Piazza Municipio, Napoli. Gli stracci, contrariamente all’espressione che indica un acceso litigio, non volano. Sono infatti graziosamente ammucchiati su una struttura metallica e simulano un mucchio disordinato e coloratissimo. Vicino ad essi una statua di Venere, sei metri sei e più, di calco di gesso, con il volto rivolto al cumulo di stracci, ma che per altezza lo supera e guarda il mare. Museo Madre 2017, Venere degli stracci. La parete della sala come sfondo al cumulo colorato. Un concentrato di armonia alto poco meno di un metro e mezzo. Piazza Municipio 2023, Venere degli stracci. Chiudiamo pure la bocca spalancata della meraviglia. La Venere d Piazza Municipio è molto più che cresciuta, il cumulo di stracci anche. Quando si dice lo sviluppo. Il diametro di base è poco meno di otto metri rispetto ai pochi centimetri delle riproduzioni esposte al Madre, al Museo di Arte Contemporanea di Rivoli, alla Tate Gallery di Liverpool, a quella dorata che fu esposta alla Galleria di Lia Rumma e ancora a quella in esposizione a Biella alla fondazione Pistoletto.
Più che cresciuta, si potrebbe definire ingigantita. E, nella crescita, può aver perso qualche armoniosa linea di delicatezza anche nel cumulo di stracci che le è vicino. Dimensione batte armonia. Palla al centro. In botte piccola c’è buon vino, dicevano gli antichi, ma di fatto ognuno delle proprie opere può fare quel che vuole, e, se Pistoletto ha così deciso, va bene così. Non è certo la prima volta che le dimensioni della Venere mutano: sia quella esposta al Toyota Museum of Contemporary Art in Giappone, che quella in mostra al Hirschhonn Museum di Washington hanno dimensioni superiori all’originario metro e cinquanta. Questa di Napoli ha però dimensioni davvero monumentali. In un intervista impossibile un faraone dell’antico Egitto avrebbe spiegato che la piramide era concepita come rappresentazione del proprio potere regale, quale prova di quanto fossero grandi la sua volontà e il suo potere. La piramide. Il potere assoluto. Nell’antico Egitto.
Qualche estemporaneo solone, passato dalla sapienza in medicina, calcio, agricoltura meteorologia e chi ne ha più ne metta, ha spiegato alle perplesse genti che la monumentale installazione sarebbe servita a trasformare l’opera in un icona. Marylin la spumeggiante diva dei sexties è un’icona indistruttibile ma aveva davvero dimensioni mignon. La Venere degli stracci, non aveva alcun bisogno di accrediti: era già un icona anche nelle sue piccole dimensioni. Se però il grande Michelangelo dei nostri giorni ha sentito la necessità di un opera gigantesca, voluntas eius fiat e stop. E, terga volte al Municipio, volto non più affondato negli stracci, sguardo volto al mare, l’opera è diventata subito l’oggetto del transeunte pubblico pedone o automunito. Esperti di calcio, borsa, tecniche di guerra, di sanità. Non potevamo che diventare esperti conoscitori del significato dell’opera. Pistoletto fatti da parte: l’opera tua te la spieghiamo noi. Ecco gli stracci simbolo della città in rovina e la Venere che, gli si contrappone coi suoi canoni estetici, che veglia per non farli volare via, che vuole entrare in essi. Barrare la casella prescelta, prego. Qualsiasi interpretazione può essere valida. In fondo ognuno è libero di trovare nell’arte ciò che vuole. Ed è questo il bello delle opere che stimolano l’intelletto delle persone. L’allestimento invece deve rispondere a regole ben precise e, probabilmente, la collocazione dell’opera in un luogo più idoneo avrebbe potuto emozionare profondamente l’osservatore più che sconcertarlo. Venere degli stracci installata in un vicolo napoletano, uno di quelli non particolarmente invasi dagli stendardi calcistici. I panni stesi dai balconi sopra il “montone” di quelli della Venere, la purezza delle linee di una statua grande ma non mastodontica. Valanga di emozioni per chi potrebbe vedere i panni della quotidianità (direttamente dal dialetto a noi) stesi ad asciugare e poi come caduti ai piedi della statua della dea della bellezza. Tutt’altra storia. Come sempre la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni.