Mercato libero, efficientamento energetico, green-economy: il punto di vista di un giovane imprenditore del settore, Antonio R. D’Angelo

482
in foto Antonio Roberto D'Angelo

Siamo alle porte del nuovo anno e, con esso, si approssima il passaggio al mercato libero dell’energia per gran parte delle utenze private. In questo periodo sempre più consumatori stanno cercando di capire come muoversi per tenere sotto controllo i consumi e gli aumenti, districandosi tra molteplici vademecum e le varie offerte proposte dalle aziende di settore. Per questo motivo abbiamo deciso di confrontarci con Antonio Roberto D’Angelo, che nonostante la giovane età, 31 anni, ha alle spalle oltre dieci anni di esperienza nel settore ed è alla guida di Energia Sociale S.p.A., operatore energetico nato con l’obiettivo di proseguire nella tutela delle forniture di energia elettrica e gas e di operare per lo sviluppo socio-economico delle comunità territoriali e delle imprese. Un obiettivo particolarmente impegnativo, anche a causa delle ricadute sul mercato energetico del conflitto russo-ucraino e che si inserisce in una fase di transizione dove il ‘saving’ diventa un fattore che va ben oltre il semplice dato economico. 

Dottor D’Angelo, inizio subito col chiederle cosa significa, per lei, essere un giovane imprenditore oggi?
Sicuramente ci sono in generale tante criticità e sentiment nel ricoprire il mio ruolo, soprattutto, al giorno d’oggi e nel nostro paese. Cercherò però di risponderle soffermandomi su quelle legate alla mia “giovane età”.Sicuramente l’Italia è un Paese vecchio, caratterizzato da bassa natalità e con un tessuto imprenditoriale diffuso e fondato sul  “passaggio generazionale” soprattutto nelle famiglie di imprenditori. Inoltre la seniorities si acquisisce in età molto avanzata rispetto a molti Paesi occidentali, perchè nel mondo del lavoro si entra tardi e mal-addestrati.
Tutte queste fattispecie portano a dover affrontare molto scetticismo, molta retorica e molta avversità sia dai competitors, che dagli stackeholders. E per vincere questo scetticismo e quest’atteggiamento di chiusura ci si impiega tempo e richiede impegno, soprattutto, se, come nel mio caso, non porti avanti un’attività ereditata, ma costruisci da solo la tua realtà.
Pertanto, devi fare e dimostrare più degli altri; devi acquisire know how, “rubando il mestiere” e sviluppando spiccate doti di logica. Solo così riesci ad orientarti, a risalire la china e la filiera produttiva nel settore che hai scelto.
E per concludere, alle volte capita che salita la catena, i senior, quelli che già ci sono, non ti perdonano il successo e cercano di buttarti giù.

Da cosa nasce il suo impegno, personale e imprenditoriale, per la sostenibilità e l’efficientamento energetico e nel settore della vendita di energia elettrica e gas?
Ho iniziato, come molte volte avviene, quasi per gioco e per crearmi un’alternativa alle attività di famiglia, nelle quali ho capito, ben presto, che non avrei avuto lo spazio e l’indipendenza che desideravo. Quindi ho intrapreso, insieme a due amici, l’avventura nel mondo dell’efficientamento energetico. Devo molto alla spinta della mia famiglia e di mio padre che mi ha sempre incoraggiato, oltre ad avermi insegnato il motto “vietato mollare”.
Da lì, era il 2016, abbiamo iniziato a renderci conto che c’era un enorme mercato in cui entrare ed era quello  “libero” dell’energia elettrica e del gas e quindi abbiamo scelto di entrarci acquisendo le licenze.
Sono uscito da quella compagine sociale alla fine del 2019 per entrare a far parte di Energia Sociale S.p.A. di cui sono diventato amministratore unico, azienda in cui attualmente controllo anche il 100% delle azioni assieme al mio socio Ivan Campili, al quale devo molto sotto tanti aspetti, umani e lavorativi. Da questo momento in poi siamo riusciti, in 3 anni, a diventare un’azienda leader, che costituisce un punto di riferimento per la vendita di energia elettrica e gas. Dal 2022 siamo anche entrati nel mondo dell’efficienza energetica e dell’e-mobility (con la registrazione del marchio eFLOW), settori questi in cui mi ha fatto molto piacere “tornare” ed in cui è bello poter operare, perchè più legati ad investimenti organici ed infrastrutturali, tanto che nel 2024 amplieremo questa unit costituendo un’azienda controllata da Energia Sociale S.p.A ma che sia assestante, per moltiplicare il nostro impegno in questo settore.
Abbiamo l’ambizione, nel tempo, non solo di offrire, come stiamo già facendo, pacchetti “chiavi in mano” che costituiscono micro investimenti per i nostri clienti, ma di porre in essere progetti ESCO e produrre una parte dell’energia elettrica e del gas che servono ad approvvigionare i nostri clienti.

