Il ritorno alla bottega fiorentina

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La cultura dell’imprenditorialità che si stacca dalla tradizione delle passate rivoluzioni industriali disegna spazi di lavoro che ricordano la rinascimentale “bottega” della Firenze quattrocentesca, la più famosa delle quali fu quella di Andrea del Verrocchio (1435-1488), scultore, pittore e orafo. Nelle botteghe rinascimentali, artisti, umanisti e scienziati, tecnici e ricchi mercanti come mecenati si incontravano e interagivano soprattutto per intraprendere esplorazioni mentali volte a superare l’epoca medievale. Il discepolo doveva superare il maestro. La capacità d’inventiva aveva la priorità sulle abilità tecniche. La circolarità ripetitiva dell’apprendimento medievale attraverso il maestro cedeva il passo all’idea di progresso.
Il lavoratore diventa creatore, quando mette a frutto il dono della sua mente intuitiva. L’autoritratto che ne mostra la personalità sta al centro della scena. Non c’è più da servire, adorandola, la burocrazia del posto di lavoro. Siamo all’alba di un nuovo Rinascimento che, al pari del suo precursore quattrocentesco e cinquecentesco, relega negli archivi storici la rappresentazione del lavoro che oscura la personalità del lavoratore al fine di adorare quella divinità? La figura che si profila è un moderno polymath che spazia in ampi e diversi campi di studio e di lavoro, applicando modelli mentali che li collegano?.

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