Brexit, panico in Borsa: Milano e Madrid le peggiori

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Panico sui mercati e crollo delle Borse di tutto il mondo dopo la vittoria del ‘leave’ al referendum sulla Brexit. Il sell off andato in scena oggi sui listini è arrivato dopo una serie di bruschi movimenti, nelle ultime settimane, in preparazione della consultazione elettorale. Dopo il balzo a 17.966 punti di ieri, quando si scommetteva sul ‘Remain’ della Gran Bretagna, oggi il Ftse Mib ha perso il 12,48% a 15.723 punti, tornando ai minimi visti l’ultima volta a luglio 2013. Per la Borsa di Milano si è trattato del peggior crollo di sempre: dal 1998, secondo i dati di Borsa italiana, i due crolli peggiori erano stati dell’8% e del 7%, nel 2008, con la crisi economica. Quello di oggi è ancora peggio di quello del 2001, dopo l’11 settembre, quando Milano aveva perso il 6,62%. Non è un caso che le Borse più colpite siano state oggi, oltre a quella di Atene, quelle di Spagna e Italia. E’ qui che ci sono i rischi maggiori di incertezza politica: nel caso di Madrid (-12,35% a fine seduta), tra due giorni si torna a votare, dopo le elezioni di dicembre, per cercare di garantire una governabilità al Paese; nel caso di Milano “c’è un referendum importante a ottobre che potrebbe condizionare il quadro politico del Paese”. A farlo notare è Carlo Altomonte, docente di politica economica europea all’Università Bocconi di Milano.

Pesano le conseguenze politiche
“I mercati – spiega il docente – hanno puntato più sulle conseguenze politiche della Brexit, che su quelle economiche dal momento che il Regno Unito non è uno sbocco così importante per le merci dei Paesi Ue”. Gli analisti finanziari sono incerti sulla durata che potrà avere questo trend ribassista sui mercati: alcuni la prevedono limitata, altri destinata a condizionare a lungo i listini. Certo è che lo spread tra Btp e Bund tedeschi, oggi, dopo aver toccato un massimo di 192 punti, si è stabilizzato a 160. Sul breve periodo sono “inevitabili volatilità e incertezza”, mentre sul lungo termine “il Regno Unito e l’Europa emergeranno da questa decisione, che va oltre le aspettative del mercato, senza riportare gravi conseguenze”, sostiene Giordano Lombardo, ceo e Group chief investment officer di Pioneer Investments. Secondo Filippo A. Diodovich e Vincenzo Longo, market strategist di Ig, “le vendite di oggi sono troppo importanti per essere categorizzate come one off. Probabilmente i cali proseguiranno nelle prossime sedute e gli indici aggiorneranno i minimi visti a febbraio”. La volatilità sui mercati rimarrà elevata ancora per qualche giorno dopo l’esito del voto sulla Brexit, “con la liquidità che potrebbe essere insufficiente”, prospetta Ubs: “Ci vorranno parecchi giorni prima che il mercato si calmi”. Non si tratta invece di un nuovo ‘Lehman’ per Valentijn van Nieuwenhuijzen, Chief Strategist di Nn Investment Partners. “E’ impossibile -spiega- definire ora quanto dureranno i disordini all’interno dei mercati, molto dipenderà da come reagiranno le banche centrali. Ciò che di sicuro sappiamo è che ci troviamo di fronte a una crisi politica che non darà necessariamente il via a una recessione globale o a una crisi di liquidità nel sistema finanziario”.

Crollo generalizzato
Il crollo dei listini oggi è generalizzato. Londra perde a fine seduta il 3,15% a 6.138 punti, Francoforte scivola e cede il 6,8% a 9.557 punti. Parigi segna -8,04%, Amsterdam -5,7%. Anche su Wall Street si fanno sentire i timori e le incertezze riguardo al destino del Regno Unito e dell’Europa: il Dow Jones segna -2,8%, Il Nasdaq -3,6%. Il petrolio, dopo aver chiuso ieri sopra i 50 dollari al barile, scende a 47,8 dollari sul Nymex (-4,4%). Il tracollo riguarda soprattutto i titoli bancari, a Milano e anche sul resto d’Europa (Bnp -17%; Santander -19,8%). Sul Ftse Mib la maglia nera è di due popolari: Bper cede il 24,6%, Bpm il 24,2%. Simili le perdite anche per Unicredit (-23,7%), Banco Popolare (-23,3%), Intesa Sp (-22,9%) e Ubi banca (-20,6%). Le forti vendite non risparmiano nessun titolo: Mediaset cede il 17,17%, Generali il 16,7%, Telecom il 16,6% e Fca il 9,3%. Rcs, che oggi attende il rilancio dell’opa di Andrea Bonomi, cede a fine seduta -2,87% a 0,76 euro.