Quali sono i principali progetti avviati in questi anni?
Come le dicevo prima, abbiamo con Energia Sociale S.p.A acquisito 7.000 clienti, questo ci ha portato a fatturare nel 2022, anche complice il rialzo dei prezzi di mercato di energia e gas, 15 milioni di euro, contro i 3 milioni del 2020, anno in cui mi sono posto alla guida della compagine.
Inoltre, abbiamo sviluppato e ramificato una rete di contatti in tutta Italia, con una concentrazione della clientela in Campania, territorio dove oltre ai nostri uffici direzionali, abbiamo anche due punti fronte strada, nei quali i clienti possono recarsi per eseguire pagamenti, pratiche e chiedere informazioni e chiarimenti.
Per fare ciò, in controtendenza con quello che il mercato suggeriva, ho guidato l’azienda nella direzione di una maggiore indipendenza attivando direttamente sia il contratto di trasporto con Snam per il gas, che quello di dispacciamento con Terna, permettendo quindi di approvvigionare l’intero volume in acquisto di gas e una buona parte dei volumi dell’energia elettrica direttamente sul GME.
No
nostante il forte ribasso dei prezzi rispetto al 2022 (su media annua -170% per energia elettrica e -230 % nel settore gas), avremo un fatturato simile a quello dell’anno scorso, avendo più che raddoppiato i volumi di vendita.
Infine, come le anticipavo prima, nel 2022, una volta raggiunti risultati importanti con la vendita di energia e gas, abbiamo investito sull’efficientamento energetico, registrando il marchio eFLOW e iniziato con lavori di efficientamento energetico, istallazioni di impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica.

Quali, invece, i progetti futuri?
Senza dubbio continueremo in questo solco, strutturando sempre di più l’azienda, che pensi, quando sono arrivato io, aveva un solo addetto, mentre oggi sono 11, quasi tutti assunti a tempo indeterminato. Vogliamo poi continuare a ramificare l’azienda sul territorio, anche in altre regioni, puntando sull’apertura di unità locali e stringendo partenariati importanti con partners finanziari, poichè il nostro settore è molto legato a quello finanziario e bancario, complice il sistema delle garanzie lungo l’intera filiera. In secondo luogo, come detto già in precedenza, vogliamo investire in progetti legati alla produzione di energia rinnovabile, così da aumentare l’asset patrimoniale aziendale. Riassumendo vogliamo passare dall’essere un’utility company all’essere una multiutility.

