al matrimonio. Al fronte dei sì va poi aggiunto il gruppo delle Autonomie (19 senatori), Paolo Naccarato di Gal e almeno 5 o 6 senatori del Misto. Si arriverebbe così, (fermo restando possibili assenze) a quota 163. Quota alla quale potrebbero aggiungersi i verdiniani. Dal gruppo Ala fanno sapere che una decisione sarà presa giovedì, solo dopo aver visto il testo, ma il sì alla fiducia viene tenuto in conto anche nel Pd dove, tuttavia, si osserva come l’ok all’emendamento dei verdiniani sia l’unico voto possibile alle unioni civili e non comporti quell’ingresso in maggioranza che le opposizioni hanno più volte denunciato. Lo schema, insomma, sarà un po’ quello delle riforme con una Fi di certo più compatta (rispetto al normale iter parlamentare) sul voto contrario, una Lega sugli scudi e fittiani, M5S e SI (con una buona fetta del Misto) pronti a dire ‘no’ su una fiducia “infondata e pretestuosa”, come spiega Loredana De Petris di Sel. Certo, a differenza delle riforme, sia il M5S sia SI avevano più volte concordato l’impianto del ddl ma, con il ricorso alla fiducia, l’inedita maggioranza trasversale che si formò in commissione Giustizia sarà ora solo un ricordo.

La partita resta comunque complicata con Ncd che chiede altri ritocchi al testo oltre allo stralcio della stepchild e i partiti di opposizione che non sono disponibili a votare la fiducia al governo.