Si riporta di seguito il testo integrale di Andrea De Tommasi del mercoledì 8 maggio 2024 dal sito ASviS.
Il Festival apre nella storica sede Olivetti con le proposte del mondo imprenditoriale, il dibattito giovanile e la presentazione del “Rapporto di Primavera” sugli scenari al 2030 e al 2050, che evidenzia i vantaggi di politiche coraggiose.
È partita da Ivrea, martedì 7 maggio, l’ottava edizione del Festival dello sviluppo sostenibile dell’ASviS, per ragionare insieme alla società civile e alle istituzioni sulle sfide dell’attualità e del futuro. Sala gremita all’Officina H, oltre 500 persone, e quasi 860 mila raggiunte attraverso i canali dell’Alleanza e degli altri media.
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In un momento delicato per la realizzazione dell’Agenda Onu 2030, e alla vigilia di elezioni cruciali per il futuro dell’Unione europea, sono arrivate proposte concrete per rafforzare la sensibilità intorno ai temi della transizione, ampliare gli strumenti a disposizione delle aziende e aumentare l’efficacia delle scelte politiche. “Guardare al futuro per cambiare il presente: le imprese e la finanza davanti alla sfida della sostenibilità” il titolo dell’incontro, realizzato in collaborazione con Confindustria canavese e l’associazione “Il Quinto Ampliamento” e la tutorship di tappa di Confimprese. L’evento è stato anche l’occasione per presentare il “Rapporto di Primavera” ASviS “Scenari per l’Italia al 2030 e al 2050. Le scelte da compiere ora per uno sviluppo sostenibile”, che analizza gli impatti della transizione energetica su Pil, debito pubblico e occupazione.
Dopo i saluti iniziali del sindaco di Ivrea Matteo Chiantore (“La nostra città, lo dice la sua storia e lo testimonia il luogo in cui ci troviamo, ha sempre dimostrato una propensione all’innovazione, uno sguardo rivolto al futuro”), ha preso la parola la presidente dell’ASviS Marcella Mallen, spiegando la scelta di aprire il Festival 2024 negli spazi che furono dell’Olivetti: “Ripartire da questo luogo simbolo del capitalismo italiano, nel rispetto della diversità, della contaminazione culturale, dell’attenzione al welfare aziendale e al benessere delle comunità locali, rileggendo in chiave prospettica la lezione olivettiana, ci aiuta a guardare al futuro”. Una serie di sfide attende il nostro Paese e “le politiche pubbliche adottate nel corso degli ultimi 18 mesi non sono state in grado di produrre un reale cambio di passo così come prefigurato dalla nuova Strategia nazionale sullo sviluppo sostenibile”. Tuttavia i segnali positivi ci sono: “Siamo di fronte a una trasformazione in chiave sostenibile del nostro sistema socioeconomico. Le imprese assumeranno un ruolo centrale. Sarà un percorso lungo, difficile, ma per loro carico di soddisfazioni”, ha aggiunto Mallen, chiudendo con una citazione di Luigi Einaudi sull’orgoglio imprenditoriale.
Alla storia della fabbrica Olivetti è ispirato, appunto, “Il Quinto Ampliamento”, che raduna circa 100 realtà in tutta Italia del mondo non profit, accademico e industriale, rappresentato all’evento dal vicepresidente Alberto Zambolin: “La scelta di Ivrea è ancora più ampia dell’esperienza olivettiana. Guardando al presente e al futuro prossimo vogliamo riaffermare il ruolo dei territori interni e delle province in questo processo di trasformazione verso la sostenibilità: non tutto si esaurisce nelle megalopoli, nelle grandi città”.
Paolo Conta, presidente di Confindustria canavese, ha rimarcato che senza le imprese non si fa sviluppo sostenibile: “Due sono i motivi principali: il primo di natura tecnologica, ossia la necessità di portare le nuove tecnologie nell’ambito della sostenibilità; il secondo di natura economica, perché è vero che la sostenibilità ha un costo, ma imprese sane generano sviluppo e profitti, che possono essere destinati agli investimenti”. In tema d’innovazione, Conta ha ricordato la neonata Ai4Industry, la fondazione sull’intelligenza artificiale che avrà sede presso il grattacielo della Regione Piemonte.
