Perché si suicidano pur di ucciderci?

I servizi segreti segnalano sempre l’attentato dopo la strage. Prevedono tutto, mediamente una settimana prima che accada, ma lo rivelano dopo, senza neppure precisare il luogo né la data. Sembra una presa in giro. Probabilmente lo è. I giornali ne parlano pure. Se fossero più seri non riporterebbero la falsa notizia. A che cosa è servito alla sicurezza dei luoghi, alla tranquillità dei cittadini,  alle conduzione delle indagini, alla prevenzione delle disgrazie, alla cattura degli assassini sapere che tra il 26 e il 29 giugno ci sarebbe stata una strage a Istanbul, all’aeroporto o in un grande magazzino, forse alla stazione ferroviaria o a quella degli autobus? Per far sapere che lo stato è vigile e cerca di proteggere gli innocenti senza riuscirci. Intanto, si continua a morire, senza sapere perché. Qualcuno, che avrebbe dovuto, ma non è adeguato, non ha previsto che stava per scoppiare una guerra contro un nemico che, non avendo paura di morire, è invincibile.

 

Così va per ora il mondo e chi lo abita

Troppa amicizia tra Kate e il cognato. È solo un pettegolezzo dei giornali inglesi, ma c’è preoccupazione a corte. Se l’educazione reale lascia a desiderare, figuriamoci quella dei sudditi. Se vero, Brexit anche dalla morale. Nei primi sei mesi del 2016 si contano già 60 femminicidi in Italia. Mediamente uno ogni tre giorni. Nonostante il fenomeno sia in aumento, nessuno se ne preoccupa. Si reagisce con “Dove simo arrivati!”. Un giudice del CSM è indagato per falsa denuncia di furto. Vostro Onore si è sbagliato nel mandare un SMS sentimentale. Anziché all’amante, com’era sua intenzione, lo ha indirizzato alla moglie. Quando si è accorto dello scambio ha finto, come qualsiasi mariuolo. Ma il caso viene prudentemente insabbiato. Non c’è reato, solo disdoro e ridicolo. Invece, Franco Fiorini, ultima vittima della polio, caso più unico che raro, morendo a 64 anni senza figli, lascia tutti i suoi beni alla ricerca scientifica. Nel bilancio prevalgono tradimenti e violenza. La solidarietà e la nobiltà d’animo sono solo un germoglio, ma alimentano la speranza di recuperare una dignità ormai dissipata ovunque.

 

Quando mancano gli attributi

Durante un’infausta stagione di potere, Fassino fece senatore Fisichella, credendo scioccamente che, dopo una lunga militanza nel Movimento sociale, un banale dissidio con Fini bastasse a convertirlo alla sinistra. Lo avrebbe fatto lui dalla parte opposta? Lo stesso regalo fece a Dini e anche ad alcuni suoi fedeli, che, notoriamente di destra, in quel momento si offrivano alla credulità degli avversari. Divenne addirittura ministro, con tutto il suo gruppo, un noto ambidestro che indossa con disinvoltura qualsiasi casacca. Com’era prevedibile, al segnale convenuto la combriccola fece cadere all’unisono il governo Prodi. Era lo stesso periodo in cui Grillo chiese di potersi aggregare ai Democratici. L’illuminato gli suggerì, se proprio intendesse fare politica, di creare un suo partito. E così quello fece. Senza il consiglio azzardato e improvvido, oggi sarebbe ancora sindaco di Torino. Questo memorandum, però, non è indirizzato a Fassino, che ormai non ne ha bisogno, ma a chi lo imita, accogliendo nel PD tanti personaggi che fino a qualche mese fa scodinzolavano ai piedi del padrone e ora fingono di tradirlo. Come se ne avessero le capacità e gli attributi.

 

Meglio dimenticare le stragi

Sette anni fa la tragedia di Viareggio. Il treno che trasporta gas liquido deraglia ed esplode proprio mentre attraversa la stazione. L’incendio uccide 32 persone. Quattro anni per indagini e istruttoria. Il processo è ancora in corso. Alla fine dell’anno, quando i reati di incendio e lesioni non saranno più perseguibili, non ci sarà ancora la sentenza di primo grado. Chissà quando quella definitiva. Troppo tempo per giudicare responsabilità e negligenze. Questa giustizia non è dalla parte delle vittime né del dolore della povera gente. Non si può condannare o assolvere con tanto ritardo. Gli imputati non saranno più gli stessi. I testimoni avranno dimenticato. Si risarciranno parenti lontani e sconosciuti. È vero che la procedura è farraginosa, i cavilli consentono rinvii continui, il personale scarseggia, manca il toner alle stampanti, i computer obsoleti si bloccano….. Ma il Parlamento non aveva fatto una riforma perché la giustizia non fosse così lenta e incerta?

 

Perché a testa alta?

Non abbiamo neppure la dignità di giudicarli come meritano. Non perché abbiano perso, ma perché non si perde così. È vero che i rigori sono una lotteria. Ma se ne possono sbagliare uno o due, non 4 su 9. Vergogna! Sembrava lo facessero a posta, come nelle partite truccate di Serie B. Anche i tedeschi erano stanchi. Non è stata sfortuna. Né ci siamo imbattuti in un avversario irresistibile. Una sofferenza continua. Perché non abbiamo controllo di palla, siamo imprecisi nei passaggi, abbiamo sempre la peggio nei contrasti, non tiriamo mai in porta. Neuer non ha fatto una sola parata. Un allenatore che sa i suoi attaccanti non eccellere neppure ai rigori, osa un po’ di più sul campo. Invece, lascia fino alla fine Eder, che nei supplementari sembrava un pugile suonato. E fa entrare Zaza al 119’, giusto in tempo per sbagliare il rigore. Dovrebbero cospargersi il capo di cenere e prepararsi a guadagnare di meno. Tutti. Certi tecnici sono bravi solo alla Juve. La Nazionale è un ripiego in attesa di un ingaggio migliore. Un anno e via. Per carità, perdere è umano. Ma non parliamo di onore delle armi, per rispettare, almeno, l’amarezza degli sportivi.

Le mie riflessioni sono al di sopra delle ideologie e dei partiti. Se ti piacciono, divulgale, trasmettendole ai tuoi amici. Se, invece, non ti interessano o addirittura ti disturbano, non avere l’imbarazzo di farmelo sapere francamente con una email di risposta.

Più sotto la copertina del mio ultimo libro che ti suggerisco di leggere e, se ti piace, di diffondere. È anche un regalo utile da fare a un amico. In libreria costa 18€. Richiedendolo a www.ibs.it, www.armando.itwww.amazon.com, 15,30€ (spese postali comprese).

o la borsa o la vita

Un caro saluto, Roberto Tumbarello