Un nuovo miracolo di San Gennaro per il Rione Sanità

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Che ci fanno due fondazioni del Nord come la Alberto e Franca Riva Onlus e la Peppino Vismara nel Rione della Sanità, a Napoli, dove ebbero i natali l’illustre principe de Curtis, in arte Totò, e il fuoriclasse delle calzature Mario Valentino? Che ci fanno gli esponenti delle illustri famiglie industriali lombarde nel cuore di uno dei quartieri più problematici dell’ex capitale del Mezzogiorno?

Partecipano a una grande festa: la costituzione della Fondazione di Comunità San Gennaro assieme ad altre nove organizzazioni di marca strettamente meridionale come la Fondazione Grimaldi Onlus (che fa capo alla nota famiglia di armatori), la Feudi di San Gregorio Spa (grandi vini), la Caronte Srl (trasporti tra Calabria e Sicilia), la Fondazione Pasquale Di Costanzo (ricerca di giovani musicisti), le due Parrocchie di Santa Maria e di San Severo alla Sanità, l’Associazione co-Operazione San Gennaro (realtà non profit del territorio), la Rete San Gennaro (piccoli imprenditori e commercianti del luogo), l’Altra Napoli Onlus (guidata dal manager napoletano a Roma Ernesto Albanese il cui padre fu ammazzato da una pallottola vagante nel corso di una rapina).

Tutte insieme queste undici realtà hanno messo in comune un capitale di 1.100.000,00 euro che la Fondazione con il Sud presieduta da Carlo Borgomeo s’incaricherà di raddoppiare secondo la regola della casa che ha già funzionato nel Centro Storico di Napoli, a Salerno, Messina e nella Val di Noto dove iniziative analoghe già svolgono quel lavoro di animazione e trascinamento verso buone pratiche alla base del virtuoso intreccio pubblico-privato.

Nei prossimi dieci anni la neo Fondazione San Gennaro si propone di raggiungere un patrimonio di almeno 2,5 milioni da portare a 5 per diventare il vero motore culturale ed economico di un’area e una popolazione per troppo tempo dimenticate. Per cominciare, ha scelto come presidente un artista di chiara fama che risponde al nome di Mimmo Jodice, fotografo tra i più quotati del Paese, che presterà graziosamente la sua opera.

Dietro il grande fervore che anima promotori e destinatari c’è un agguerrito gruppo di persone, tra le quali l’economista Marco Vitale, ma soprattutto un parroco manager, don Antonio Loffredo, e un Arcivescovo, il Cardinale Crescenzio Sepe, che non si stanca di benedire uomini pratici e azioni concrete rivolte allo sviluppo e al lavoro ben conoscendo lo stato di povertà che caratterizza l’enclave partenopea.

Don Antonio, in particolare, Donnantò per tutti quelli che lo frequentano, da quando è stato assegnato alla Sanità ha pensato, progettato e agito come un imprenditore organizzando e lanciando una cooperativa di giovani dopo l’altra che oggi vivono e guadagnano nella e con la riscoperta delle loro origini e tradizioni: La Paranza, Iron Angles, Officina dei Talenti, Nuovo Teatro Sanità, Apogeo, Sanitansamble sono alcune delle creature che ogni giorno di più si rinforzano offrendo prospettive di nuova occupazione ai giovani del posto.

Nato intorno alla riscoperta e messa in funzione delle Catacombe del Santo Martire napoletano – l’unico Patrono al mondo che con il regolare scioglimento del sangue si mostra vivo e palpitante ai suoi fedeli – il primo nucleo di ragazzi scelto e preparato da Donnantò fa da mentore ai nuovi arrivati e comincia a viaggiare per il mondo per imparare le lingue e portare acqua fresca al proprio mulino.

Tra guide turistiche, manutentori, piccoli artigiani e attori in erba – tutti impegnati nella rivalutazione del loro spazio vitale – il gruppo dei musicisti sta superando la notorietà locale per diventare un fenomeno nazionale. Non a caso l’orchestra Sanitansamble – quarantadue elementi tra gli otto e i sedici anni passati dalla strada allo studio di uno strumento musicale – è stata invitata a suonare all’Expò come motivo di gran richiamo.

Nonostante il successo, gli scugnizzi restano tali. E hanno fatto piangere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando per la prima volta si recò ad ascoltarli. Nonostante il severo divieto del cerimoniale di suonare l’Inno Nazionale, la banda intonò per prima cosa proprio le note di Mameli e con un trasporto tale che il Capo dello Stato non poté trattenere le lacrime andando ad abbracciare quei discoli che, sì, avevano disobbedito agli ordini ma gli avevano procurato una gioia grande. E inaspettata, come tutta questa bella storia.