Uomo sulla scena, artista nella vita, al Sannazaro il ricordo di Nino Taranto

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Artista completo, uomo solare, simpatico, estroverso, gentile e modesto, Nino Taranto recitò fino alle ultime settimane di vita al Teatro Sannazaro nella compagnia di Luisa Conte, e da questo palcoscenico diede addio al suo pubblico dopo settant’anni di commedie, film, macchiette, canzoni e show televisivi ove mostrò sempre le sue tre doti peculiari: un’innata simpatia, un’eccezionale versatilità, e soprattutto una costante spontaneità.

Proprio al Sannazaro si terrà sabato 6 febbraio alle ore 18,00 la presentazione del libro “Nino Taranto – L’Artista e l’Uomo” di Maria Letiza Loffreda Mancinelli (Guida Editori) che, nell’imminenza del trentesimo anniversario del grande attore napoletano scomparso il 23 febbraio 1986, ne ripercorre le tappe della vita e della lunga carriera.

Il saggio di Maria Letizia Loffreda Mancinelli sugella un ciclo commemorativo a tutto tondo, iniziato da lui stesso con una bella autobiografia in cui volle raccontarsi a fine carriera, poi proseguito con il volume fotografico di Giulio Baffi edito da Guida in occasione del centenario della nascita nel 2007, e quindi con il mio saggio biografico che devo immodestamente citare e che fu edito da Kairos.  In tale ciclo mancava però un libro come questo, appartenete a quarto genere letterario a metà strada tra il romanzo e il saggio, e che un caso bizzarro del destino ha peraltro voluto sia uno dei primi frutti della recente sinergia editoriale di Guida e Kairos.

L’opera racconta infatti Nino Taranto in maniera più intima, visto dall’esterno eppure cogliendone tutti gli aspetti più peculiari, non inventandoli, ma immaginandoli in una sorta di profonda relazione nata tra l’attore e la spettatrice la quale riesce ad afferrarne il carattere e l’anima ben al di là del copione. E’ quindi un ritratto realizzato assemblando tante piccole percezioni e intuizioni, e non tanto lontano da quello che fu il suo essere uomo e artista. E si badi bene che proprio questi due aspetti in Taranto furono indissolubili e sempre dipendenti l’uno dall’altro generando la sua eccezionalità.

Nino Taranto, difatti, fu uomo sulla scena e artista nella vita; non ebbe cioè – come molti altri pur grandi personaggi dello spettacolo – una personalità duplice, ma rimase sempre sé stesso e questo gli garantì la possibilità di mostrare appieno un talento genuino come attore di cinema e teatro ( e spesso oggi più che mai una cosa esclude l’altra ), nonché come cantante, autore, presentatore, testimonial pubblicitario e molto altro, cimentandosi insomma da vero Maestro sul palcoscenico o davanti ai microfoni e alla macchina da presa.

Il suo, in pratica, potremmo definirlo un singolare percorso “inverso”: ovvero non da uomo che si trasforma in artista, bensì da artista che riesce tenacemente a restare uomo. Rese insomma normale ciò che in lui era straordinario e questa forse è la conquista più grande e difficile da raggiungere per chi fa spettacolo.

Peso non secondario, tuttavia, lo ebbe il suo talento innato, coltivato con passione e costanza già in quelli che furono i primi “teatri” dove si esibì: la sartoria del nonno Antonio e le “periodiche” familiari tra gli amici, i parenti e la genuina gente del quartiere nei primi anni del Novecento, quando ci si divertiva con poco, senza dottrine e virtuosismi d’accademia. Un’arte, in sintesi, puramente popolare ma perciò amata da tutti, e messa in pratica lavorando su quella che era la più grande dote di famiglia, così come del resto dimostrano anche la destrezza, la comunicativa e le tante altre qualità del fratello Carlo, purtroppo non del tutto comprese perché sacrificate della maggiore popolarità di Nino.

Senza essere monotematico, portò senza filtri la vita sulla scena, e continuò farlo anche quando arrivarono la fama e la ricchezza. Senza farsi prendere dalla presunzione restò uno fra tanti, ma che non passava inosservato.

Dell’uomo e dell’artista Maria Letizia Mancinelli traccia quindi un ritratto bello e obiettivo, facendo rivivere il Nino Taranto visto dal suo pubblico, con cui egli stesso aveva costruito un legame così forte da renderlo duraturo nel tempo. Un legame che peraltro si tramanda anche tra chi, come me, non appartiene alla sua generazione, eppure in lui vede e coglie – oltre quanto già detto – una rappresentazione sublime di napoletanità raffinata, elegante, ironica, scevra da luoghi comuni, da forzature dialettali, da cliché troppe volte banali.

Taranto, infatti, ritrasse alla perfezione il napoletano-tipo con i suoi vizi, i suoi difetti, i suoi eccessi, ma anche e specialmente con la grazia e la spontanea eleganza che appartenevano pure a lui stesso, e che ancora oggi possiamo cogliere, tra la gente comune,  in qualche signore di mezza età, simpatico e cordiale solo a guardarlo, che ispira fiducia, confidenza e direi finanche affetto e tenerezza perché fa parte di quella città che oggi purtroppo lentamente scompare sotto i nostri occhi.

Un libro come questo, che tiene viva la memoria di un artista a tutto tondo quale fu Nino Taranto, è oggi fondamentale per contrastare la scarsa sensibilità che in Italia dilaga ormai su tutti i fronti e dove la cultura, l’arte e la storia spesso si trascurano perché si credono immortali e indistruttibili. Ma così non è. Il passato insegna, e va tutelato assieme a coloro che ne furono protagonisti lasciando un patrimonio di immenso valore, esempio fondamentale per le nuove generazioni.

Accanto a noi al Teatro Sannazaro, per l’evento coordinato e condotto dalla giornalista Laura Bufano, ci saranno Davide e Francesco De Blasio ed altri familiari dell’artista, nonché critici dello spettacolo, attori e imprenditori del settore tra cui Federico Vacalebre, Francesco Pinto, Benedetto Casillo, Lara Sansone, Maurizio De Giovanni e Bruno Troisi, tutti insieme per applaudire ancora il grande e indimenticabile Nino Taranto.