File del sistema elettorale Usa con contenuti “sensibili” ottenuti dagli avvocati ingaggiati per ribaltare il risultato delle presidenziali del 2020 a favore di Donald Trump sono stati condivisi “con negazionisti del voto, teorici della cospirazione e commentatori di destra”, secondo documenti di cui il Washington Post ha preso visione. Una società informatica dello stato della Georgia, assunta dagli avvocati, ha collocato i file su un server, e i registri dell’azienda mostrano che sono stati scaricati decine di volte. Tra i downloader figurano account associati a diversi sostenitori della teoria del “furto elettorale” ai danni di Trump: un meteorologo del Texas, un podcaster che suggerisce di giustiziare gli avversari politici, un uomo che dice di essere stato un hacker, dettaglia il Post in un articolo esclusivo. Secondo il New York Times, intanto, l’ex presidente Usa aveva oltre 300 documenti classificati nella sua residenza di Mar-a-Lago, confiscati durante le perquisizioni dell’Fbi. In un primo lotto di documenti individuato a gennaio gli archivi nazionali hanno rintracciato almeno 150 documenti “sensibili”. Il fatto che Trump conservasse una tale mole di documenti “contribuisce a spiegare perché il Dipartimento di Giustizia si è mosso con tanta urgenza per rintracciare qualsiasi ulteriore materiale classificato che potrebbe essere in suo possesso”, scrive il Times.
Trump ha chiesto a un giudice di bloccare l’indagine del dipartimento di Giustizia sui file sequestrati. Quanto ai file elettorali relativi al voto in Georgia, il Washington Post fa notare come la vicenda faccia temere fughe di dati e violazioni che potrebbero essere sfruttate da hacker per cercare di manipolare future elezioni. E che per la prima volta ci sono prove che file sensibili sono stati distribuiti a persone in più stati, “in modo avventato”.