L’evento, moderato dalla direttrice di Rai Isoradio Alessandra Ferraro, è proseguito con il monologo “Olivetti: una storia italiana” a cura di Marco Peroni, che racconta l’esperienza olivettiana e il tentativo di un imprenditore visionario di fare della fabbrica uno strumento per la costruzione di una comunità: “È una storia imprenditoriale lunga, iniziata dal padre Camillo, un industriale socialista, e portata da Adriano da una dimensione artigianale a una di massa, ricordandoci che la solidarietà, quando attraversa i luoghi di lavoro, da costo diventa una risorsa, e che profitto e solidarietà non si escludono. Un’altra lezione estremamente attuale è sulla cultura: per Olivetti non era l’insieme delle attività deputate all’intrattenimento, ma un’infrastruttura immateriale che attraversa tutti i settori”.
Nella sua ampia relazione, Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, ha presentato il “Rapporto di Primavera”. Ha evidenziato i ritardi del nostro Paese sull’Agenda 2030, spiegando che “in molti casi non raggiungeremo gli Obiettivi neanche facendo miracoli”. Ha invitato il governo a una maggiore concretezza nelle politiche climatiche e sociali: “Ottima l’adozione delle diverse strategie, ma bisogna passare all’attuazione, altrimenti restano pezzi di carta. Il governo ha fatto una scelta importante imponendo alle imprese l’obbligo di assicurazione per i danni climatici”. Ha elogiato l’Europa, riconoscendole un impegno senza precedenti in termini di ampiezza e rapidità, con le direttive sulla rendicontazione di sostenibilità e sulla due diligence: “Alcune associazioni imprenditoriali hanno fatto barricate, altre hanno abbracciato il cambiamento. Si può discutere delle decisioni assunte, ma il salto fatto è interessante”. Non ha evitato gli argomenti più evocati dagli scettici: “La transizione ha un costo? Certo, e verrà pagato soprattutto dai Paesi extraeuropei, che hanno fatto l’errore di seguire i nostri modelli d’industrializzazione. È possibile trasformare la transizione in un buon affare per tutti? Sì, se la consideriamo un’occasione di trasformazione, una transizione a tutto campo: basta parlare di ‘posti green’, c’è bisogno di una transizione che rimetta in moto l’economia superando il rischio di stagnazione secolare”. Anche perché, ha concluso Giovannini, gli scenari elaborati insieme a Oxford economics indicano quattro possibilità: “disastro, transizione, rinvio, transizione a tutto campo con innovazione”.
A raccogliere i tanti input è stato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, in videocollegamento, che ha ribadito l’impegno del governo nel portare avanti la strada tracciata dall’Agenda 2030, anche se “la grande sfida è riuscire a coniugare le varie facce della sostenibilità, ambientale ma anche sociale ed economica”. L’azione dell’esecutivo, ha aggiunto, è in sintonia con il “Rapporto di Primavera” sia sul lato degli investimenti del Pnrr che sul Piano Mattei. Poi la conferma di quanto annunciato in sede G7: “L’Italia è pronta a chiudere con il carbone, la fonte più inquinante, almeno nella parte continentale, in Sardegna invece ci vorrà un po’ di più”. Pichetto ha scandito che “lo sviluppo sostenibile non è un’opzione tra le tante ma il percorso da seguire, con la consapevolezza che si possono fare correzioni strada facendo”. Ai rilievi dell’ASviS ha risposto così: “Ho sentito dire che negli ultimi 18 mesi non è stato fatto abbastanza. Ricordo però che c’è stata anche la guerra, e abbiamo fatto passi avanti sull’energia come veicolo di decarbonizzazione. Dobbiamo cogliere questa opportunità per arrivare a energie pulite, far scendere il fossile compreso il gas. Se riusciamo a coinvolgere in questo cambiamento i Paesi a Sud dell’Italia diamo anche a loro un’opportunità di guardare a un nuovo futuro. Questa è la sfida per tutti noi”. Giovannini ha ringraziato il ministro e ha ribadito la disponibilità dell’ASviS a collaborare per sviluppare e intensificare le politiche per l’attuazione della Strategia di sviluppo sostenibile.
