Metafisica del Mediterraneo, l'”Attesa” di Mimmo Jodice al Madre

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Se c’è qualcuno che è riuscito a fotografare l’essenza stessa del  Mediterraneo, inteso come luogo metafisico più che geografico, quello è Mimmo Jodice. E se c’è qualcuno che è riuscito ad attraversare il tempo e restituirci una realtà che potrebbe appartenere a cent’anni fa o ad oggi, è sempre lui, Mimmo Jodice. Non stupisce allora che il Madre | Muso d’ Arte Contemporanea Donna Regina ospiterà presso i suoi spazi una grande retrospettiva, la più completa mai realizzata fino ad ora, dedicata ad uno dei grandi maestri della fotografia internazionale e figlio di una Napoli, che dietro il suo obiettivo, si fa quanto mai onirica, poetica, quasi mitologica. Attesa 1960-2016 è il titolo dell’esposizione, a cura di Andrea Viliani,  che sarà visitabile già a partire da Venerdì 24 Giugno e fino al 24 Novembre 2016.

Attesa. Già il titolo dice tutto. Sembra contar uno per uno gli anni che hanno scandito la carriera artistica del fotografo, fino ad arrivare ad un’antologica che sa accogliere, fra le stanze del museo, le rotte e le direzioni che l’artista ha esplorato. Ma attesa richiama anche quella pausa ponderata in cui lo sguardo si raccoglie prima di scattare. Uno sguardo non interessato tanto all’azione quanto allo scenario, alla maschera più che al gesto. Jodice, esule dalla tradizione documentaristica, indaga i valori simbolici della luce, facendo pian piano uscire di scena storie e figure. A restare sono le città, città vuote come contenitori silenziosi, che, beffandosi della contemporaneità, si fanno ombre del tempo trascorso. 

E allora il suo  studio si accende sulle tracce di un Mediterraneo antico quanto il mondo, passaggio di civiltà lontanissime eppur così presenti nella nostra genetica culturale: echi di sirene. Sulla scia di un’estetica che poco sa di prosa e molto di poetica, il presente diventa spessore di cose passate e il paesaggio si trasforma, in una placida ricerca delle origini, in luogo di reminescenze. Ecco, l’antologica ha il grande merito di accompagnare il fruitore nei vari passaggi, cambi di direzione, intuizioni che hanno scandito il lavoro dell’artista. Più di un centinaio di opere che dalle prime sperimentazioni fotografiche degli anni Sessanta e Settanta, in cui primeggiano temi di natura sociale e di impegno civile,  giungono ad un’ inedita serie (Attesa 2015), realizzata appositamente per l’esposizione. Una sezione sarà inoltre dedicata agli artisti che hanno rappresentato per il fotografo le prime fonti di quell’immaginario reso poi così personale, firma di quel suo modo particolare di vedere il mondo, la realtà altra delle cose. Il Madre diventerà allora spazio di introspezione, di immersione in una dimensione dove bianchi e neri, magistralmente resi, sfumano in atmosfere sospese nel tempo. Il tempo inteso così come Jodice lo intende: passato mitico, leggibile, ma non per questo didascalico. Non ci resta che aspettare, attendere del resto può essere un’esperienza assai piacevole, a quanto pare.