A suo avviso l’alta specializzazione e la componente tecnologica possono essere utili strumenti per combattere la crisi, anche nel settore energetico?
Senz’altro sono una vera e propria risorsa fondamentale, ma la strategia che il governo nazionale e quello comunitario dovrebbero mettere in campo dev’essere organica e coordinata.
L’energia è il futuro e il futuro per le nostre economie sarà sempre più legato all’indipendenza energetica, tanto più che la maggior parte dei produttori di gas e petrolio non gravitano propriamente in area “atlantica” e il GNL statunitense, oltre a essere maggiormente costoso, non sarà mai paragonabile, per le proprie caratteristiche, al gas naturale trasportato in gasdotti, dovendo subire un processo di rigassificazione.
Leggevo di recente un interessante report di Cerved S.p.A. in cui veniva stimato il potenziale attivabile dei PPA (Power Purchase Agreement), tradotto “contratto di acquisto di energia elettrica”, per le energie rinnovabili nel settore industriale e veniva valutato l’impatto sui bilanci delle imprese italiane. Per PPA si intende, infatti, un contratto bilaterale di acquisto di energia da fonti rinnovabili a lungo termine, a prezzo fisso, che avviene tra un soggetto produttore di energia e un acquirente, solitamente un’azienda con grossi consumi energetici.
A fronte della fornitura energetica, l’azienda mette a disposizione del produttore una superficie per l’installazione di un impianto di produzione energetica rinnovabile. L’azienda acquirente, quindi, non deve sostenere alcun investimento monetario, ma solamente dare in concessione un’area disponibile per installare l’impianto.
In tale ricerca, Cerved stimava che il 96% del valore aggiunto italiano (39 miliardi di euro) è prodotto dalle grandi aziende che, per giunta, producono 179 miliardi di euro di ricavi. Queste aziende sono situate, per la maggior parte, nei distretti industriali del Nord e partecipano per al 18% del consumo energetico nazionale (in termini di consumi energetici per 53 TERAWATTORA).
Da questi numeri si può ben capire quanto sia fondamentale attivare PPA, che sono, a mio avviso, lo strumento necessario a sostenere la transizione energetica in Italia, essendo attualmente attivabili circa 9 TERAWATTORA che genererebbero un risparmio di 4 miliardi di euro entro il 2025 impattando positivamente sul rating delle aziende e consentendo nuovo accesso al credito alle stesse. Ecco la spinta normativa per favorire la nascita dei contratti in PPA e il contestuale investimento nel nucleare pulito di ultima generazione sono secondo me le soluzioni organiche alla crisi che possono arrivare dal mondo energetico.

Sulla base dunque della sua esperienza, cosa si sentirebbe di proporre alla politica e alle istituzioni per venire incontro a coloro che intendono avviare un’attività imprenditoriale nel nostro Paese ed in particolare nel Mezzogiorno?
Sburocratizzare, così da mettere nelle condizioni l’imprenditore di soffermarsi e dedicarsi solo ad accrescere i ricavi della propria azienda. Oggi la girandola degli enti e delle regole a cui bisogna dare conto, oltre alla complessità dei dichiarativi a cui bisogna ottemperare, penalizza in termini di costi troppo elevati un’impresa medio-piccola.
In secondo luogo irrobustire e mantenere in essere i crediti d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno: il ricambio dei beni strumentali nelle aziende meridionali è fondamentale, solo così si contiene il gap con le aziende del Nord. Terzo punto, ma forse più importante, sviluppare le aree Zes così da promuovere infrastrutture: il Meridione dev’essere l’hub più importante in termini logistici e turistici del Mediterraneo.

In conclusione, quali consigli darebbe ad un giovane che si desidera diventare imprenditore?
Consiglio tanta riflessione prima di partire con un’attività. I mercati, soprattutto in Italia e nel Meridione, sono molto complessi, per motivi mcro-economici e strutturali del sistema Paese. Partire quindi solo dopo aver acquisito profonda competenza nel settore scelto, perchè il mercato non perdona. E da quel momento in poi, per almeno tre anni, consiglio di non distogliere mai l’attenzione dall’azienda e dagli obbiettivi e cosa più importante:strutturare un bel team, investendo tempo e risorse affinché sia sempre motivato e di buon umore.
Ultimo aspetto ma non meno importante: aggiornarsi sempre sulle norme, le regole e le evoluzioni del settore di appartenenza.