Entro fine 2022 un ambasciatore per i diritti Lgbt?

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In foto Christian Masset
Giovedì 4 Agosto 2023, il primo ministro francese, Élisabeth Borne, ha annunciato che entro la fine dell’anno sarà nominato «un ambasciatore per i diritti Lgbt» e verrà lanciato «un fondo da tre milioni di euro per creare dieci nuovi centri LGBT», che andranno ad aggiungersi ai trentacinque esistenti cosa la cui probabilità è stata  confermata dall’Ambasciatore in Italia Christian Masset. Prima di andare in vacanza, il capo del governo di Parigi ha approfittato della data simbolica del 4 agosto, quarantesimo anniversario della depenalizzazione dell’omosessualità, per fare una serie di annunci di grande impatto mediatico volti a ingraziarsi una certa Francia progressista. Borne lo ha fatto da Orléans, in occasione di una visita del centro Lgbt+ locale, spiegando che il futuro ambasciatore (o ambasciatrice?) «coordinerà l’azione del ministero dell’Europa e degli Affari esteri per la protezione contro le discriminazioni e la promozione dei diritti Lgbt+ e porterà la voce della Francia», in particolare per difendere «la depenalizzazione universale dell’omosessualità e della transidentità». In un’intervista al magazine di riferimento del mondo Lgbt francese, Têtu, il candidato Macron, ad aprile, aveva promesso una nomina in tal senso, ma molti osservatori, oltre a chiedersi quale sarà il perimetro di azione di questo “ambasciatore” o di questa “ambasciatrice”, si interrogano su quale sia il senso di creare tale posto.

Persino Libération, il più progressista e Lgbt friendly tra i quotidiani francesi, ha sentenziato che è «fumo negli occhi» quanto annunciato dalla Borne, e sottolinea che esiste già un ministro, Isabelle Rome, che ha la delega all’Uguaglianza tra donne e uomini, alla Diversità e all’Uguaglianza delle opportunità, e che dunque si occupa da vicino anche dei diritti Lgbt. C’è veramente bisogno di creare un doppione? «La Francia è sull’orlo del fallimento, con un debito enorme e un’inflazione che aumenta! La guerra è alle nostre porte! La penuria di energia colpirà duramente tutti i nostri concittadini e la povertà è in crescita! E la soluzione a tutto questo è la nomina di un ambasciatore LGBT!», ha reagito indignato l’ex senatore di centrodestra (Udi) Yves Pozzo di Borgo. Anche Florian Philippot, ex braccio destro di Marine Le Pen, oggi alla guida del partito Les Patriotes, si è chiesto se fosse veramente questa la priorità per la Francia in un momento di crisi energetica ed economica aggravate dalla guerra in Ucraina. «Creazione di un posto di “ambasciatore per i diritti Lgbt”. Questo governo non sa più che fare per evitare i temi fondamentali: crisi dell’euro, provocazioni americane nel mondo, restrizioni della libertà, crisi energetica, etc!», ha attaccato Philippot su Twitter. Poi c’è chi fa notare certi incontri del presidente Macron con individui non proprio attenti ai diritti della comunità Lgbt avvenuti poco tempo fa. «Che peccato non aver approfittato della recente visita del principe ereditario dell’Arabia Saudita per parlargli di persona dei ‘diritti LGBT+QIYZ’ invece di nominare un ambasciatore dopo la sua partenza!», ha commentato ironicamente l’avvocato parigino Philippe Prigent, ex allievo dell’École normale supérieure. Il riferimento è all’incontro tra l’inquilino dell’Eliseo e Mohamed Bin Salman avvenuto la scorsa settimana. Il primo ha accolto il secondo col tappeto rosso, facendo dire al servizio di comunicazione dell’Eliseo che durante la cena è stata evocata “la questione di diritti umani”: troppo poco per non scatenare l’indignazione generale. Le critiche a Macron per la sua accoglienza eccessivamente calorosa sono arrivate anche da Hatice Cengiz, la compagna del giornalista e dissidente saudita Jamel Khashoggi, ucciso e smembrato al consolato dell’Arabia saudita a Istanbul nel 2018: «Sono scandalizzata e indignata dal fatto che Emmanuel Macron riceva il boia del mio compagno con tutti gli onori». Come lei anche Amnesty International e Democracy for the Arab World Now (DAWN) hanno denunciato l’ipocrisia del governo francese e dell’attuale presidente che gonfia di retorica i suoi discorsi, salvo poi ricevere a Parigi in pompa magna Mbs, al vertice di un paese che calpesta ogni giorno i più elementari diritti umani, e soprattutto i diritti della comunità LGBT.