‘Volare’, l’esordio alla regia della Buy convince gli esperti. D’Ambrosio: Fobia invalidante ma oggi si cura

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in foto il professor Antonio D'Ambrosio, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore del CBT Clinic Center di Napoli

L’esordio alla regia di Margherita Buy con il suo film sulla paura di prendere l’aereo convince gli esperti che si occupano della fobia del volo. “Volare”, la commedia in programmazione nelle sale dallo scorso 22 febbraio, racconta infatti la storia di un’attrice famosa che a causa della sua paura di volare perde una grande occasione per una parte in un film coreano, venendo sostituita. Ma non è l’unica circostanza in cui la fobia interferisce con la vita dei protagonisti, lungo tutta la durata del film l’ansia del decollo tarpa continuamente le ambizioni, i sogni, i desideri dei personaggi, divenendo una vera e propria causa invalidante. Oggi la Buy sarà ospite di Mara Venier nel corso della puntata di “Domenica In” in onda dalle 14 su Rai 1.

“Ho visto il film al cinema – commenta il professor Antonio D’Ambrosio, psichiatra e psicoterapeuta napoletano, fondatore nella prestigiosa sede di Palazzo Cifariello al Vomero del CBT Clinic Center di Napoli, che da quasi un decennio promuove un trattamento cognitivo-comportamentale che si avvale della realtà virtuale per consentire a tutti di volare – e mi è piaciuto moltissimo. Mi complimento con la regista e protagonista Margherita Buy per aver confezionato una pellicola gradevolissima, con un’ottima caratterizzazione dei vari personaggi e delle problematiche riguardanti la fobia del volo. Dal 2016 nel nostro CBT Clinic Center in via Solimena 8 a Napoli ci stiamo occupando di questa patologia. Si stima che la percentuale di persone che soffrono di qualche forma di ansia legata al volo – prosegue – oscilli tra il 2% e il 10% della popolazione mondiale. Questo intervallo così ampio riflette la diversità di fattori che possono contribuire alla paura del volo, tra cui esperienze passate, predisposizione eredo-familiare, esposizione ai media e altre influenze culturali. Le forme di paura possono variare da una leggera ansia a una fobia completa che interferisce significativamente con la capacità della persona di viaggiare in aereo. Alcune persone possono sperimentare solo disagio o nervosismo durante il volo, mentre altre possono evitare completamente di viaggiare in aereo a causa della loro paura”.

Per D’Ambrosio “nel film è ben chiarito anche il ruolo del padre in questa patologia. A mio avviso c’è stata una caratterizzazione magistrale delle varie componenti cognitive: l’anticipazione catastrofica, l’ipercontrollo, la selezione degli eventi negativi. La differenza tra ansia (emozione legata al presente) e paura (valutazione cognitiva legata al futuro) è stata sottolineata con estrema cura”.

in foto Margherita Buy (Imagoeconomica)

Anche ITA Airways in questi anni si è mobilitata per affrontare questo disagio. “Ma la terapia differisce da quella attuata nel nostro Centro – spiega ancora Antonio D’Ambrosio, lì si usa il simulatore di volo, Nel nostro Cbt Clinic Center invece facciamo immergere il soggetto nelle varie situazioni del volo con l’utilizzo della realtà virtuale. Sebbene si utilizza il medesimo principio terapeutico cognitivo-comportamentale, quello del cosiddetto apprendimento inibitorio. Invece di eliminare direttamente la memoria della minaccia, si cerca di modificare i pensieri negativi e le tecniche di esposizione creano un nuovo tipo di apprendimento che agisce in modo opposto alla paura. Questo apprendimento inibitorio si verifica quando vengono associati pensieri o comportamenti contrastanti con la paura (tecniche di rilassamento, modifica di pensieri catastrofici). Anche tutte le nuove informazioni rassicuranti sulle procedure di sicurezza dei voli, sui fattori che contribuiscono alla sicurezza dell’aereo e sulle statistiche che dimostrano la sicurezza dei voli rappresentano un valido aiuto. In questo modo, anziché cancellare direttamente la memoria della minaccia, si crea un nuovo strato di apprendimento che contrasta la paura esistente. Con il tempo e la pratica, questo nuovo apprendimento inibitorio può diventare sempre più forte, aiutando a gestire la tua paura e a sentirsi più sicuro durante i viaggi in aereo”.

Ma che messaggio lancia questo film? “Assolutamente rassicurante per i soggetti che soffrono di questa condizione – rilancia D’Ambrosio -, si può curare ed in tempi estremamente brevi si riesce a sentirsi liberi di volare, ma soprattutto ci si sente meno stigmatizzati da un limite che poi può essere pervasivo per il benessere complessivo del soggetto”.

Cosa si può arrivare a fare con l’uso della realtà virtuale oggi? “Il terapeuta – evidenzia lo psichiatra napoletano – può condurre una valutazione con il paziente utilizzando scenari virtuali che inducono ansia, e successivamente pianificare e implementare programmi di desensibilizzazione, esponendo il paziente a situazioni virtuali controllate. Il terapeuta ha il controllo delle varie componenti dell’ambiente virtuale, così può regolare il livello di difficoltà in base alla valutazione dei progressi del paziente nel tempo. Eppoi, l’interazione del paziente con gli ambienti virtuali permette al terapeuta di affrontare immediatamente le sue convinzioni disfunzionali, poiché queste sono più accessibili durante l’esposizione agli stimoli virtuali piuttosto che durante un colloquio tradizionale”.

Insomma tornare a volare o iniziare a farlo, si può. “Siamo molto soddisfatti per il piacere di aver condiviso la gioia dei nostri pazienti nel superamento di questo limite così invalidante sia da un punto di vista personale che professionale, nel nostro caso dopo solo una settimana di trattamento. Abbiamo avuto in cura professionisti, famiglie intere e persino tifosi che volevano seguire la loro squadra del cuore in trasferta. La motivazione – conclude D’Ambrosio – ad affrontare questo limite è la chiave di volta per il cambiamento”.