Maternità in codice rosso:
29% punti nascita fuori norma

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Quasi un punto nascita su tre, esattamente il 29%, è fuori standard, è troppo piccolo e non supera i 500 parti l’anno; ed è proprio in questi Quasi un punto nascita su tre, esattamente il 29%, è fuori standard, è troppo piccolo e non supera i 500 parti l’anno; ed è proprio in questi che si verifica il maggior numero di problemi per la salute delle madri e dei bambini. All’indomani dell’annuncio del ministro della Salute Beatrice Lorenzin di non permette più deroghe alla chiusura di queste strutture, in seguito alla tragedia della morte della piccola Nicole poche ore dopo la nascita a Catania, arriva il rapporto di Save the Children che conferma l’esistenza di una maternità in ”codice rosso” in alcune aree del Paese. In un quadro sostanzialmente positivo, con una mortalità fra le più basse in Europa, sono ancora troppi i cesarei: il 36,3%, con punte ancora più elevate in Campania (61,5%), Molise (47,3%), Puglia (44,6%), Sicilia (44,8%). Differenze territoriali si riscontrano anche rispetto alla mortalità infantile che, pur tra le più basse al mondo, fa registrare un +30% nel Mezzogiorno, con picchi in Sicilia (4,8 bambini che perdono la vita entro il primo anno, su 1000 nati vivi), Campania (4,1), Lazio (3,9) e Liguria (3,8). Secondo il rapporto, l’8% delle neo-mamme ha 40 anni e più, 280 le mamme over 50. L’11% dei neonati hanno una mamma sotto i 25 anni, e l’8% ha 40 anni e più; 280 sono state le mamme over-50. Tra l’8% e il 12% delle neo madri, pari a un numero compreso tra le 45 e le 50 mila donne all’anno, soffre di depressione post partum; circa 400 neonati, ogni anno, non sono riconosciuti dalle madri e vengono lasciati in ospedale; per quanto riguarda i servizi territoriali per la salute materno-infantile, i consultori si sono ridotti di numero negli anni e attualmente sono 1.911. La copertura degli asili nido pubblici riguarda solo il 13% dei bambini 0-2 anni e scende ulteriormente in alcune regioni, toccando quota 2% circa in Calabria e Campania: d’altra parte è appena del 4,8% la percentuale nazionale di risorse destinate alle famiglie, sul totale della spesa sociale. Ciò a fronte di condizioni sociali difficili per molte famiglie con minori: sono 1.434.000, pari al 13,8% del totale i bambini che nascono e vivono in famiglie in povertà assoluta. “Abbiamo cercato di documentare le disfunzioni di una rete sanitaria che, pur essendo riconosciuta come una delle migliori al mondo, non assicura dappertutto e in ogni circostanza le condizioni di sicurezza fondamentali, come accaduto per la bambina neonata di Catania la cui morte è inammissibile“, spiega Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children che propone di stabilire una road map per la messa in sicurezza e l’umanizzazione di tutta la rete dei punti nascita, a partire da una chiara valutazione delle loro attuali condizioni e definendo anche eventuali utilizzi alternativi delle strutture più piccole, laddove se ne decida la chiusura.