Vittime dei figli: genitori succubi della violenza dei ragazzini

Succede sempre più spesso: poco più che bambini sereni si trasformano in adolescenti tiranni e violenti contro i genitori che faticano a chiedere aiuto. Sembra impossibile, contro natura, che un figlio possa esercitare violenza fisica e/o verbale contro i propri genitori, eppure accade, non vorremmo raccontarlo, perché smuove paure profonde, suscita domande, spaventa, disorienta. Sono storie comuni, genitori e figli normali, anche di famiglie di cui non lo avresti mai detto. Eppure dentro molte case a un certo punto si inceppa qualcosa, i ruoli di potere si invertono e un insulto si trasforma in una forma di aggressione violenta, sia essa fisica, verbale o emotiva. Richieste continue e minacce, rabbia contro cose e persone. La vita tra le mura domestiche si trasforma in un inferno quando si convive con un figlio violento. Le richieste d’aiuto esasperate e accorate crescono da parte di genitori in difficoltà: situazioni complesse, diventate di difficile gestione durante il lockdown, lasciando genitori inerti, bloccati nella paura, succubi del timore del giudizio altrui, facili prede di un senso di fallimento e di angoscia costante. A volte l’unica via d’uscita è la denuncia, ma il cammino che conduce a questa decisione è incerto e doloroso. Tutto ha inizio nell’adolescenza, fase da sempre faticosa da accettare. Isolamento sociale, problematiche psicologiche mai individuate, una generica depressione, possono essere alla base, con una pandemia che ha esacerbato i ragazzini, che si traduce in figli violenti, rabbiosi, impulsivi e irritabili che scaricano tutte le loro frustrazioni sui genitori, che spesso rimangono inermi davanti a tanta aggressività. Violenze fisiche, in genere rivolte al genitore più debole, violenze verbali, cariche di insulti, parolacce, offese anche per motivi apparentemente futili. Genitori vittime di estorsioni, minacce, richieste di denaro e furti dentro casa. In genere, il bersaglio è un unico genitore, quello più debole e talvolta in passato permissivo, spesso è la madre, che non sa come reagire e difendersi. Mi capita spesso, negli ultimi tempi, di ricevere genitori impauriti che non sanno come intervenire, come fermare il figlio, temono per la propria incolumità e quella degli altri figli. Capita anche che cercano di essere tolleranti, pazienti, restando cristallizzati nella paura, anche per timore di peggiorare la situazione. Quello che lascia interdetti, anche chi fa il mio lavoro, è che il ragazzo dopo l’aggressione non si sente in colpa, ed è convinto anche di avere ragione. Tutto ha inizio con piccole richieste da parte del figlio: soldi, oggetti, vestiti. Alcuni fanno anche uso di stupefacenti, altri hanno in corso una terapia farmacologica per una psicodiagnosi, che unita alle sostanze stupefacenti rischiano di aumentare il pericolo. Il genitore pensa sia solo un momento. Ma non è così. La violenza ha mille sfaccettature, anche quella dei figli, si snoda nel tempo, aumentando le richieste, gli atteggiamenti violenti continuano, e i genitori quando chiedono aiuto sono allo stremo. Una dinamica ricorrente è quella del genitore che ha faticato a dare delle regole al figlio. Con l’inizio dell’adolescenza le richieste aumentano fino a degenerare. Ci sono situazioni senza problemi conclamati, ma qualcosa nei rapporti familiare non funziona. In questi casi una terapia familiare può condurre ad ottimi risultati. I genitori fanno fatica a parlarne, ad affidarsi ai servizi, ancor di più a denunciare, provano vergogna e vivono schiacciati dal senso di colpa, sentendosi falliti come genitori, con la convinzione che una madre ed un padre possano subire, tollerare e perdonare qualsiasi cosa, qualsiasi situazione, anche complessa. Non si tratta di genitori inadeguati, ma che devono modificare alcuni comportamenti. Si parte, da un’analisi degli errori fatti e dalle scelte compiute per poi capire come intervenire per ristabilire equilibrio e serenità. Alcuni comportamenti hanno bisogno anche di un approfondimento diagnostico, con un eventuale diagnosi di un neuropsichiatra infantile ed una psicoterapia familiare per ricreare equilibrio e nuove forme di approccio. Nelle situazioni più gravi è opportuno l’allontanamento definitivo e contatti prestabiliti, per instaurare un legame più sano. Alla violenza che genera terrore ed un clima opprimente in famiglia, esiste una via d’uscita, basta solo pensare che in questi casi i panni sporchi non vanno lavati a casa propria perché possono avere conseguenze irreparabili.