Tutto ebbe inizio inizio in un appartamento al Parco Margherita. Qui, nell’autunno del 1965, Lucio Amelio dà avvio alla Modern Art Agency, galleria che già
Tutto ebbe inizio inizio in un appartamento al Parco Margherita. Qui, nell’autunno del 1965, Lucio Amelio dà avvio alla Modern Art Agency, galleria che già nel nome rivela la sua vocazione internazionale. È l’inizio di un’avventura nell’arte durata quasi trent’anni, che si chiude con la sua scomparsa il 2 luglio 1994. In occasione del ventennale della sua morte, il museo Madre gli dedica una serata che ha visto succedersi le testimonianze delle persone a lui più vicine (Anna e Giuliana Amelio, Paola ed Eduardo Santamaria, Nino Longobardi, Giuseppe Morra, Angela Tecce, Michele Bonuomo, Achille Bonito Oliva), membri del comitato scientifico che, di concerto con l’Archivio Amelio, lavorerà ad una mostra focalizzata sul periodo tra il 1965 e il 1982, dalla nascita della galleria alla genesi di Terrae Motus. In questi anni Lucio Amelio “porta Napoli nel mondo e il mondo a Napoli”, afferma il direttore Andrea Viliani. Costruendo continui ponti tra ciò accade nel mondo e la sua città, Amelio lascia venir fuori l’anima più contemporanea di Napoli, sensibile, appassionata, creativa. Lo storico incontro Beuys-Warhol – Nel 1980 è lui il fautore dello storico incontro tra le due “avanguardie diverse” – per dirla con Bonito Oliva – Andy Warhol e Joseph Beuys. Il primo, icona della Pop Art; il secondo, figura sciamanica, fondatore del movimento dei Verdi in Germania, teorizzatore della “scultura sociale” che invita alla pratica artistica collettiva. Si incontrano da Amelio, Warhol e Beuys, il coloratissimo Vesuvius e La rivoluzione siamo noi. E, grazie ad Amelio, Napoli in quel momento è al centro dei riflettori dell’arte contemporanea di tutto il mondo. Lo sarà di nuovo quando, subito dopo il terremoto dell’Irpinia, Amelio decide che l’arte non può stare a guardare: nasce, da Napoli e per Napoli, una delle collezioni più significative del secolo scorso, in termini di coerenza concettuale e altissimo profilo degli artisti coinvolti. “Ho sentito la necessità di cogliere questa situazione catastrofica, diciamo sia dal punto di vista reale che da quello metaforico, e di confrontarla con la creatività di alcuni artisti con i quali lavoro”, raccontava Amelio. E gli artisti che accolgono l’invito sono più di cinquanta, da Beuys a Warhol, da Longobardi a Paladino, da Pistoletto a Rauschenberg, da Kounellis a Twombly. Oggi la collezione Terrae Motus è alla Reggia di Caserta, blindata da un lascito testamentario. Amelio, che già era stato un esploratore delle sinergie possibili tra privato e pubblico – promuovendo mostre dei suoi artisti a Villa Pignatelli e al Museo di Capodimonte – non è riuscito a lasciarla a Napoli, la stessa Napoli dove undici anni più tardi avrebbe visto la luce il Madre. Così il museo, ben consapevole dell’importanza della sua eredità, gli dedicherà una grande mostra nell’autunno prossimo. A Napoli, perché, come amava dire Amelio, “quello che ho fatto non avrei potuto farlo altrove”.
Alessandra Troncone