Chi non fa non sbaglia, e il Paese è fermo

57

Per la prima volta da molti anni la Svimez offre all’opinione pubblica – fiaccata dal caldo e distratta dallo stacco imminente per ferie – informazioni meno preoccupanti del passato: il Mezzogiorno torna a crescere, addirittura di qualche centesimo in più del Nord, anche se con intensità differente al suo interno con la Campania in posizione defilata.

Chi segue questi bollettini, per piacere o per dovere, ha già assimilato la notizia e si sarà fatto la sua opinione. I commentatori sui giornali parlano di cauto ottimismo o di ripresa debole per dire che sì, va bene, finalmente una buona notizia, ma così sottile nel suo significato da rischiare di scomparire se comparata allo spessore dei problemi che occorre affrontare.

Allora, senza voler far la parte dei gufi come ora si usa dire, e convinti con Catalano che un lieve miglioramento sia sempre meglio di niente, cerchiamo di capire la portata di questo risultato e come incide sulla vita dei suoi destinatari ultimi che sono i lavoratori e le loro famiglie. E, qui, purtroppo, c’è poco da rallegrarsi perché l’impatto è pressoché indifferente.

Il dato più saliente tra quelli che si possono misurare – e comprendere – riguarda l’occupazione. Mentre il Nord ha quasi recuperato la perdita accumulata a partire dall’anno primo della crisi, il 2008, al Sud manca all’appello qualcosa come mezzo milione di posti che non sono stati rimpiazzati da nulla di solido e che non sembra alla portata riassorbire.

Cinquecentomila stipendi in meno, in un’area afflitta dall’endemica carenza d’impieghi regolari, è un’enormità e con questa enormità bisogna fare i conti perché se vogliamo davvero tornare a parlare di economia reale è al benessere dei cittadini che occorre riferirsi con numeri e percentuali che passano dal rango di fini a quello più appropriato di strumenti.

E sul versante del benessere non ci sono dubbi che la partita sia lunga da vincere. Non si tratta solo di ricostituire un minimo di reddito spendibile, necessario ma non sufficiente, quanto di costruire un ambiente amico dell’uomo o che perlomeno non sia ostile alla sua crescita individuale e collettiva. Ci siamo inflitti regole in gran parte inutili o dannose.

Col risultato di far crescere nella considerazione dei più il motto della morte civile: Chi non fa non sbaglia.