Protagonisti del mondo imprenditoriale e della finanza hanno animato il panel “Guardare al futuro per cambiare il presente”. Nicola Lanzetta, direttore di Enel Italia, ha ricordato che il Paese nel suo complesso è sensibile allo sviluppo sostenibile, ma la dimensione economica e quella sociale restano sullo sfondo: “Come Enel abbiamo cercato di impegnarci su tutti e tre gli ambiti, investendo sulle rinnovabili e sulle reti, e attivando un programma di sostenibilità per i nostri dipendenti nel campo della maternità, nel volontariato e con il programma di formazione “Energie per crescere”. Barbara Cimmino, consigliere delegato di Confimprese, ha invitato a puntare su una transizione che garantisca sviluppo alle aziende e alle nuove generazioni: “Le dimensioni della visione olivettiane sono molto simili al vostro Rapporto di Primavera: conoscenza, rispetto dell’ambiente, dignità della persona. Il secondo aspetto riguarda la digitalizzazione: come tenere insieme la tecnologia con la responsabilità d’impresa? Questo si allaccia al tema degli investimenti delle aziende, serve attenzione per il fattore umano”.
Sulla stessa linea Mario Corti, senior partner di Kpmg: “Non fare nulla ha dei costi superiori e quindi l’invito è proseguire su questo sentiero di sostenibilità. Un sentiero stimolato dal legislatore europeo con due direttive, che vanno recepite rapidamente anche nell’ordinamento italiano, magari con un’attenzione alla nostra struttura industriale così peculiare”. Maria Enrica Danese, direttrice Corporate communications & sustainability di Tim, ha sottolineato i rischi di un approccio votato al rinvio: “È una tendenza molto persistente soprattutto in settori come il nostro. In Tim abbiamo fatto della sostenibilità una chiave d’implementazione del piano aziendale, dai fornitori alla tecnologia, al modo di realizzare l’efficienza. Servono però politiche fiscali che supportino di più chi vuole fare investimenti sullo sviluppo sostenibile”. Danilo Gismondi, direttore IT e digital di Autostrade, ha evidenziato tre elementi che caratterizzano un modo virtuoso di fare impresa: consapevolezza, innovazione, attenzione alla partecipazione e all’inclusività: “Questi elementi sono riflessi nel piano industriale di Autostrade per l’Italia. Il nostro Paese ha l’infrastruttura autostradale più antica d’Europa, negli anni ‘60 siamo stati lungimiranti, oggi dobbiamo proiettarci al 2030 e al 2050 con ingenti investimenti sulla rete autostradale puntando sulla leva tecnologica”.
A seguire è intervenuto Marco Pedroni, presidente di Ancc-Coop: “Se vogliamo fare la nostra parte come imprese, associazioni e istituzioni bisogna avere una cultura di governo, e nel Rapporto ho visto questo spirito. La sostenibilità ha dei costi, cosa fare allora? Comunicare bene alle persone lo sforzo dell’azienda, e mettere tutti, anche chi è in difficoltà, nelle condizioni di praticare la sostenibilità”. Elena Shneiwer, responsabile Esg Engagement e patrimonio artistico di Cassa depositi e prestiti (Cdp), ha asserito che la sostenibilità richiede molti investimenti, ma l’inazione ne richiede ancora di più: “Bisogna ridurre i costi di finanziamento per quelle realtà che stanno facendo sostenibilità. Anche a livello europeo, dove la regolamentazione è importantissima, ma ci sono degli attori, penso alle piccole medie imprese e alla pubblica amministrazione, non ancora pronti a questa rivoluzione normativa. Voglio chiudere con una nota di speranza: dieci anni fa la sostenibilità era per le aziende un obbligo di legge, adesso è dentro ai piani strategici”. Ha chiuso il panel Michelangelo Suigo, direttore Relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità di Inwit, ricordando che “lo sguardo al futuro di Inwit va nel solco della concretezza e della consapevolezza della situazione, l’impegno si concretizza in un importante attività prevista nel Pnrr che è la riduzione dell’annoso problema del digital divide, di cui si occupa da tempo anche l’ASviS”.
