Piazza Affari azzera i guadagni accumulati nel 2015

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Il punto della mattinata. Il Ftse Mib segna +1,17%, il Ftse Italia All-Share +1,08%, il Ftse Italia Mid Cap +0,64%, il Ftse Italia Star +1,02%.
Mercati azionari europei in netto rialzo: DAX +1,8%, CAC 40 +1,8%, FTSE 100 +1,4%, IBEX 35 +1,3%.
Future sugli indici azionari americani in rialzo dell’1,4 per cento circa. Ieri Wall Street è rimasta chiusa per festività (Martin Luther King, Jr. Day).
Lieve rialzo a Tokyo con il Nikkei 225 a +0,55%. Positive le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen chiude a +2,95%, a Hong Kong l’Hang Seng a +2,07%.
Euro in calo contro dollaro. EUR/USD al momento oscilla in area 1,0870, minimo da venerdì scorso.
Inizio seduta negativo per i mercati obbligazionari eurozona. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente sale di 2 bp allo 0,49%, quello del BTP sale d i 1 bp all’1,57%. Lo spread scende di 1 bp a 108.
Sul petrolio si è fatto sentire l’effetto Iran. L’oro nero, già fortemente penalizzato nelle scorse settimane, ha pagato i timori legati alla produzione di greggio che potrebbe ulteriormente aumentare dopo l’accordo siglato nel weekend appena trascorso con l’eliminazione delle sanzioni da parte dei Paesi occidentali sull’Iran.

Borse asiatiche
Mercati asiatici in altalena al traino dei dati macroeconomici in arrivo dalla Cina. Dopo una seduta complessivamente negativa lunedì per Asia ed Europa (Wall Street è rimasta chiusa per la celebrazione del Martin Luther King Day) prevalentemente a causa dell’ennesimo deprezzamento dei corsi del greggio, i riflettori erano tutti puntati sulla lettura finale per il 2015 del Pil di Pechino. Il dato si è rivelato negativo, come per altro ampiamente previsto, ma nel quarto trimestre la crescita dell’economia cinese è stata persino inferiore alle attese. Secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica, infatti, negli ultimi tre mesi dell’anno il Pil è cresciuto del 6,8% contro il 6,9% del consensus per una lettura invariata rispetto al periodo precedente (che già era stata la peggiore performance da quella del primo trimestre 2009, nel pieno della crisi finanziaria globale). Nell’intero 2015 la crescita del Pil è stata del 6,9% contro il 7,0% che era il target governativo ufficiale, in quella che è la peggiore lettura dal 1990 (nel 2014 l’economia della Cina aveva registrato un incremento del 7,3%). E la reazione dei mercati è stata di estrema volatilità, ma per una volta tutte le principali Borse asiatiche si sono mosse all’unisono.

A un’apertura in territorio positivo ha fatto seguito una correzione subito dopo la presentazione dei dati sul Pil, ma successivamente c’è stato un recupero e la chiusura è stata generalizzata in segno più. E addirittura Shanghai (che pure aveva già guadagnato nella seduta precedente) è andata in rally. Shanghai Composite (scivolato in intraday ancora sotto la soglia psicologica di 3.000 punti) e Shanghai Shenzhen Csi 300 hanno segnato un balzo del 3,22% e del 2,97% rispettivamente. Ancora meglio ha fatto lo Shenzhen Composite, che si è apprezzato del 3,57% al termine degli scambi. E così anche l’Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, ha segnato un guadagno, seppure moderato, dopo avere toccato di nuovo i minimi dal 2011.

Anche a Tokyo la seduta è stata in altalena, e il Nikkei 225 ha chiuso con un progresso dello 0,55% al traino soprattutto dei grandi esportatori aiutati dall’apprezzamento dello yen (Nissan e Sony hanno segnato progressi intorno all’1,50%). Performance simile per la piazza di Seoul, con il Kospi che ha registrato un guadagno dello 0,60% al termine delle contrattazioni. Il petrolio ha recuperato terreno dopo essere scivolato sotto 28 dollari al barile lunedì e questo ha aiutato i titoli del settore a Sydney (con l’eccezione di Oil Search, che ha perso di nuovo oltre il 4%), così come i colossi del settore minerario, che hanno chiuso in positivo.

