Lettera aperta di Antimo Cesaro

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Sarà un semplice caso – non ho dubbi! – se per ben cinque volte i sindacati hanno scelto la prima domenica del mese, quella ad ingresso gratuito ai musei (in conseguenza di un condivisibile provvedimento del MIBACTR), per riunirsi in assemblea. È accaduto anche la scorsa domenica a Caserta. Davanti alla maestosa Reggia vanvitelliana, mentre centinaia e centinaia di turisti (con tanto di prole al seguito) attendevano coraggiosi l’apertura dei cancelli, i sindacalisti arringavano i poveri dipendenti della Reggia (quelli sopravvissuti alle angherie degli ambulanti) sui diritti e i doveri del perfetto lavoratore. Riunione sindacale convocata dalle 8,30 alle 11.00. Scena già vista a Pompei. Ne è imperitura testimonianza – aere perennius, dicevano gli antichi – le lamentele riportate dai turisti italiani e – soprattutto – stranieri sul sito TripAdvisor: ‘Attenzione alle improvvise chiusure degli scavi per scioperi e assemblee sindacali’, urla il titolo di una recensione. Mi chiedo se un tale avvertimento sia adeguato ad un Paese ‘civile’. Un Paese con il nostro invidiabile patrimonio culturale. Un Paese con il nostro tasso di disoccupazione. Un Paese con le nostre percentuali di disoccupazione intellettuale giovanile. Un Paese che – anche grazie al sindacato – divarica sempre più la forbice tra lavoratori garantiti e giovani in cerca di occupazione, tra insider e outsider (come con infelice espressione si usa dire). Ora, mettiamoci per un attimo nei panni di un turista che – Dio lo abbia in gloria! – decide di visitare Caserta e i suoi splendidi attrattori culturali. Le infrastrutture di Terra di lavoro sono quelle che conosciamo. La segnaletica turistica è pressoché inesistente. Il concetto di ‘sistema museale’ (che consentirebbe – per esempio – il biglietto unico per visitare la Reggia, San Leucio, l’anfiteatro di Santa Maria e il museo Campano di Capua, tanto per gradire), è avulso dal lessico politico corrente. Mettiamoci pure, l’incuria che regna sovrana sui giardini, i lavori perennemente in corso, i venditori abusivi e i vu’ cumpra, il “parcheggiate qua sotto’: solo dieci euro”, e il quadro potrebbe essere completo. Ho detto ‘potrebbe’, si badi bene. Manca la classica ciliegina sulla torta per raggiungere la perfezione, l’acme dell’efficienza, il nirvana delle buone pratiche: una bella assemblea sindacale di domenica (dico: ‘di domenica’) alle 8 (dico: ‘le otto’) di mattina. Poiché non ci facciamo mancare niente anche questo è accaduto. Consummatum est! Bene, bravi, bis! Quasi contemporaneamente il presidente emerito Giorgio Napolitano, in visita a Napoli, lamentava la mancanza di una ‘strategia di sviluppo’ per il Sud. Manca anche una capacità di indignarsi, ahimè. Certo, bisogna indignarsi anche davanti alla mancata soluzione dell’annosa questione dei venditori ambulanti che spadroneggiano arroganti negli angusti ambienti della Reggia di Caserta. Ognuno, a partire dal ceto politico – ci mancherebbe – si assuma la sua fetta di responsabilità. Ma, in questo caso, non bastano le scuse del sindacato (affidato ad un anonimo cartello) per l’ennesimo, insopportabile, disagio arrecato agli incolpevoli turisti. C’è un danno incalcolabile di immagine alla Città, alla Regione, al Paese e allo stesso Sindacato. Davanti a simili fatti continuare a parlare dei nostri beni culturali come ‘petrolio italiano’, ‘opportunità di lavoro’ e ‘futuro dei nostri giovani laureati’ diventa un esercizio retorico. Già immagino l’irriducibile sindacalista (sempre pronto a declinare i suoi diritti in misura inversamente proporzionale ai suoi doveri e ai diritti altrui) strapparsi le vesti come gli ipocriti gran sacerdoti del Sinedrio. In conclusione (e a scanso di equivoci), come membro della Commissione lavoro della Camera dei Deputati, mi dichiaro disponibile ad incontrarlo. Magari non la prima domenica del mese, per non disturbare la libertà di riunione.