Mosta di icone russe a Eboli con il sostegno del console Schiavo

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In foto Vincenzo Schiavo, console onorario della Russia Napoli
“Spettabili cittadini, siamo lieti di comunicare che dal 24 novembre al 9 dicembre nella città di Eboli nel Complesso Monumentale di San Francesco (Comune di Eboli) sotto il patrocinio del Consolato Onorario della Federazione Russa di Napoli , Comune di Eboli e Rotary Club Eboli  si svolgerà la mostra di antiche icone russe  (XVII – XX secolo) “: il richiamo del Consolato e del Console Onorario della Federazione Russa a Napoli, Vincenzo Schiavo, e’ orgoglioso e allettante perché le icone russe sono qualcosa di unico e di irreperibile, un vero patrimonio d’antiquariato che attraverso vari secoli hanno contraddistinto una intera arte che si rifà alla fede ortodossa ma non solo.
L’ingresso è gratuito e la manifestazione introdurrà quell’aria di Natale che in un paesino come Eboli, e’ ancora più ricca di odori e di caratteristiche molto particolari: sarà aperta dalle 9.30-12-30  e dalle 16.00-19.30.
L’icona è il termine usato per indicare le immagini sacre nell’arte bizantina designando specificamente la pittura su tavola, a differenza di quella su muro.Il termine, di origine greca, significa “immagine”. La funzione essenziale dell’icona è quella di portare agli occhi quello che la parola porta all’orecchio. L’immagine è come una presenza che si propone al nostro sguardo, sia attraverso gli occhi che attraverso il cuore; e, come dice Pavel Florenskij, come una finestra aperta sul mistero per poter entrare in comunione con Cristo, con la Madre di Dio, con i Santi, gli Angeli. Una presenza che invita a realizzare nella nostra vita ciò che vediamo, dopo averlo rivissuto intimamente.
L’icona nasce e si diffonde a partire dal IV secolo, quando la Chiesa era ancora unita. Le icone sono dunque patrimonio di tutta la cristianità. La pittura delle icone rappresenta una stupenda forma d’arte ed è anche un modo di vivere con intensità la propria fede per avvicinarsi alla Santità, identificandosi col soggetto dipinto (Cristo, la Vergine, i Santi, gli Angeli,..)
Le figure sono ritratte in modo da non rappresentare il naturale e nella teologia delle icone serviva a sottolineare la dimensione spirituale dei misteri, degli eventi e dei personaggi sacri. L’arte nell’icona non è secondaria o marginale. D’altronde ciò che è importante è Dio, il Mistero di Dio che, tramite quest’arte, viene espresso. Per la Chiesa l’icona è “partecipe della sostanza divina”, per dire che è il luogo in cui Dio è presente e si può incontrare.
Nel Secondo Concilio di Nicea (787) viene definita la natura e il valore delle icone con l’affermazione che il fondamento di quest’arte sta nell’Incarnazione del Figlio di Dio. Quindi è possibile rappresentare Dio, in quanto ha assunto la natura umana, assimilandola in modo inscindibile a quella divina, come sottolinea san Giovanni Damasceno.
Nel Concilio di Efeso l’icona è definita “tempio”, cioè il luogo in cui chi è raffigurato è anche misteriosamente presente. Nell’icona il Dio-uomo si avvicina a noi, ricordandoci che anche noi siamo icona di Dio e quindi il nostro destino è diventare come Lui. L’icona è quindi un “segno sacramentale” entrata a far parte dell’universo simbolico della liturgia, con il carattere evocativo di una presenza. La tradizione ha sviluppato anche una collocazione delle icone nella casa, nell’angolo bello o angolo della preghiera, e per le strade, come ricordo e presenza del mistero celebrato che si estende alla vita quotidiana di ogni essere umano.Nell’arte e nella cultura bizantina il vocabolo icona designa un’immagine sacra portatile, a mosaico, dipinta su legno o su tela ed eseguita a tempera, a encausto o, in seguito, anche con smalto, argento e oro.
Essa è un prezioso strumento dell’ arte sacra che aiuta l’approfondimento spirituale: i suoi colori simbolici ed i suoi canoni pittorici, le stesse sue modalità di scrittura ad opera di un monaco, preceduta dalla contemplazione del mistero che si vuole raffigurare, dall’ascesi e dalla preghiera, rendono la stessa icona “luogo” teologico, liturgico, sacramentale”, che fa entrare misteriosamente in una Presenza di fede e di amore. Importanti centri di tradizione iconografica furono la Palestina, la Grecia, la Siria, l’Egitto, Bisanzio ed ultima, ma sicuramente la più importante come rielaborazione di se stessa, la Russia, dove la produzione delle icone divenne elemento caratteristico dell’arte e della fede. Le icone furono in gran numero esportate in Occidente, specie a Roma, dove furono oggetto di culto e venerazione. Ricordiamo che una delle funzioni dell’icona è stata quella di catechizzare il popolo sui misteri della Fede tramite le immagini. Un “medium”, questo delle immagini, più efficace della parola scritta che nella società medioevale sarebbe stata fruibile da pochi.
Oggi riproporre l’icona vuol dire tornare alle radici cristiane dell’unità che riconosce in Cristo il Signore del cosmo e della storia, la «chiave di volta dell’universo» e riprendere a respirare con i due polmoni della Chiesa orientale e occidentale.