A Padula nella casa-museo del più famoso poliziotto d’America

715

di Elisabetta Colangelo

Padula. Non solo Certosa. Eravamo in questa località in provincia di Salerno, nella Valle di Diano, per visitare la notissima e celebrata Certosa di San Lorenzo, annoverata dal 1998 nel Patrimonio dell’Unesco, con la sua magnificente struttura, i cortili, i giardini, i meravigliosi chiostri, tra cui uno dei più ampi d’Europa, quando, lasciando la Certosa, la nostra attenzione, è stata attratta da un altro sito: la casa museo di Joe Petrosino.
La casa sorge nel centro storico di Padula, tra stradine caratteristiche e scorci indimenticabili sulla Valle. Una casa tra le case, né più vistosa né più modesta delle altre, dove ebbe inizio una storia straordinaria che non tutti conoscono. Una storia di emigrazione, così attuale per i nostri tempi travagliati.
In questa casa il 30 Agosto 1860 nacque Giuseppe Petrosino e il museo che vi è allestito è l’unico dedicato ad un esponente delle forze nell’ordine.
Quando il piccolo Giuseppe aveva solo 13 anni, suo padre Prospero decise di raggiungere alcuni parenti ed emigrare con la sua numerosa famiglia in America. Prospero era il sarto del paese e non versava in condizioni di particolare disagio, volle tuttavia offrire ai suoi figli un’opportunità di migliorarsi. Da quella decisione discese il destino di Giuseppe che sarebbe diventato, poi, il grande, leggendario Joe, il poliziotto più famoso d’America, che ha ispirato letteratura, film, fumetti.
Una volta arrivato negli stati Uniti, Giuseppe per aiutare la sua famiglia fu garzone, lustrascarpe, strillone, finché aprì una piccola attività nei locali antistanti la stazione di polizia . Da lì iniziò la sua storia.
E’ il 19 ottobre1883 quando per la prima volta Joe indossa la divisa di agente di polizia. La sua placca d’argento sul petto porta il numero 285. La sua carriera fu brillante: per i numerosi successi, Petrosino venne promosso a tenente e il presidente degli Stati Uniti Teddy Roosevelt lo dotò di una squadra investigativa chiamata “Italian Branch”, che inflisse duri colpi ai mafiosi.
Passione per il lavoro, fiuto, acume e senso di responsabilità guidarono la sua azione, volta a sconfiggere l’organizzazione criminale mafiosa, allora conosciuta come “ Mano Nera”, dedita al racket che imperversava a Little Italy che lui, per la prima volta, comprese essere articolata e collegata con l’Italia.
Un’occasione che vide Petrosino e l'”Italian Squad” contro la Mano Nera riguardò il notissimo cantante Enrico Caruso che, in tournée a New York, fu ricattato dai gangster sotto minaccia di morte. Petrosino convinse Caruso ad aiutarlo nel catturare i criminali.
In precedenza Petrosino si era infiltrato nell’organizzazione anarchica responsabile della morte del re d’Italia Umberto I, scoprendo l’intenzione di assassinare il presidente statunitense William McKinley durante una sua visita all’Esposizione Pan-Americana di Buffalo. McKinley, informato attraverso i servizi segreti, ignorò l’avvertimento e fu effettivamente ucciso il 6 settembre 1901 da Leon Czolgosz.
Fu proprio seguendo le indagini sulla Mano Nera che Joe ritornò in Italia. La sua missione doveva essere segreta, ma una fuga di notizie fece saltare la sua copertura. La sera del 12 marzo 1909, a Palermo, quattro colpi di pistola freddarono Joe. Il console statunitense a Palermo telegrafò al suo governo: Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire.
Circa 250.000 persone presero parte al suo funerale a New York.
Il Museo che lo ricorda è uno spaccato della vita del tempo, con gli arredi, gli utensili, i cimeli. Nelle stanze sono rievocati momenti della vita privata e dell’eroica attività di poliziotto. Il percorso della mostra ripercorre, attraverso le sue 24 sezioni, il periodo che va dal 1860 ai giorni nostri offendo scorci sulla legalità, la giustizia e la sana emigrazione. Immagini di coloro che nel tempo hanno combattuto, anche a costo della vita, la Mafia, contribuiscono a rendere la visita particolarmente emozionante, pregna dei valori di legalità e giustizia che caratterizzarono la vita di Joe.
Un luogo ricco di storia che vale la pena visitare, come l’intero paese di Padula, col suo Museo Civico Multimediale, la storia di Carlo Pisacane, il battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte. Perché Padula è un piccolo gioiello. Non solo Certosa.