Guide: una squadra ancora in formazione

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Vogliamo dirlo? Diciamolo senza timore di sbagliare. La gestione dei beni culturali, quando pure se ne possa parlare a Napoli, è sempre minata da una sciocca guerra di poveri che si combattono tra loro per un tozzo di pane duro. Dopo questa salomonica quanto criptica rivelazione, cercherò di essere più chiara. Domenica mattina, Chiesa dei Santi Severino e Sossio, uno dei baluardi più antichi dell’arte e architettura a Napoli. La chiesa è gestita dal Touring Club e una rappresentante/dipendente sorveglia il traffico tristemente scarno di turisti che entrano alla spicciolata e del gruppo la cui guida non fa parte del personale del Touring Club, ma è una studiosa esperta con funzione di guida per una visita dal taglio un po’ speciale.

I commenti a voce alta della “sorvegliante” chiariscono subito ai partecipanti di essere spettatori di una lotta intestina tra la rappresentante dell’organizzazione turistica più famosa d’Italia e la studiosa–sperimentatrice. Rampogne a mezza voce, frecciatine, insomma non manca nulla a un battibecco pacato, corretto ma sufficiente ad illustrare la contesa tra chi si sente usurpato e chi invece ha interesse a fornire un esperienza particolare al suo pubblico.

La piccola folla è davanti al basamento del Mormando e desiderosa di conoscere e capire cerca di identificare la simbologia esoterica cui il racconto della studiosa fa riferimento. La fretta di entrare a fare gli esperimenti è palpabile anche perché ad un certo orario bisognerà correre alla chiesa di S Pietro ad Aram per compiere la visita prima che abbia inizio la funzione domenicale. Uno dei principi per il coinvolgimento del turista è l’assenza di fretta. Un altro non trascurabile aspetto è la precisa scansione dei tempi di una visita. I tempi qui si annunciano incerti, e la chiesa sarà illustrata con una narrazione che vorrebbe essere omnicomprensiva ma che in realtà seguirà il particolarissimo taglio esoterico che, partendo dalla narrazione storica, cercherà con piccoli esperimenti tecnici di dimostrare che tra quelle mura e per l’intera area esterna ci sono inspiegabili movimenti di energia. Straordinario, penso. Una perfetta prova d’interpretazione che potrebbe dare un esempio serio d’interpretazione finalizzato all’autogestione e conservazione del luogo. Bastano però pochi minuti per evidenziare una delle peggiori caratteristiche di chi, pur preparato scientificamente, improvvisa un lavoro e quindi non trae da esso la biunivoca corrente di soddisfazione che normalmente si stabilisce tra chi rende partecipe e chi accoglie le informazioni. La studiosa di storia e di esoterismo che conduce la piccola truppa è troppo studiosa e poco comunicatrice. L’esperimento con piccole macchine è troppo empirico e poco scientifico secondo il canonico significato del termine e la narrazione architettonico-artistica quasi del tutto inesistente. “ guardate la porta di legno è davvero meravigliosa”, “ l’affresco della volta è opera di Francesco De Mura, l’altare è di Cosimo Fanzago”. Ok, per chi non avesse un collegamento internet o una guida turistica potrebbe bastare. “ L’apparecchio, di quelli in dotazione all’aeronautica militare, registra qualcosa e vi garantisco che in altre chiese non succede”. Senza voler vestire i panni della maestrina “sotuttoio”, anzi proprio perché so troppo poco, mi accorgo di sentirmi, e come me la maggioranza dei presenti, come quando affamata vedo ciondolare davanti a me il più invitante dei panini ma che esso mi sfugga ogni volta che provo ad addentarlo. Voglio dire che il turista ha fame di notizie ed emozioni. Le cerca con o senza guida, se c’è un addetto, egli deve garantire la completa soddisfazione delle aspettative di un turista. Se la visita deve avere un taglio scientifico con la sperimentazione attraverso piccoli macchinari, deve fondarsi, anche in larga massima su principio di confronto di dati che siano scientifici anche se in versione più leggera. Comunque la visita deve essere una prova di professionalità che trasmette emozione e coinvolgimento. Il “copione “ che il professionista illustratore deve recitare non può essere solo un canovaccio a meno che la guida non sia talmente esperta del luogo da poter giocare con il filo conduttore fino al completo trasferimento delle informazioni. Diversamente la narrazione è imprecisa quanto confusionaria, mancano i tempi della narrazione e quindi l’aggregato umano resta interdetto nell’attesa di un qualcosa che non potrà realizzarsi perché mancano i fondamenti. La studiosa sicuramente è preparatissima, sicuramente vorrebbe dare il possibile a chi l’ascolta, ma la comunicazione si studia, non s’improvvisa.

Al banchetto di sorveglianza la rappresentante del Touring continua a borbottare circa la possibilità di negare prossimi accessi alla studiosa se a capo di un gruppo, e sull’incombente orario di chiusura. La sua promozione del Touring e delle visite dal club organizzate, è quasi controproducente: con quei toni e quelle battute difficilmente avrà fatto venir la voglia a qualcuno di prenotare una visita a completamento di quanto ascoltato.

Insomma: un capolavoro d’arte e architettura, la materia prima; una fonte d’esperienza ed emozione perfetta e dalle possibili estensioni ad altri luoghi; un discreto pubblico ben quarantacinque persone, che suscita l’invidia di chi un pubblico pagante vorrebbe ma non ha. Mi sembra che i termini ci siano tutti. Come mai quest’operazione invece di avere un totale con segno positivo ne ha uno dal segno irrimediabilmente negativo? La prima risposta è il fare squadra, concetto e uso che nella testa dei napoletani proprio non entra: considerato che la studiosa ha una preparazione sicuramente non indirizzata all’arte e all’architettura e il suo collega storico dell’arte non è mai intervenuto, perché non consorziarsi col Touring Club e dividere la visita per competenze? Il turista avrebbe potuto così avere una pienezza tra informazioni e sperimentazioni che avrebbe reso la visita non solo memorabile ma assolutamente da ripetere con qualche amico. Ieri sono state perse l’occasione di compiere un servizio completo al turismo e alla cultura, l’ipoteca su futuri guadagni e benefici, e la possibilità di rendere giusto rilievo e omaggio all’arte e all’architettura della chiesa, alla sua atmosfera da “noir gotico”, e alla sperimentazione del paranormale. Un peccato. I tempi cambieranno, devono cambiare.