Vittoria o fallimento

La ventiquattrenne che ha denunciato lo stupro nell’ascensore della stazione della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano, qualche giorno fa, ha visto scarcerati i presunti colpevoli, i tre ragazzi di cui tanto si è parlato. Le motivazioni ancora non sono ben chiare. La speranza è che con la decisione di liberarli per un reato così grave sia stata appurata la loro effettiva innocenza.
La ragazza, dall’altra parte, espone le sue preoccupazioni a riguardo e valuta questa vicenda come un vero e proprio fallimento: il fallimento di aver avuto il coraggio di denunciare (il presunto) fatto ma di non aver “vinto” la battaglia. Molti, soprattutto i suoi più cari, tra cui i genitori, gli avvocati e lo psicologo, le stanno vicino in questo frangente così difficile. Ciò che possono fare realmente per aiutarla è spiegarle che niente è insormontabile e che il vero successo è nel ritrovare la forza persa, di non abbattersi di fronte agli ostacoli.
Superare i propri limiti e riprendere la propria vita in mano è già una vittoria, perché la sfida più importante, più difficile da vincere, è quella con noi stessi. Metterci da parte e relegarci nella marginalità è l’errore più grande che si possa fare. Quando la ragazza ha parlato della sua “riabilitazione” e del suo percorso verso una vita più serena ed equilibrata anche rispetto al suo problema di anoressia, è venuto in rilievo quanto sia importante la presa di consapevolezza verso se stessi e il non abbandonarsi.
Questo è un tema molto ricorrente e per questo vale la pena evidenziarne l’aspetto che ritengo più giusto: in un mondo dove apparentemente non regna la giustizia, bisogna affidarsi a ciò che per noi è certezza, il prendersi cura di sé.