Rio Tinto ha comunicato per il quarto trimestre del 2015 l’incremento del 10% della produzione di minerale di ferro a quota 87,2 milioni di tonnellate, contro 91 milioni del consensus di Bloomberg. E il titolo ha comunque sottoperformato l’indice (0,34% il suo progresso). Il guadagno dell’S&P/ASX 200 è stato dello 0,91% e tra i migliori settori c’è stato quello finanziario (Macquarie ha chiuso in progresso del 2,00%).
Il rally delle piazze della Cina continentale ha condizionato in positivo anche Hong Kong: avvicinandosi alla chiusura l’Hang Seng guadagna circa l’1,50% (mentre l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica, è in progresso di oltre il 2%).

Borsa Usa
Wall Street ieri è rimasta chiusa per festività.

Europa
Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in forte rialzo. Il Dax30 di Francoforte guadagna il 2,1%, il Cac40 di Parigi il 2,05%, il Ftse100 di Londra l’1,9% e l’Ibex35 di Madrid l’1,6%. In Germania l’ufficio Federale di Statistica (Destatis) ha reso noto il dato definitivo relativo all’inflazione di dicembre. L’indice dei prezzi al consumo è diminuito dello 0,1% su base mensile ed è cresciuto dello 0,3% su base annuale, confermando la lettura preliminare. L’indice armonizzato è rimasto fermo su base mensile ed è aumentato dello 0,2% su base annua.
Sul fronte societario rimbalzano le banche dopo il tonfo di ieri.

Italia
La borsa di Milano ieri ha chiuso la seduta in deciso ribasso indossando la maglia nera tra le principali piazze europee, nella corrente delle forti vendite che si sono abbattute sul comparto bancario. L’indice Ftse Mib ha di fatto azzerato i guadagni accumulati nell’intero 2015 e si è portato sui minimi di metà gennaio 2015. Il paniere principale di Milano, dopo un avvio promettente sopra quota 19.300 punti, ha accelerato al ribasso per chiudere con una flessione del 2,65% a 18.686 punti.
Seduta drammatica per Mps. Il titolo della banca senese, dopo essere stato più volte congelato dagli scambi, ha chiuso con un tonfo del 14 ,75% a 0,765 euro. Aggiornati i minimi storici a 0,748 euro. I numeri sono impietosi: negli ultimi sei mesi è andata in fumo la maxi ricapitalizzazione da 3 miliardi di euro portata a termine la scorsa estate. Da inizio 2016, in sole undici sedute, il titolo Mps ha perso oltre 30 punti percentuali.

Forti vendite anche sugli altri titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto il 6,72% a 10,40 euro, Popolare dell’Emilia Romagna l’8,73% a 5,645 euro, Intesa SanPaolo il 4,99% a 2,662 euro, Ubi Banca il 7,28% a 4,914 euro, Unicredit il 5,36% a 4,162 euro. In decisa controtendenza STM che ha chiuso la seduta con un progresso dell’1,71% a 5,335 euro.
Ha tenuto Telecom Italia (invariata a 1 euro) in scia alla notizia emersa nel fine settimana di un incremento della quota di Vivendi, già principale azionista del gruppo italiano delle telecomunicazioni. Attraverso acquisti sul mercato, il colosso francese è salito dal 20,5% al 21,5% di Telecom Italia. Oltre la soglia del 25 % scatta l’obbligo di lanciare un’Offerta pubblica d’acquisto (Opa).

I dati macro attesi oggi
Martedì 19 gennaio 2016

03:00 CINA PIL trim4 2015;
03:00 CINA Produzione industriale dic;
03:00 CINA Investimenti fissi dic;
03:00 CINA Vendite al dettaglio dic;
08:00 GER Inflazione (finale) dic;
10:00 EUR Bilancia partite correnti nov;
10:30 GB Indice prezzi alla produzione (output) dic;
10:30 GB Inflazione dic;
11:00 GER Indice ZEW (fiducia investitori istituzionali) gen;
11:00 EUR Inflazione (finale) dic;
16:00 USA Indice NA HB (mercato immobiliare residenziale) gen;
22:00 USA Acquisti netti att. finanziarie (l/term.) nov.

 

 

a cura di Antonio Arricale