Fanno più danno le parole che il Governo

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in foto Mario Draghi

“Le parole sono importanti”, ricorda Michele Apicella-Nanni Moretti nel film Palombella rossa. Ne è più che convinto Mario Draghi – che, ovviamente, comunista non è né lo è stato mai – il quale – a margine della conferenza stampa che accompagna la decisione, giovedì scorso, della Banca centrale europea (Bce) di lasciare immutati i tassi di interesse sui livelli pari a quelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso “finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine” – a proposito dei conti italiani afferma: “Dobbiamo essere consapevoli di ciò che hanno detto il Primo ministro italiano, il ministro dell’Economia e il ministro degli Esteri, e cioè che l’Italia rispetterà le regole”.
“Le parole sono pietre” ammonisce invece Carlo Levi nel famoso libro in cui invita il lettore a cercare cose semplici e modeste. Ed è ancora il presidente della Bce, nella citata circostanza, a ricordarcelo, anzi, a ricordarlo agli attuali governanti italiani: “Purtroppo abbiamo visto che le parole hanno fatto danni, i tassi sono saliti per le famiglie e le imprese. Comunque tutto ciò non ha contagiato altri Paesi dell’eurozona e resta un episodio prettamente italiano”, ha spiegato ai giornalisti.
Il lettore ricorderà sicuramente l’antefatto, la greve ironia giocata sui verbi sforare e sfiorare, utilizzati da uno dei vice premier (il leghista Matteo Salvini, ndr) con conseguente impennata dello spread tra Btp e Bund fino a 300 punti base e poco oltre, per cui non è il caso di tornarci sopra. Ma di tenere a mente la lezione, sicuramente. Cose semplici e modeste, insegna Levi.
A meno che – beninteso – il leader della Lega non stia lavorando per il re di Prussia, come l’ultima di copertina del settimanale Time autorizzerebbe a pensare. Ipotesi che, ovviamente, escludiamo a priori. E, tuttavia, è proprio questo ciò che pensa una parte dell’opinione pubblica internazionale. Quella “democrat”, per dirla tutta, ma non per questo da ignorare. Insomma, per il periodico americano Salvini è “la nuova faccia dell’Europa” (sottotitolo di copertina), ma non solo: il leader della Lega è anche “in missione per disfare l’Unione europea” (richiamo ed argomentazione del servizio all’interno).
Invero, ad alimentare indirettamente furori “sovranisti” e, dunque, a concorrere allo sgretolamento del Palazzo, si adoperano anche gli europeisti convinti. Il commissario europeo agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici, per esempio, che, mai come questa volta, ha perso un’altra buona occasione per stare zitto: “L’Italia è un problema nella zona euro”, ha detto, sbandando sul rettilineo e sull’asciutto, non certo in curva e sul bagnato, “per la prima volta ho paura dell’ondata populista, non c’è Hitler ma dei piccoli Mussolini”. In altre epoche, con un’altra classe di governo si sarebbe come minimo ritirato l’ambasciatore e aperto una crisi diplomatica. Nel caso, invece, non mi è sembrato di registrare la benché minima protesta nemmeno dell’italiana Federica Mogherini, ovvero, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica. Ma non è la prima volta. La giovane signora è da sempre distratta e afona. In questo caso, però, è vero che le parole pesano e vanno soppesate, il silenzio non è d’oro.
Resta, in ogni caso, il difficile contesto economico nel quale il governo deve necessariamente e realisticamente muoversi, partendo dai numeri. E le cifre, purtroppo, dicono che a luglio il debito pubblico – dato Bankitalia – è tornato a salire (è aumentato di 18,4 mld rispetto al mese precedente) ed è pari ora a 2.341,7 miliardi. Un nuovo record. Sempre a luglio la produzione industriale è calata dell’1,8% rispetto a giugno e dell’1,3 rispetto al 2017. Il dato, anzi, è il peggiore degli ultimi tre anni. Ad un mese dalla tragedia, a Genova ancora non si sa chi, come e quando ricostruirà il ponte, né quando durerà l’emergenza casa per le famiglie sfollate. Il Sud perde un mld di finanziamenti destinato alle periferie, mentre ancora si parla di meno tasse, di modifica alla Fornero, di reddito di cittadinanza, di nuovi posti di lavoro.
Le parole…

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