Verso Sud: perché il Forum di Sorrento è ossigeno per il Mezzogiorno

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di Alessandro Paone*

Da anni non c’era così tanto “sud” nel dibattito pubblico nazionale, e non veniva attribuito un valore così centrale al mezzogiorno in chiave di sviluppo e concentrazione di risorse finanziarie per il rilancio del suo assetto industriale e produttivo.
Lo testimonia la straordinaria convergenza di valutazioni e giudizi emersa in questi giorni, prima nel corso dell’elezione del nuovo Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci, in cui i presidenti di Confindustria Nazionale, Carlo Bonomi, di Regione Campania, Vincenzo De Luca ed il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, hanno svolto ragionamenti allineati come mai prima sulla centralità del Mezzogiorno nelle strategia economiche del paese, stimolando la platea degli imprenditori all’unità perché il cambiamento venga realizzato nel più breve tempo possibile mediante uno slancio sicuro e forte guidato anzitutto dalle forze in grado di dare impulso alla crescita economica ed all’occupazione, rappresentate dall’imprenditoria locale.
Ed ancora, emergerà ancora più forte nel corso dello straordinario Forum Verso Sud organizzato a Sorrento dalla Ministra Mara Carfagna e da Ambrosetti, al quale parteciperanno Sergio Mattarella, Mario Draghi e più di mezzo governo, oltre ad un consistente numero di ospiti internazionali rappresentativi di vasti interessi economici, con l’obiettivo di analizzare in chiave propositiva concreta le possibilità di sviluppo presenti nel sud d’Italia, attraendo capitali da ogni dove.
Non un sud “problema”, asfissiato da dati preoccupanti in termini di percentuali di disoccupazione giovanile (siamo ai massimi in Europa e nel mondo occidentale) e femminile, né a rischio desertificazione ed abbandono stando ai diversi dati – drammatici e troppo a lungo colpevolmente ignorati dai decisori pubblici locali e nazionali – degli inattivi e dei Neet, i giovani che non lavorano, non studiano e non cercano lavoro, in cui raggiungiamo picchi del 37% superati in occidente solo da poche economie imparagonabili con quella italiana per valore e centralità nel contesto mondiale e locale dell’area mediterranea di insistenza.
Né tantomeno un sud legato alle consuete tematiche di corruzione, illegalità e inadeguatezza produttiva; bensì un luogo nel quale valorizzare le mancanze di partenza in chiave di opportunità per il rilancio di un’area del paese e dell’Europa tanto vasta quanto vergine dinanzi alle potenzialità di sviluppo che è in grado di offrire, che se ben avviate possono diventare – alcuni lo affermano da anni, a ragion veduta – un elemento trainante e benefico per l’intera economia italiana, poiché il binomio nord-sud se letto in chiave divisiva rappresenta un freno allo sviluppo del pil giammai un vantaggio per le regioni del nord.
Finalmente è maturata la consapevolezza collettiva che il rilancio del paese, il nostro riposizionamento nelle economie globali scosse dai mutamenti del commercio post pandemia e dai nuovi equilibri geopolitici decisi dalle azioni russe, non può che partire dall’investimento nel sud, che peraltro, in chiave squisitamente industriale, rappresenta la naturale destinazione di nuove risorse e idee, giacché rappresenta la parte più largamente arretrata nel quale il compimento di un’opera di salto in avanti è in grado di per sé di generare economie di scala e occupazione, quindi redditi e consumi.
Così si presenta e viene presentato il nostro mezzogiorno agli investitori internazionali, in una visione, in una narrazione pubblica, per la prima volta centrata, utile allo scopo, onesta nel rendere l’idea del punto di partenza niente affatto perfetto, ma decisamente accattivante nella misura in cui ogni investimento può offrire un ritorno assai interessante in termini di localizzazione di nuove imprese, disponibilità di forza lavoro e velocità di movimentazione logistica grazie alla concentrazione dei porti.
Il Forum Verso il Sud di Ambrosetti è ossigeno e la rinnovata coesione fra gli imprenditori locali – che va letta entro una dimensione più vasta di quella locale napoletana, ma alla luce dell’area di insistenza delle loro imprese e della relativa sfera di influenza – ed il livello nazionale offre l’idea concreta che ciò che ieri ci veniva detto non si poteva fare per carenza di risorse ed eccessiva divisione territoriale per accaparrarsele, oggi è possibile perché non solo le risorse ci sono, ma v’è finalmente la volontà di segnare il cambiamento.
L’auspicio è che dal dibattito governativo di Sorrento vengano fuori gli elementi per la definitiva stesura di un piano di politiche industriali rivolte al mezzogiorno, nel quale siano chiaramente delineate le misure infrastrutturali e le aree di interesse industriali e produttive ove concentrare le risorse del Pnrr, che sono sì ingenti ma non infinite, e sicuramente non a costo zero, il che significa che non può e non si deve agire in modo scoordinato nel loro utilizzo e prima ancora nella loro richiesta, ma occorre una linearità che dipende anzitutto da scelte politiche, che afferiscono la volontà del decisore pubblico, la sua intuizione, di sviluppare nei territori determinati percorsi che abbiano un senso nel futuro, dando loro una caratterizzazione ben precisa.
Non è immaginabile, in questo momento storico, una modalità di procedere disorganica, priva di una cornice industriale ben precisa, ed occorre pretendere che il Governo si faccia carico di stabilire quali attività il sud deve sviluppare perché i territori sappiano attrarre i capitali nei settori dell’industria, del commercio e dei servizi propedeutici a scopi ben precisi.
Stiamo vivendo un momento propizio sul piano della centralità nel dibattito pubblico nazionale, e l’interesse suscitato non va sprecato, perché solo la scelta di massicci investimenti privati guidati da uno stato forte e lungimirante a far da guida, può ridisegnare un futuro che, oggi, resta a tinte fosche, in cui la prospettiva è una decrescita dannosa non solo per il sud, per i giovani che perderà definitivamente, ma per l’intera economia nazionale che in “noi” ha da sempre la più grande opportunità inespressa per lo sviluppo complessivo del paese.

*Equity Partner LabLaw Studio Legale