Santa Maria Egiziaca a Forcella: da luogo di accoglienza per anime perdute a scrigno di preziosi tesori

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“Quando arrivò a Forcella, il giorno dopo, appoggiò il motorino che gli aveva prestato Lollipop non lontano dall’ingresso di Santa Maria Egiziaca, quello che stava su Corso Umberto. Si disse chiesa. Si disse santi. Si disse Madonna. Si disse Gesù Bambino. (….)Bellezza mista al sacro, allo scongiuro, alla speranza. E per la speranza Biscottino entrò in chiesa cercando santi, sante, madonne, un interlocutore. Fu sopraffatto dalle immagini e dai colori, dai gesti ampi delle braccia carnose, dagli azzurri scavati nell’oro, dai volti della pietà e del martirio.”  

E’ uno dei momenti conclusivi dell’ultimo romanzo di Roberto Saviano. Al più giovane dei bambini della paranza è stato commissionato il primo omicidio, la prova del fuoco per diventare “uomo”. Ha paura, cerca protezione, conforto e, con la pistola infilata nei pantaloni, entra furtivo in questa chiesa.

Siamo a Forcella, storico, popolare quartiere napoletano. E’ una torrida mattina di luglio sul Rettifilo che sa di pendolari, di andirivieni scomposto, di umanità variopinta, di traffico, di rumori assordanti. Tra i palazzi del Risanamento e le bancarelle, una facciata assai poco appariscente, nascosta da un cancello, entriamo anche noi, in cerca di riparo e conforto, nella chiesa di Santa Maria Egiziaca a Forcella (anche detta all’Olmo per il grande albero posto nell’antistante piazza poi scomparso con i lavori del Risanamento). Si avverte subito il senso di rifugio entrando, tanto forte è il contrasto tra il dentro e il fuori, tra il caos e la quiete, la povertà e lo sfarzo, il profano e il sacro.

Dedicata a Santa Maria Egiziaca, espressione dell’architettura barocca napoletana, è considerata una delle chiese monumentali di Napoli. L’edificio, con annesso monastero, ha da sempre avuto la vocazione di rifugio dai rumori del mondo. Fondato nel 1342 per volere della regina Sancia d’Aragona, aveva lo scopo di accogliere  le prostitute pentite a causa del sovraffollamento della Chiesa della Maddalena, e per questo fu dedicata proprio ad una di esse. La storia di Maria Egiziaca, tra storia e leggenda, narra infatti di una ragazza fuggita giovanissima dalla casa paterna dedita al meretricio per guadagnarsi da vivere. In seguito, imbarcatasi per Gerusalemme con un gruppo di pellegrini che aveva sedotto, le fu impedito di recarsi al Tempio da una forza misteriosa e irresistibile che le ricordava come per la sua vita dissoluta fosse indegna di accostarsi alla Croce. Da quel momento iniziò la sua redenzione che la portò ad errare nel deserto per quarantasette anni.

 

  [1] R. Saviano -La paranza dei bambini- pag.306 Feltrinelli.

 

Prima del Risanamento di Napoli la chiesa affacciava sulla piazza dell’Olmo , i lavori per aprire il corso Umberto tuttavia non prevedevano l’intaccamento della chiesa, la quale conservò l’antico ingresso e ottenne solo una facciata laterale, parallela alla nuova strada, in stile eclettico. 

Nel 1920 il comune di Napoli, cui era stato affidato il complesso monastico al momento della soppressione degli enti ecclesiastici, lo affidò al “Regio ospizio dei Santissimi Pietro e Gennaro extra moenia” perché venisse creato un ospedale per malattie croniche, che in seguito prenderà il nome del cardinale Alessio Ascalesi.

L’interno, in contrasto con la facciata spoglia, è sfarzoso. Ovunque statue, stucchi, marmi policromi e drappeggi che avvolgono e confondono la vista del visitatore. L’ambiente non è molto ampio, ma in una superficie così ridotta sono racchiusi notevoli capolavori. La vista spazia a 360 gradi tra i quattro organi e il coro dorato con la decorazione ornamentale ad intagli dorati. Su entrambi i lati cappelle riccamente decorate ospitano capolavori di artisti come Luca Giordano e Francesco Solimena. L’altare maggiore (1713) è opera di Gennaro Ragozzino e presenta una tela di Andrea Vaccaro, datata 1668, dal titolo La comunione di Santa Maria Egiziaca. Ai lati dell’altare sono collocate le opere di Luca Giordano che ricordano il percorso di redenzione della Santa e la sua fuga dall’Egitto:  Santa Maria Egiziaca ha la visione della Vergine, dove la Santa è raffigurata pentita delle sue colpe, consolata dalla Vergine e La fuga della Santa dall’Egitto, in cui la Santa, in abito di penitenza, si incammina verso il deserto.

Tutto qui parla di raccoglimento, di pentimento struggente di chi ha conosciuto le difficoltà, il dolore, la fatica di vivere e cerca la pace, ieri Maria Egiziaca, oggi l’umanità disperata e dolente che si inventa la vita ogni giorno da queste parti, in cerca di un posto nel mondo.

“Sarò buono- ripeté – e se ne uscì rapido come era entrato”  .

[2] R. Saviano -La paranza dei bambini- pag.307 Feltrinelli.

