Ischia Global, parla Clementino: Il rap mi ha salvato la vita



Clementino, il re del rapper italiano, tra gli ospiti della XIV edizione di Ischia Global Fest, la rassegna di cinema e di musica internazionale ideata e prodotta da Pascal Vicedomini.

Clementino una star nostrana tra le star di Hollywood?
Sono assolutamente onorato di partecipare nuovamente a questo Festival e sono molto grato a Vicedomini per avermi invitato, dandomi l’opportunità di relazionarmi con esponenti del mondo dell’audiovisivo e della musica provenienti da ogni dove. In questi giorni ho avuto l’onore di cantare “Don Raffaè” con Cristiano De Andrè.

Il segreto del suo successo?
Determinazione, talento naturale, testa alta e piedi per terra; sono questi i parametri ideali per raggiungere gli obbiettivi prefissati. Bisogna procedere con calma, step to step; sono uno stakanovista, mi impegno costantemente a perfezionare le mie canzoni, trascorro molto tempo con le cuffie alle orecchie ad ascoltare le basi per scrivere nuovi testi . Il mio unico, grande desiderio per i prossimi venti anni è quello di chiudermi negli studi di registrazione a comporre ed a provare nuovi brani, ma confesso, mi piacerebbe anche recitare.

Com’è nata la passione per il Rap
Nel 1996 guardavo con curiosità i giovani che facevano musica Hip Hop, disegnavano “Murales” ed improvvisavano rime; quel mondo così colorato mi affascinava ed ho deciso di entrare a farne parte. Subito dopo ho cominciato a fare gare di freestyle ossia di “improvvisazione” in tutta Italia, prendendo coscienza di essere portato per questa attività; quindi mi sono trasferito a Roma e poi a Milano, fino a che ho cominciato a collaborare con i grandi nomi come Pino Daniele e Jovannotti.

Quando ha capito di avercela fatta?
Il mio è stato un percorso artistico graduale; prima ho cominciato a vedere cinque persone che conoscevano le mie canzoni, poi dieci, venti, centinaia. In particolare mi sono accorto di essere diventato famoso quando chiudevo le rime sul palco e la gente esclamava “Wow!”, come anche quando, girando per Napoli, la gente mi fermava dicendomi “Clementì spacca ‘evetrine”, prendendo coscienza che questo era uno slogan che funzionava molto, ormai altamente diffuso.

La sua formazione artistica- culturale?
Ho frequentato il liceo linguistico e poi l’Università Popolare dello Spettacolo a Capodimonte, acquisendo il diploma di “Tecnica dell’improvvisazione”. Da subito, facendo tanti provini per l’audiovisivo, mi sono reso conto che c’era tanta conocorrenza ed allora mi sono reso conto che la mia passione per il Rap aveva preso il sopravvento su quella per la recitazione; ho cercato quindi di coniugare tutte le mie esperienze acquisite nella recitazione, nella musica e come animatore nei villaggi turistici, la mia presenza scenica , la mia teatralità trasferendoli in un Rap live show.

Presente anche nel cinema con due suoi brani inseriti da Alessandro Siani nel “Il Principe abusivo” ed in “Troppo napoletano”.
Ringrazio Siani della fiducia accordatami; mi piacerebbe però avere anche un ruolo di attore, magari in una commedia comica.

Il suo idolo nel cinema?
Roberto Benigni in assoluto ma, a parte Siani, amo molto anche Zalone e Verdone. 

Il ruolo della musica nella formazione dei giovani?
La musica non salva la vita, ma a me l’ha salvata. Io sono nato e vissuto a Cimitile, in piena Terra dei Fuochi, senza il mio Rap può darsi che mi sarei perso. L’Hip Hop, ha avuto un effetto magico nella mia esistenza; molte volte è la noia che porta un ragazzo a fare delle sciocchezze. In tal senso, ci vorrebbe un serio impegno delle Istituzioni pubbliche che dovrebbero offrire ai ragazzi strutture sportive, teatri in modo da cosituire per gli stessi una sorta di valvola di sfogo, dopo una giornata lavorativa , allontanandoli da tentazioni nefaste quali l’alcol e la droga.

Il motore ispiratore dei suoi brani?
I miei viaggi; io sono una persona che viaggia molto ed ogni volta che torno a casa, il mio bagaglio di conoscenze si arricchisce di nuove emozioni che puntualmente trasferisco nelle mie canzoni.

Clementino, come si autodefinirebbe?
Sono un cantastorie che insegue un genere musicale che definirei “Black Pulcinella”, Black perchè coltivo la musica “nera” che proviene dall ‘Hip Hop, quindi afro-amerciana e “Pulcinella” perchè i miei brani in napoletano.

Il suo rapporto con Napoli?
Passionale, mi reputo un fortunato. A Napoli, per le strade ho imparato a rappare, poi sono andato a lavorare a Milano. Napoli e Milano; un connubio vincente: nasci nel ghetto d’Italia,ti nutri dei suoi fermenti musicali poi a Milano impari un metodo di lavoro, ad attuare con rigore, proficuamente ciò che hai assimilato artisticamente.

Progetti futuri

Dal 17 luglio sarò a Lucca per il “Summer Festival” e poi partirò per una tournée in tutta Italia fino a metà settembre che terminerà con un concerto a Napoli.