Epoche e personaggi
Racconti in porcellana

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A cura di Ermanno Corsi Per Angela Caròla, storica dell’arte, la porcellana ha dato splendore ai musei napoletani La geografia della creatività artistica passa prevalentemente, come stanno scoprendo A cura di Ermanno Corsi Per Angela Caròla, storica dell’arte, la porcellana ha dato splendore ai musei napoletani La geografia della creatività artistica passa prevalentemente, come stanno scoprendo turisti e intenditori, per tre punti qualificanti: Capodimonte, il Museo Duca di Martina alla Floridiana e il Filangieri. Le collezioni di porcellana hanno un valore inestimabile. “Raccontano” vicende di epoche e personaggi che hanno lasciato un segno e arricchito notevolmente il patrimonio d’arte specie tra il Settecento e l’Ottocento. “È un bene che le opere siano conservate in modo adeguato” sottolinea Angela Caròla che della porcellana è da tempo una “vera signora”, una studiosa che vanta pubblicazioni, tra scrittura specialistica e divulgativa, apprezzate non solo in Italia. Lei ha girato mezza Europa con una precisa idea guida: “Trovare e recuperare le storie degli oggetti, risalire al committente, comprendere le vicissitudini di lavori pregevoli che, a loro volta, hanno viaggiato di qua e di là attraverso le generazioni che si sono succedute”. Un recupero che ha consentito di valutare il cambiamento sociale, l’acquisizione di nuovi stili, le tendenze di un’arte che non poteva rimanere statica. “Molti oggetti – assicura Angela – sono così ritornati a Napoli attraverso gli acquisti fatti dai collezionisti nelle varie aste”. E Napoli si può, allora, considerare una città di collezionisti? “Certamente sì. La scintilla che ha dato il via è la mostra della seconda metà dell’Ottocento, quella del 1877. Apartire dal 1950, poi, il collezionismo ha avuto una ulteriore evoluzione e si è concentrato sull’arte partenopea”. Per poter riconoscere l’autenticità degli oggetti di porcellana e il valore dei loro artefici, si deve partire dalla conoscenza dellamateria prima: l’impasto fatto di terre varie che cambia a seconda dei chimici delle diverse manifatture. Angela Caròla spiega la questione in modo che anche i non addetti ai lavori possano comprendere. “L’impasto – sottolinea – può essere fatto di pasta tenera o dura: questa ha come componente principale il “caulino”, una terra bianca che resta inalterata anche alle alte temperature. Le porcellane di Napoli, invece, sono a base di feldspato, una terra più vetrosa che alle alte temperature fonde diventando più fragile, ma più bella perché le vernici di copertura si assorbonomeglio. La decorazione non resta in superficie e viene incorporata. Ecco perchè le porcellane napoletane esercitano un fascino maggiore”. Differenze nazionali? “Sì, le porcellane col caulino sono tedesche,quelle col feldspato sono francesi del primo periodo e napoletane”. Una vita per la porcellana, una passione che l’accompagna da quando era molto giovane. Di famiglia “molisana da sempre” (madre discendente dal generale Pepe, padre primario chirurgo al Cardarelli), lei nasce a Napoli e qui prende avvio la sua prima formazione (“tra Maria Ausiliatrice,il liceo Umberto e l’Istituto Nazareth”). Il completamento degli studi avviene in un tempo successivo perché a diciassette anni e mezzo sposa Arturo Caròla, imprenditore edile, figlio di uno dei più noti costruttori di Napoli, per diversi anni presidente degli Industriali. L’ingresso nel mondo dei grandi collezionisti vede Angela completare la sua formazione con la laurea in Lettere e la specializzazione in Storia dell’Arte. Università prescelta, facilitata dalla conoscenza del Francese, quella di Losanna (“ero innamorata della città e l’esperienza svizzera è risultata molto formativa: ho incontrato professori italiani di Letteratura e Storia dell’Artemolto bravi”). Ormai pronta per il lancio, si dedica alle Fabbriche borboniche, a Capodimonte e alla Real Fabbrica Ferdinandea (“sentivo questi luoghi molto vicini, potevo studiare negli Archivi di Stato napoletani; è stata una riscoperta della vita di corte, ma anche degli oggetti usati nella quotidiana vita privata”). Diverse monografie sono l’occasione per effettuare riscontri “con le opere disperse fra le maggiori collezioni europee e americane”. Un impegno che diventa attività professionale a contatto con la Soprintendenza ai beni artistici e storici (catalogo dei musei più importanti), con il Museo artistico industriale presso l’Istituto di piazzetta Salazar (“ricordo il preside Ciro Ruju come una forza della natura”). Le arti decorative sono argomenti di docenza universitaria (Suor Orsola Benincasa), di conferenze e dibattiti in Italia (Villa Pignatelli a Napoli, Milano, Roma) e all’estero (Parigi, Londra). Obiettivo è “sottolineare le differenze tra i periodi storici e l’attività delle Manifatture,in modo da cogliere le caratteristiche della porcellana, soprattutto quella più elegante e rispondente ai movimenti culturali”. Un’esperienza che allarga l’orizzonte conoscitivo è quella, in Italia, con la Casa d’aste Christie’s in qualità di direttore del reparto “Porcellane europee”. Dopo quindici anni, Angela dice: “Si entrava nelle case di tutte le categorie sociali e si rinvenivano oggetti di notevole interesse artistico ma anche di grande valore commerciale”. Pensando a Napoli viene da chiedere: ma un mercato del falso è mai esistito in questo settore? La risposta si accompagna a un leggero sorriso: “Bè, anche a Napoli circolano oggetti non autentici come, del resto, in tutta Italia e in Europa”. Se ci si affida, però, a collaudati esperti è più difficile essere raggirati, proprio perchè “l’occhio dell’esperto si forma sul campo” e sa intercettare le insidie che sono immancabili quanto più famiglie e collezionisti usano le porcellane per tesaurizzare. Per gli storici dell’arte, il Regno delle Due Sicilie è un territorio ideale che dà valore a tanti “ingredienti” (porcellane e terraglie,maioliche,argenti e gouaches); che consente di capire più da vicino stili come il tardo barocco e il liberty; di rivisitare costumi regionali (soprattutto quelli più vicini al popolo).Tutta una vastamateria di studio su cui Angela ha portato più avanti la sua ricerca. Il risultato è un gran numero di rievocazioni e saggi contenuti in libri, enciclopedie e cataloghi. Si può parlare di eclettismo data la varietà dei filoni culturali trattati e delle mode richiamate. Nel Settecento, il thè, il caffè e la cioccolata venivano serviti in tazzine e bricchi di porcellana. Oggi sarebbe quasi impensabile. Quelle “forme”sono durate fino a tutto l’Ottocento. Così i modelli popolareschi e le figure presepiali: c’era espressa una maggiore spiritualità, i nostri pastori erano più suggestivi perché gli artisti si erano formati nelle manifatture di porcellana. Stessa differenza nella commedia dell’arte e nelle decorazioni floreali. E per il modo di imbandire la tavola? Anche qui un cambiamento: “Quello che non si usa più è il centrotavola. La moda del Settecento raccontava una vera e propria storia come farebbe una ‘striscia’ di oggi”. Angela Caròla è una donna di spirito. Se i palazzi di una città si facessero tutti di porcellana? “Sarebbero bellissimi – afferma – e resisterebbero all’usura. Solo la porcellana e le maioliche sanno conservare i colori e i sapori del tempo”.