Università Parthenope realizza prima mappa bionomica dell’area Regno di Nettuno

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Prima mappa bionomica dei fondali dell’area marina protetta ‘Regno di Nettuno’, grazie a una ricerca dell’università Parthenope di Napoli sui fondali marini della zona che comprende Ischia e Procida, Per ottenerla sono state utilizzate moderne tecnologie Gis e robot con telecamera Rov. “Abbiamo così il paesaggio sottomarino di una parte importante del golfo di Napoli – spiega Giovanni Fulvio Russo, docente di Ecologia alla Parthenope e presidente della Società italiana di Biologia marina – e sono stati individuati ben 24 habitat. Nelle immagini registrate dai robot sub si vede anche un habitat specifico che è quello del coralligeno, analogo nel Mediterraneo delle ben più note scogliere coralline dei mari tropicali. Questi habitat forniscono anche all’uomo servizi ecosistemici importanti per l’equilibrio climatico, primo fra tutti il sequestro di anidride carbonica, gas serra tra i principali responsabili del surriscaldamento globale del pianeta”. La mappa bionomica, cioè la cartografia della distribuzione dei diversi tipi di habitat presenti sui fondali marini, è l’elemento di base propedeutico per qualsiasi pianificazione o intervento di gestione di un’area marina protetta. Ora quella del Regno di Nettuno, a distanza di diversi anni dalla sua istituzione, si è finalmente dotata di questo strumento. Oltre alle immagini dei robot, per confezionarla ci sono stati campionamenti dei sedimenti e delle comunità biologiche presenti sul fondo. I campioni sono poi stati processati e analizzati in laboratorio. I diversi habitat risultanti sono poi stati rappresentati su mappa con campiture di colore diverso, evocative del paesaggio subacqueo da essi caratterizzato. In quello specchio di acqua, è emersa la presenza di vaste praterie formate dalla pianta marina Posidonia oceanica, che circondano le isole formando una fascia protettiva ad alta biodiversità che ha poche interruzioni. Di particolare rilevanza per l’elevata biodiversità sono anche i fondi a rodoliti, ‘ciottoli viventi’, e le biocostruzioni calcaree del coralligeno.