 

Quando arrivò a Forcella, il giorno dopo, appoggiò il motorino che gli aveva prestato Lollipop non lontano dall’ingresso di Santa Maria Egiziaca, quello che stava su Corso Umberto. Si disse chiesa. Si disse santi. Si disse Madonna. Si disse Gesù Bambino. (….)Bellezza mista al sacro, allo scongiuro, alla speranza. E per la speranza Biscottino entrò in chiesa cercando santi, sante, madonne, un interlocutore. Fu sopraffatto dalle immagini e dai colori, dai gesti ampi delle braccia carnose, dagli azzurri scavati nell’oro, dai volti della pietà e del martirio.[1]

E’ uno dei momenti conclusivi dell’ultimo romanzo di Roberto Saviano. Al più giovane dei bambini della paranza è stato commissionato il primo omicidio, la prova del fuoco per diventare “uomo”. Ha paura, cerca protezione, conforto e, con la pistola infilata nei pantaloni, entra furtivo in questa chiesa.

Siamo a Forcella, storico, popolare quartiere napoletano. E’ una torrida mattina di luglio sul Rettifilo che sa di pendolari, di andirivieni scomposto, di umanità variopinta, di traffico, di rumori assordanti. Tra i palazzi del Risanamento e le bancarelle, una facciata assai poco appariscente, nascosta da un cancello, entriamo anche noi, in cerca di riparo e conforto, nella chiesa di Santa Maria Egiziaca a Forcella (anche detta all’Olmo per il grande albero posto nell’antistante piazza poi scomparso con i lavori del Risanamento). Si avverte subito il senso di rifugio entrando, tanto forte è il contrasto tra il dentro e il fuori, tra il caos e la quiete, la povertà e lo sfarzo, il profano e il sacro.

Dedicata a Santa Maria Egiziaca, espressione dell’architettura barocca napoletana, è considerata una delle chiese monumentali di Napoli. L’edificio, con annesso monastero, ha da sempre avuto la vocazione di rifugio dai rumori del mondo. Fondato nel 1342 per volere della regina Sancia d’Aragona, aveva lo scopo di accogliere  le prostitute pentite a causa del sovraffollamento della Chiesa della Maddalena, e per questo fu dedicata proprio ad una di esse. La storia di Maria Egiziaca, tra storia e leggenda, narra infatti di una ragazza fuggita giovanissima dalla casa paterna dedita al meretricio per guadagnarsi da vivere. In seguito, imbarcatasi per Gerusalemme con un gruppo di pellegrini che aveva sedotto, le fu impedito di recarsi al Tempio da una forza misteriosa e irresistibile che le ricordava come per la sua vita dissoluta fosse indegna di accostarsi alla Croce. Da quel momento iniziò la sua redenzione che la portò ad errare nel deserto per quarantasette anni.

Prima del Risanamento di Napoli la chiesa affacciava sulla piazza dell’Olmo , i lavori per aprire il corso Umberto tuttavia non prevedevano l’intaccamento della chiesa, la quale conservò l’antico ingresso e ottenne solo una facciata laterale, parallela alla nuova strada, in stile eclettico.

Nel 1920 il comune di Napoli, cui era stato affidato il complesso monastico al momento della soppressione degli enti ecclesiastici, lo affidò al “Regio ospizio dei Santissimi Pietro e Gennaro extra moenia” perché venisse creato un ospedale per malattie croniche, che in seguito prenderà il nome del cardinale Alessio Ascalesi.

L’interno, in contrasto con la facciata spoglia, è sfarzoso. Ovunque statue, stucchi, marmi policromi e drappeggi che avvolgono e confondono la vista del visitatore. L’ambiente non è molto ampio, ma in una superficie così ridotta sono racchiusi notevoli capolavori. La vista spazia a 360 gradi tra i quattro organi e il coro dorato con la decorazione ornamentale ad intagli dorati. Su entrambi i lati cappelle riccamente decorate ospitano capolavori di artisti come Luca Giordano e Francesco Solimena. L’altare maggiore (1713) è opera di Gennaro Ragozzino e presenta una tela di Andrea Vaccaro, datata 1668, dal titolo La comunione di Santa Maria Egiziaca. Ai lati dell’altare sono collocate le opere di Luca Giordano che ricordano il percorso di redenzione della Santa e la sua fuga dall’Egitto:  Santa Maria Egiziaca ha la visione della Vergine, dove la Santa è raffigurata pentita delle sue colpe, consolata dalla Vergine e La fuga della Santa dall’Egitto, in cui la Santa, in abito di penitenza, si incammina verso il deserto.

Tutto qui parla di raccoglimento, di pentimento struggente di chi ha conosciuto le difficoltà, il dolore, la fatica di vivere e cerca la pace, ieri Maria Egiziaca, oggi l’umanità disperata e dolente che si inventa la vita ogni giorno da queste parti, in cerca di un posto nel mondo.

Sarò buono- ripeté – e se ne uscì rapido come era entrato[2].



[1] R. Saviano -La paranza dei bambini- pag.306 Feltrinelli.

 

[2]  R. Saviano -La paranza dei bambini- pag.307 Feltrinelli.

 

Santa Maria Egiziaca a Forcella: da luogo di accoglienza per anime perdute a scrigno di preziosi tesori.