Verona, 30 mar. – (AdnKronos) – Tensione, zone interdette alla stampa alla Gran Guardia “perché qualcuno è stato beccato a fare video dappertutto”. E zone interdette – con strade chiuse – al che hanno voluto far sentire la voce del dissenso ai partecipanti del . A Verona, a far da cuscinetto, evitando che ci potessero esserci problemi di ordine pubblico, poliziotti e carabinieri si sono dati da fare.
Quando i manifestanti ‘arcobaleno’ hanno fatto brillare i loro fumogeni – e lanciato tanti slogan con Salvini bersaglio principale al grido di “fascista-fascista” -, le camionette delle forze dell’ordine hanno chiuso gli ingressi di piazza Bra, tanti uomini in assetto anti-sommossa e mezzi schierati per impedire contatti con i militanti di Forza Nuova, scesi in campo a difesa dei valori della tradizione.
Nessun confronto fisico, gli unici problemi – alla fine della giornata – hanno avuto per palcoscenico le ampie scalinate della Gran Guardia. Una zona di nessuno, dove non è mancato anche il confronto tra gli organizzatori dell’evento e i leader di Forza Nuova. Da una parte Savarese, di CitizenGo, che incalzato dalla folla ammette che il fascismo “è una cagata”, per poi aggiungere, subito dopo, che “il peggior fascismo è quello visto contro le famiglie in queste ultime due settimane”.Ma agli organizzatori, in questo caso Coghe, non va giù il fatto che Castellini e gli altri di Forza nuova siano lì. “Vogliono prendersi le telecamere per loro, come hanno già fatto quelli di +Europa”. La ressa diventa incontrollata, sempre sugli scaloni, . Circondato da un cordone di polizia è l’unico che arriva a piedi in piazza, scatenando applausi e fischi. “Matteo-Matteo” contro “fascista-fascista”, di nuovo. Lui replica ai fischi e a chi gli grida contro, mandando baci e sorrisi.
Tanta la tensione in piazza, con le forze dell’ordine che cercano di evitare incidenti. Gli unici a farne le spese i giornalisti che ondeggiano pericolosamente, sospinti a destra e sinistra, con molti che si tirano indietro rinunciando ad ascoltare le parole del ministro dell’Interno prima che entrasse in sala. Nessuno riesce a entrare in sala, dove ci sono gli oratori e dove si accomoda il premier in camicia bianca. Spazi stretti e controlli che sembrano eccessivi nei confronti dei cronisti. Ma la tensione è alta.
E il numero delle persone, per la giornata clou dell’evento scaligero, ha superato le previsioni. Salvini prova rimediare a modo suo: dopo l’intervento in sala, si materializza in sala stampa, offrendosi alle domande delle decine di tv, radio, giornali e agenzie presenti. Un bis che permette a tutti di approfondire i temi della giornata, altri 30 minuti per ribadire che oggi era il suo giorno.