La sessione pomeridiana è stata introdotta da Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, che ha acceso i fari sulle principali tematiche su cui ruoterà l’azione dell’Alleanza: “La prima è accelerare e consolidare il processo di transizione; secondo, calibrare il sistema di revisione (assurance), in coerenza con le indicazioni dell’Europa; terzo, aiutare il sistema delle imprese per trovare stimoli; quarto, formare e accompagnare nelle diverse attività; quinto, favorire un flusso di dati tra sistema produttivo e finanziario; sesto, fare in modo che la finanza possa evolvere sempre verso la misurazione d’impatto; settimo, sviluppare un sistema di digitalizzazione delle informazioni dei rapporti di sostenibilità delle imprese; ottavo punto, arrivare a degli standard internazionali; e infine, facilitare la partecipazione attiva dei soggetti collettivi”.
Il secondo panel di giornata, dal titolo “Le Confederazioni davanti alla sfida della sostenibilità”, si è aperto con le parole Marco Gay, presidente di Anitec Assinform, che ha messo l’accento sulla doppia sfida che attende le nostre società: “Si chiama ‘Twin transition’, è una transizione per definizione gemella, è imperativo che ci sia una grandissima attenzione nel fornire il supporto alle aziende nel percorso che sono obbligate a intraprendere”. Gianfranco Torriero, vicedirettore generale vicario di Abi, ha portato il punto di vista del settore bancario: “Siamo impattati in misura significativa, e su tanti aspetti, dalle tematiche di sostenibilità. Formazione e monitoraggio sono indispensabili, bisogna inserire la rendicontazione all’interno di un processo veramente condiviso”. Giuseppe Tripoli, segretario generale di UnionCamere, ha invitato alla concretezza: “La prima sfida che ci troviamo ad affrontare è attuare bene il Pnrr, la seconda è il tema della cultura d’impresa, in un Paese che storicamente vede l’impresa come un possibile utilizzatore. Poi c’è il tema delle competenze e infine quello delle risorse. Senza il pieno e attivo coinvolgimento delle imprese i traguardi di Fit for 55 sarebbero irraggiungibili. Ma il 48% di esse non ha ancora investito nella sostenibilità: serve una forte azione di accompagnamento alla transizione”. Simone Gamberini, presidente di Legacoop, ha dichiarato che “il modello che rappresentiamo è naturalmente inclusivo e sostenibile, con una funzione sociale ed economica indispensabile. Aspiriamo ad essere un soggetto che, attraverso le cooperative associate pratica la sostenibilità nella strategia e nel rispetto delle identità”.
Nel corso dell’evento sono state presentate anche alcune delle buone pratiche raccolte nella nuova sezione del sito ASviS “La sostenibilità in (buona) pratica”: Valentina Moretti ha raccontato le pratiche virtuose in edilizia di More, Mirella Ferrero l’automazione industriale di Osai automation system, Andrea Ferlin ha illustrato il modello di organizzazione interna di Professional link, mentre Petru Capatina si è soffermato sulla tecnologia per l’inclusione di WeGlad.
Enrica Sabatini, fondatrice di Camelot, società specializzata in dibattiti e voti digitali, ha moderato quindi il live debate dal titolo “La sostenibilità d’impresa conviene?”, che ha consentito ai giovani delle scuole superiori presenti sul palco di indagare e riflettere su startup e sviluppo sostenibile, analizzandole nel loro contesto storico e nelle prospettive future. “Il debate ci porta a un’elaborazione profonda, che è l’elemento umano vincente, in un mondo di intelligenza artificiale”, la chiosa di Sabatini. L’analisi più generale del dibattito è stata affidata a Matteo Giangrande, Società nazionale debate Italia, e Beniamino De’ Liguori Carino, Fondazione Adriano Olivetti. Al termine del confronto, il segretario generale dell’ASviS Giulio Lo Iacono ha consegnato ai giovani gli attestati di partecipazione.
L’incontro è stato chiuso da un’esibizione dell’arpista Kety Fusco, che affronta con la sua musica il tema dei cambiamenti climatici. La performance della giovane artista toscana è stata la prima tappa dell’Heroes Festival, manifestazione nata dalla collaborazione tra ASviS e Music Innovation Hub, rappresentato sul palco da Sarah Parisio.
Guarda:
Il comunicato stampa
La presentazione del direttore scientifico ASviS
Il “Rapporto di Primavera” ASviS
Videografica – Gli scenari della transizione per l’Italia al 2050
Infografica – L’impatto della transizione energetica sull’economia al 2050
Infografica interattiva – Le 4 strade della transizione per l’Italia del 2050
La nuova sezione del sito ASviS dedicata alle imprese