Valore delle attività ricettive: territorio e politiche locali tra i criteri di stima

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Proviamo a fare un esercizio di immaginazione. Immaginiamo per un momento il quartiere Scampia di Napoli. Il dibattito sulla demolizione delle “Vele” o sulla riqualificazione è tuttora in corso. Intanto, tranne una, sono ancora lì presidiate dai vari clan che operano in particolar modo nel commercio della droga. Continuiamo ad immaginare un concorso internazionale di architettura per la riconversione di una delle vele in ricettività turistica. Un concorso che nel suo disciplinare indica a chiare lettere che l’albergo dovrà essere a sette stelle, del tipo Hotel La vela di Dubai detto anche Burj Al Arab. In fondo sempre di vele si tratta: progetto del Grand’ Hotel La Vela di Scampia. Immaginiamo ancora che l’albergo venga realizzato. Torniamo ora alla realtà. C’è qualcuno che pensa che il fantasmagorico Grand’Hotel la Vela possa avere dei clienti? Credo che al massimo potrebbe soggiornarci la troupe di “Gomorra la serie” durante le riprese, o qualche studente per redigere la fase sperimentale di una tesi di laurea riguardante la rigenerazione urbana delle banlieue più degradate. Sarebbe davvero difficile portare dei turisti a Scampia. Cosa gli si potrebbe offrire: un giro tra le vele, qualche escursione a Miano, a Ponticelli e dintorni alla scoperta di come lavora un’organizzazione criminale che ha fatto di quei territori piazze di “spaccio” tra le più “importanti” in Europa. Buono per un reportage, ma non per fare turismo. Questo esempio, forse eccessivamente stridente, fa ben comprendere che gli alberghi, e più in generale tutto il ricettivo, rappresentano solo una componente di un ben più articolato sistema di offerta. Il territorio, bene comune, è il fattore produttivo più importante: un territorio che abbia le giuste caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche, culturali rappresenta una condizione necessaria per poter fare turismo; poi i trasporti, i luoghi dell’abitare, la ristorazione, l’offerta commerciale, l’intrattenimento, l’immateriale e quant’altro. Gli investimenti in strutture ricettive dipendono in forte misura dal territorio in cui sono collocate e considerato che il territorio è governato dalla politica, anche dalla qualità della politica praticata. Politiche giuste possono valorizzare il territorio e con esso anche le attività economiche presenti, politiche non attente possono invece ridurne il valore. Ecco che allora tra i criteri di stima occorre fare una valutazione della qualità dell’offerta politica locale e della sua attenzione ai temi della sostenibilità. Politiche inadeguate, poco sensibili ai temi che sono alla base di una buona qualità della vita dei cittadini residenti e di quelli provvisori “turisti” potrebbero condurre la località a situazioni di crisi, o peggio ancora di declino e, in questi casi, riconvertire una struttura ricettiva cambiandone la destinazione d’uso, oltre ad essere complesso, richiederebbe notevoli investimenti. Criteri aziendalistici hanno portato, in un passato neanche molto lontano e in particolare nel Sud del nostro Paese ad un uso intensivo delle risorse, al disopra dei limiti di sostenibilità, non tenendo conto che il territorio, sottoposto ad una pressione eccessiva (traffico e scarichi in atmosfera, consumi idrici, produzione di rifiuti solidi urbani, reflui fognari, campi elettromagnetici e altro) avrebbe perso gran parte di quelle caratteristiche che gli avevano conferito appeal eleggendolo a meta turistica. La capacità di coniugare politiche pubbliche locali che devono accompagnare la crescita e lo sviluppo durevole del territorio in maniera armonica e sostenibile e politiche private che puntano a massimizzare i profitti, diventa anche esso un criterio di stima, di non poca importanza, del ricettivo Turistico.