Meno male che Salvini c’è

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Se, per risolvere i problemi del paese, bastasse chiudere i campi Rom, impedire ai migranti di sbarcare sulle nostre coste, uscire dall’Europa e privare i Terroni del diritto di cittadinanza, la Lega sarebbe il partito che l’Italia aspettava. Purtroppo è molto più complicato. Ci vogliono anche idee e proposte costruttive che un partito territoriale non può avere e che, infatti, gli ignoranti, che da trent’anni lo dirigono, non hanno mai dignitosamente proposto. A credere ora che la Lega sia diventato un partito di governo sono solo gli esaltati. Ci mancava Salvini a ingarbugliare ancora di più il già precario equilibrio politico. Quest’ambizione esagerata, però, rivela l’assenza di un partito che sia di opposizione al PD. Non è democratico un paese – come, invece, noi crediamo di essere – in cui c’è un solo partito degno di essere votato. Ecco perché Salvini lascia la Padania per andare alla conquista di altre regioni, pur ricevendo addosso tanti ortaggi e uova marce. Male ha fatto questa maggioranza di creare il vuoto attorno a sé compiacendo gli elettori. È il populismo – oltre al conflitto di interessi, alla corruzione, alla criminalità organizzata e all’inettitudine degli intrusi della politica – ad avere ridotto l’Italia ai minimi termini. La minoranza del PD reagisce miseramente con l’arma dell’antimafia, confermando che neppure questa opposizione è proponibile. Infatti, c’è da vergognarsene.

L’Italia non merita questo

Parlamento Trionfo inaspettato dell’onestà in Italia. Lo ha sancito la Commissione antimafia nel tentativo di discreditare la politica di periferia. Solo 17 candidati, su oltre quattromila, sono risultati impresentabili. Neanche in Norvegia! Chi si aspettava una simile benevola statistica? È uno schiaffo ai gufi e al loro pessimismo. Ce ne sono certamente di più in parlamento – e gli spetta pure il titolo di onorevoli – per reati molto più gravi. È facile prendersela con chi non può reagire. Quando c’è da dare addosso alla politica, noi italiani, che siamo i veri responsabili del degrado in cui ci crogioliamo, andiamo in visibilio. Ma è anche onesto chiedersi se un tale intervento sia previsto dalla Costituzione. È una specie di ammutinamento parlamentare. Chi ha dato a questo gruppo di politici scalmanati – tra cui certamente qualcuno più indecente di quelli messi all’indice – il diritto di condizionare il voto alla vigilia di un’importante tornata elettorale? Che cosa c’entra l’abuso di potere con la complicità mafiosa e con i cosiddetti reati spia, come la corruzione? Li ha mandati a quel paese – a ragione, e con una volgarità questa volta ammirevole – Rosa Criscuolo, avvocato di San Giorgio a Cremano, amica di Scajola, prima vicina a Caldoro, ora candidata a sostegno di De Luca. Le si può forse rimproverare la disinvoltura con cui passa da una coalizione all’altra. Ma più biasimevole è chi l’accoglie. Un garante della Costituzione potrebbe legittimare il giudizio dell’antimafia. O avrebbe dovuto bloccarlo prima che fossero danneggiati alcune liste e infangata l’onorabilità di certi candidati. Purtroppo, lo stato non c’è e neppure le garanzie. Neanche i nei presidenti di Camera e Senato, senza esperienza né autorevolezza, ci sono. Da quando chi dovrebbe non interviene, a dettare legge in Italia sono i più spregiudicati. La democrazia, da troppo tempo in mano al primo che prende l’iniziativa, è in pericolo. Noi continuiamo a criticare o applaudire come se questa tragedia non ci riguardasse, come se fossimo spettatori e non vittime del malcostume che ci sta trascinando nel baratro. Ricordiamoci che il rischio di fallimento non capita solo agli altri. Per ora alla Grecia.

Politici e complici di carta

Caro Celentano, se hai scoperto di essere dalla parte di Salvini, vuol dire che, seppure inconsciamente, sei sempre stato come lui. Il razzismo è un modo di vivere e concepire il rapporto con gli altri. Non un’opinione occasionale che si cambia solo perché un Rom ha investito e ucciso una giovane donna. Ogni anno ci sono migliaia di incidenti, anche mortali, la maggior parte procurati da italiani. Molti da padani. Dobbiamo prendercela ogni volta con l’etnia cui il teppista appartiene? Quando ti sentivi un emigrante, cantavi la tolleranza e la solidarietà, la pace e l’amore. Adesso, integrato nel territorio che vuole l’indipendenza fiscale – cioè, chissenefrega delle regioni che hanno problemi – giudichi e discrimini, come qualsiasi mediocre. In realtà, vuoi trovarti dalla parte del vincitore, credendo erroneamente che, per la vacanza della destra, Salvini ora ne sia il leader. Non hai capito che raccoglie solo i voti di protesta? Quando ai 5 stelle soffiava il vento in poppa, eri grillino sfegatato. Come pure, dopo, quando diventasti sostenitore di Pisapia. Adesso l’incidente del Rom ubriaco ti ha dato l’occasione di passare dall’altra parte, che credi vincitrice. Continuando così, prima o poi rinnegherai la Terronia. Dovresti entrare in parlamento in modo che i tuoi mutamenti appaiano normali. Quando difendevi i diritti civili eri amato da tutti. Non tradirla anche tu la povera gente che ti ha dato fiducia. Non abbiamo alcun merito – ricordalo a Salvini – se non siamo nati in un campo Rom o in una zona di guerra. Saremmo come loro, forse peggio. Infatti, rubiamo molto più di loro, non avendone neppure bisogno. Al prossimo intervento, immagino, suggerirai di bombardare i barconi come i bauscia che un tempo biasimavi. Se non sai più cantare, meglio tacere. Se no, senza rendertene, un giorno o l’altro ti troverai a scodinzolare davanti al potere, come i tanti accattoni che ne mendicano le briciole.

Il risultato come meglio conviene

Prim’ancora che la Costituzione venga riformata e stravolta, è già possibile al potere scegliere in anticipo il significato del voto. Come tra ragazzini viziati e sleali che vogliono avere sempre ragione. Se il risultato è favorevole al partito di maggioranza è una conferma che gli italiani gradiscono questo governo. Come avvenne per le scorse europee di cui ancora oggi santifichiamo il 40,08%. Se no, si tratta di scelte amministrative indipendenti dal resto della politica. In realtà, così dovrebbe essere se il nostro fosse un paese normale, come il resto dell’Europa. In Francia, per esempio, c’è, è vero, qualche voto di protesta per il Fronte Nazionale di Le Pen, che, però, sparisce alle elezioni presidenziali o politiche. In Italia, invece, siamo in campagna elettorale perenne, dalla vigilia di un voto a quello successivo. Lo dimostrano i talk show televisivi, che, imperversano sul video, nonostante il fallimentare share. Nessuno più li guarda, essendo i personaggi sempre gli stessi, come pure le noiose argomentazioni. D’accordo con la politica, però, tengono gli italiani sulla corda. Mettono quelli di destra contro quelli di sinistra in modo che la contesa sia continua. Come un campionato di calcio interminabile e senza interruzione. Intanto, leccano piedi e scarpe al potente di turno con crescente intensità. Mi chiedo come i figli dei conduttori giudichino la personalità sempre inclinata dei genitori, che non solo si genuflettono senza pudore né dignità ma sono complici del furto del loro futuro.