Se la fabbrica di cioccolato chiude nel 2020

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La domanda progressiva di cioccolato dal mercato asiatico porterà probabilmente all’aumento del suo costo. Di ogni bene in base alle più basilari leggi della domanda e dell’offerta, semplificando computi articolati, quando l’offerta è superiore alla domanda i La domanda progressiva di cioccolato dal mercato asiatico porterà probabilmente all’aumento del suo costo. Di ogni bene in base alle più basilari leggi della domanda e dell’offerta, semplificando computi articolati, quando l’offerta è superiore alla domanda i prezzi sono più convenienti, quando la domanda è superiore all’offerta i prezzi salgono. Il consumatore mentre per un bene “raro” è propenso a spendere di più,  per un bene comune, di facile reperibilità, ha modo di “guardarsi intorno” per il prezzo più vantaggioso, e di sicuro lo farà. Ciò premesso è vero che negli ultimi anni è stato registrato un netto incremento nella domanda di cacao rispetto all’offerta. Il Gruppo Svizzero Barry Callebaut si è unito ad un gruppo di esperti dell’industria del cacao nell’esprimere dubbi relativi ad una “potenziale carenza di cacao nel 2020?, che ha contribuito ad aumentare i prezzi del cacao del 25%. Inoltre ha rivelato di aver venduto più di un milione e settecentomila tonnellate di cioccolata nel 2013/2014, un incremento annuale di oltre l’11,8%, e afferma di “continuare a superare il resto del mercato del cioccolato”. Fiona Dawson, la presidentessa pro-tempore di Mars UK, azienda competitor di Barry Callebaut, aveva dichiarato nel 2012 che il settore del cacao “avrebbe potuto soffrire la carenza di un milione di tonnellate nel 2020 a causa delle pressioni economiche ed ambientali sulle fabbriche di cacao”, dichiarando “non è sostenibile”. Lo scorso anno, Angus Kennedy, editore della rivista “Kennedy’s Confection” ha detto che il futuro del cioccolato potrebbe essere minacciato per quella data, e  che “la barretta del futuro” potrebbe essere fatta con così poco cacao da essere “del tutto diversa dal cioccolato che conosciamo e che amiamo”. La realtà è che da un lato c’è un consumo di cioccolato in netto aumento ed in crescita, con un maggior numero di persone in grado di acquistare quantità anche considerevoli di cioccolata, dall’altro  ragioni contingenti e strutturali per cui l’offerta di cacao sta calando. Non va tralasciato il fatto che Ghana e Costa  d’Avorio, paesi produttori del 70% del cacao mondiale, in questi ultimi tempi hanno subito carestie e siccità, oltre a invasioni di parassiti che hanno rovinato gran parte dei raccolti. Non solo: molti agricoltori hanno lasciato il cacao preferendo colture più sicure, come il mais. Così in due anni il prezzo del cacao è salito del 60%.  Callebaut ha dichiarato che tra il 2013 e il 2014, il prezzo del cacao è aumentato da 1600 a oltre 2000 sterline a tonnellata; secondo  Yahoo Finance la maggior parte delle piantagioni di cacao sono lungo la costa occidentale dell’Africa, in paesi talmente poveri che molti agricoltori vivono con meno di 2 dollari al giorno. La Mondelez International (multinazionale alimentare e dolciaria), ha dichiarato che si sarebbe impegnata a investire più di 400 milioni di dollari per contribuire ad alleviare questa crisi in Ghana, Costa d’Avorio, Indonesia, India e Repubblica Dominicana per migliorare la produttività e la vita dei coltivatori di cacao. Chris McGrath, capo del programma Cocoa Life alla Mondelez, ha detto al Times: “Ci siamo resi conto che ci sarebbe stata una carenza di fornitura a lungo termine. Gli agricoltori stanno invecchiando e non c’è una nuova generazione che li seguirà. Il cacao è un prodotto esotico, che viene da terre lontane e che, quest’anno, sono state piagate da carestie, siccità e parassiti, e dove, con la vita che diventa sempre più competitiva, gli agricoltori, l’unità base della coltivazione di cacao, non sono più motivati a lasciare che i loro figli prendano il loro posto tra stenti e precarietà, venendo spinti a dismettere le coltivazioni di cacao per sostituirle con alimenti forse meno gradevoli al palato, ma più sicuri e redditizi, oppure a sognare per la generazione successiva una qualsiasi diversa carriera lavorativa che li porti a guadagnare più degli insufficienti due dollari al giorno. Ciò ha implicato alcune misure:  allo studio nuovi incroci e qualità vegetali dotati di maggiore resistenza agli effetti di parassiti e carestie, sebbene rimanga il problema che, per quanto sia apparentemente “semplice” ottenere piante più resistenti coi metodi in nostro possesso, il sapore è una incognita: non sempre una pianta più robusta ha un sapore più gradevole.  L’Organizzazione Internazionale del Cacao ha inoltre comunicato che sono in atto piani di sostegno per la coltivazione anche in Indonesia. Con gli investimenti nelle industrie di trasformazione del cacao che crescono a un ritmo molto veloce in questo Paese, il governo sta vagliando l’annullamento tassa sulle importazioni di semi di cacao dato il calo dei livelli di produzione per via delle strette policy relative alla macinazione. Il cacao quindi non svanirà: ora più che mai occorre sia migliorare la ricerca in campo agricolo alla ricerca di specie più resistenti che promuovere una autentica produzione equosolidale del cacao; affinché la cioccolata costi meno, diventa fondamentale aiutare le popolazioni agricole di Ghana, Costa d’Avorio, Indonesia, India e Sud America. Altrimenti il cioccolato non sparirà: ma certamente ne aumenterà il costo. Cosa sarebbe la nostra vita se non potessimo più permetterci un cioccolatino?