Follia & democrazia

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In foto Donald Trump

di Vincenzo Pascale

Mercoledi 6 gennaio, a Washington, sulle scale del Congresso c’erano tutti: da Toro alato, a Vichingo Verde, da Barbablu a Mikki il visionario. Non si girava un film sulle stravaganze sociali e culturali USA ma si assisteva da ogni angolo del mondo ad un attacco al Parlamento di una Nazione che ha fatto delle liberta’ civili, religiose, dei diritti umani il suo credo politico ed esistenziale. Ieri, quel credo, quei valori, sono vacillati sotto l’assalto di una folla inferocita che gia’ dalla mattina del 6 gennaio si era riunita a Washington per ascoltare il delirio propagandistico di Donald J Trump, affiancato dal fedelessimo Rudy Giuliani e dal figlio Donald JR e da altri supporters di quell oche e’ ormai un Cult ed un messaggio ripetuto sino all’ossessione. Trump e’stato derubato della Presidenza USA, l’elezione di Biden (legittima. Certificata in ogni Stato dell’Unione) non e’ valida. Abbiamo assistato ad uno show, violento, finale di una Presidenza costernata di menzogne, assolto ai valori della democrazia, insulti e minacce agli oppositori politici. Ma soprattutto una Presidenza: la Presidenza Trump, che ha abbracciato, sostenuto e propagandato bugie e teorie cospirative giorno dopo giorni e senza mai indietreggiare di un centimetro. Sino ad abbracciare, sostenere e portare una loro rappresentante al Congresso USA, il Gruppo QAnnon. Un Gruppo, apertamente, razzista, exonofobo e antisemita. Ma tant’e’. Dove c’era odio, risentimento, teorie cospirative Trump faceva incetta di sostenitori. Tanta gente disperata, altri anti establishment. Mossi da una convizione ferrea. L’America e’ governata da una rete di affaristi, nemici della Liberta’ della Nazione. E Trump liberera’ il Paese da questo nucleo satanico. Peccato che Trump, in realta’, disprezzi appieno e ha piu’ volte preso in giro gli insorti di Washington.

Dopo qualche ora la protesta, non pacifica, e’ rientrata. Lasciando sul terreno quattro vittime. Un bilancio pesante. Ma soprattutto una ferita alle istituzioni politiche americane. Rimarginarla non sara’ facile. Trump uscira’ di scena tra tredici giorni. Ma non rinuncera’ ad occupare la scena politica e mediatica globale. Il partito Repubblicano supinamente assestato per anni sulle posizioni di Trump, con l’eccezione del Senatore Romney, adesso si trova nel mezzo di un guado. Prendere le distanze totali da Trump o continuare a sostenerlo roso dalla paura che I seguaci di Trump possano insiediare il seggio elettorale dei dissidenti? Trump ha scosso l’elettorato passivo, marginale, antisistema provandogli a dar esso voce. E’ finito per dargli in pasto teorie cospirative, armi e violenza.
La ferita politica rimane li. Intatta nel cuore del potere politico americano e profonda nel Partito Repubblicano. Il GOP (Grand Old Party) e’ aun bivio. Ritornare ad essere un partito conservatore, concentrato sul rafforzamento delle strutture commerciali e finanizarie USA, oppure piegarsi ad una deriva populista, sovversiva che potrebbe portare a forti scontri sociali. Ieri sera abbiamo assistito ad un primo momento di un tumult sociale che alcune frange estremsiste (ed alcuni Stati autoritari esteri applaudono) oppure alla vicenda finale della Presidenza Trump che ha liberato (anche attraverso lo spregidicato uso dei social media) forze incontrollabili, violente ed anti governative silent nella societa’ americana?