Vino: Wine trade monitor, Italia si mantiene in crescita e conquista giovani

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Roma, 27 feb. (Labitalia) – L’Italia del vino si mantiene in crescita e conquista l’ambito mercato dei giovani. E’ quanto emerge da ‘Wine Trade Monitor 2019’, indagine sul mercato vinicolo condotta dal Gruppo Sopexa, agenzia specializzata nel food & drink a livello internazionale. Lo studio, condotto a livello internazionale in collaborazione con ‘Wine in Paris’, offre una panoramica sui trend globali e le prospettive commerciali dei vini per i prossimi anni. Sopexa ha intervistato e raccolto le percezioni e previsioni di 984 operatori del settore tra importatori, distributori, grossisti e retailers. Quest’anno, l’indagine comprende anche il Regno Unito e la Germania, i principali mercati mondiali per le importazioni di vino in volume, portando il numero totale dei mercati esaminati a sette: Belgio, Cina, Hong Kong, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Per gli intervistati, Francia, Italia e Spagna sono i 3 paesi più importanti nelle gamme di vini in tutti i sette mercati presi in esame. La Francia perde 17 punti percentuali rispetto al 2018.

“Siamo molto orgogliosi – spiega Matteo Lefebvre, direttore Sopexa Italia – di presentare questi risultati. Oltre ad essere riconosciuto come uno dei paesi con maggiore prospettiva di crescita nei mercati intervistati, l’Italia vanta anche il riconoscimento di produttore di vini di grande interesse per le giovani generazioni. Questo rafforza la percezione della qualità della produzione vinicola italiana, che si accompagna alla volontà di evolvere e di rimanere in ascolto dei trend e delle esigenze di tutte tipologie di consumatori”.

La maggior parte degli intervistati di Stati Uniti, Germania e Giappone prevede una crescita del mercato nei prossimi due anni, mentre più pessimisti sono gli operatori Uk intervistati, fra i quali il 44% prevede un calo del mercato. Per i professionisti dei rimanenti paesi presi in esame, il mercato si stabilizzerà. Se si esamina l’evoluzione delle vendite per il 2021, Italia e Francia si contendono ancora il primo posto in termini di potenziale di crescita, con la Francia che perde posizioni per gli intervistati di Cina, Belgio Hong Kong e Stati Uniti.

Secondo i professionisti della Cina, i vini australiani hanno delle ottime prospettive di crescita, seguiti dai vini cileni e dai vini italiani. In Giappone, per la prima volta, i vini locali sono destinati a vedere la maggiore crescita delle vendite,collocati davanti ai vini francesi (36%) e ai vini italiani (24%). Secondo i professionisti del commercio del vino del Regno Unito, la Brexit andrà a beneficio soprattutto dei paesi produttori di vino al di fuori dell’Europa: il 53% degli intervistati prevede una crescita per i vini cileni, il 45% per i vini australiani e il 40% per i vini argentini. Negli Stati Uniti, i vini italiani stanno beneficiando dell’impatto psicologico dell’aumento dei dazi doganali sui vini francesi dello scorso ottobre. La situazione potrebbe, tuttavia, cambiare rapidamente.

Lo studio prende poi in considerazione immagine e reputazione dei vini in base alla loro origine. In generale, e per il 59% dei partecipanti all’indagine, è ancora l’origine Francia che riporta la migliore performance, distanziandosi nettamente dai suoi concorrenti. Si rileva, però, una perdita di valore dell’immagine francese in Belgio e la sua totale assenza nel comparto dei vini considerati attraenti per i giovani.

L’Italia arriva al secondo posto, citata dall’11% degli intervistati. Alla produzione vinicola del Belpaese, assieme a quella dei vini australiani, si associano le migliori performance per quanto riguarda i criteri di ‘innovazione’ e ‘attraenti per i giovani’. Entrando nel dettaglio dell’ambita fetta di mercato che riguarda le giovani generazioni, gli intervistati collocano Italia e Australia in testa (16%), seguite da Spagna (13%), Cile e Usa (entrambe 10%).

Quanto alla dinamica mostrata dalle categorie di vini, per il 42% degli intervistati, i vini biologici e biodinamici sono la categoria di punta per i prossimi due anni, collocandosi anche davanti ai vini regionali (28%) in particolare per Uk e Stati Uniti. Solo la Cina è contraria a questo trend. I vini a basso tenore alcolico emergono nei due principali mercati europei. Il 35% degli intervistati in Germania e il 24% nel Regno Unito vedono un potenziale in questa categoria, che si prevede vedrà la seconda crescita più alta nei prossimi due anni. Mentre il fascino dei vini rosati si affievolisce negli Usa. Dopo diversi anni di popolarità sostenuta, solo il 13% degli intervistati statunitensi si aspetta un’ulteriore crescita per la categoria.

L’analisi territoriale, inoltre, mostra 4 regioni francesi leader per il vino rosso: Bordeaux, Linguadoca, Côtes du Rhône e Borgogna. Nel Regno Unito, invece, il Beaujolais è l’unica regione francese a far parte della Top 4, dove invece Mendoza in Argentina è considerata la regione da tenere d’occhio. Per i vini bianchi, negli ultimi due anni la top 4 è rimasta invariata e dominata dai vini di Marlborough (Nuova Zelanda) e dalla Loira. Queste due regioni sono seguite da vicino, se non eguagliate (secondo il 23% degli intervistati), dalla Linguadoca, che è destinata a registrare buone performance in Belgio e Giappone, e anche dai vini della Borgogna, che sono in testa in Asia.

Ottime prospettive per i vini rosé della Provenza, indicata tra le prime tre regioni produttrici di rosé dal 67% degli intervistati. A seguire i rosé della Linguadoca e i vini rosati italiani. Quanto agli spumanti, il Prosecco domina la Top 3 in tutti i mercati presi in esame, guadagna posizioni il Cava in Giappone e Stati uniti mentre per la maggior parte degli intervistati di Germania e Regno Unito la crescerà la categoria Cremant. Infine, lo studio analizza la dinamica dei vitigni. A livello globale, la classifica dei i 4 vitigni classici (Cabernet Sauvignon, Pinot Nero, chardonnay e Merlot) rimane stabile. Leader assoluto in tutti i mercati presi in esame, il Cabernet Sauvignon è destinato ad avere una performance particolarmente buona al di fuori dell’Europa, in particolare in Cina, mentre le previsioni di crescita in Europa sono meno ambiziose.