Viaggio in una Italia nascosta

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in foto il sentiero degli anarchici del Matese

L’occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Natalino Russo

Racconto appassionato dell’Italia vista da quota zero: tra incantevoli sentieri di montagna e tratturi che rievocano pratiche antichissime, tra vie sacre di pellegrinaggio e percorsi che conservano memoria di scenari di guerra, questo libro è un invito irresistibile a uscire di casa e mettersi in cammino.
Natalino Russo: La narrazione fotografica dei sentieri italiani.
Camminare ha qualcosa in comune con la lettura. Quando leggiamo un libro, fissiamo nella memoria i passaggi che ci hanno colpito e spesso sappiamo ritrovarli nel mare di pagine con relativa facilità. Ricordiamo se erano in alto o in basso, al centro della pagina e così via. Abbiamo una memoria fotografica, o forse geografica, del nostro percorso di lettura. Forse funziona così anche coi pensieri che facciamo mentre siamo in cammino: li associamo automaticamente ai luoghi in cui ci trovavamo quando li abbiamo pensati. Così li ricordiamo meglio e possiamo ricostruire i passaggi del ragionamento.
Per lo stesso motivo, camminare è anche un processo di scrittura: muovendo i nostri passi in giro per il mondo (o anche solo per una breve passeggiata) tracciamo un percorso mentale, un ragionamento che è una sequenza di parole ordinate, un testo.
Questo libro nasce dagli appunti che ho preso nel corso di molti anni e durante molti viaggi. Racconta i luoghi italiani in cui ho camminato e ai quali sono più legato. Conduce in giro per montagne, paesini, tratturi, itinerari di guerra e antiche mulattiere. Prova a tracciare un percorso ideale nel paesaggio italiano, in un’Italia cosiddetta minore ma che a ben vedere minore non è. Viaggiando mi sono convinto di una cosa: se vogliamo imparare a leggere l’anima di questo paese dobbiamo tornare in provincia, ascoltare le voci delle panchine e dei bar di paese. Un viaggio al ritmo dei passi può aiutarci a scoprire storie poco note e forse a capire qualcosa in più di questo paese così complesso.
A camminare si impara camminando. Non ci sono tecniche da apprendere, scuole da seguire, santoni a cui affidarsi. Da bambini impariamo a camminare e a incuriosirci del mondo. Non c’è altro da fare se non proteggere questa capacità, evitando di disimpararla. Perché il pericolo più grosso è proprio questo: dopo aver faticosamente conquistato la postura eretta, dopo aver mosso i primi passi incuriositi in giro per i territori inesplorati della nostra infanzia, il rischio è che dimentichiamo quanto sono belli, ricchi, densi di esperienze. Se cominciamo a darli per scontati non ci preoccupiamo più di inseguirli. Quando questo succede, perdiamo la capacità di leggere i luoghi che abitiamo, non li sentiamo più nostri e non sappiamo più scrivere il loro e il nostro futuro.