Pasqua a Forio d’Ischia con la Corsa dell’Angelo

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La Corsa dell’Angelo a Forio d’Ischia, una tradizione popolare che emoziona ancora tanto per l’intensità del suo spettacolo. Un rito che vede la partecipazione viscerale degli isolani nella domenica di Pasqua. C’è grande attesa e fermento a Forio, il più esteso dei sei comuni dell’isola verde. Una festività popolare che affonda le sue radici nel lontano 1600, nel clima della riforma cattolica caratterizzato da espressioni religiose popolari legate al Natale, alla Passione, e alla Resurrezione. La Corsa dell’ Angelo in breve riproduce il momento dell’incontro della Madonna con il figlio Gesù risorto dai morti, e si articola in vari momenti tra superstizioni e leggende. I quattro protagonisti, Cristo Risorto, la Madonna, S.Giovanni Apostolo, l’Angelo, sono rappresentati da statue lignee, le prime tre realizzate da un ignoto scultore napoletano. La lavorazione dell’Angelo in oro zecchino, angelo che non corre più ma è visitabile nella Chiesa dell’Arciconfraternita di Santa Naria Visitapoveri che organizza la rappresentazione, ed è sostituito nel ruolo da una copia più recente, sembra sia attribuito alla bottega dello scultore Francesco Mollica. L’evento ha inizio con la celebrazione della messa intorno alle 10 e 30, finita la quale si avvia la processione formata da un piccolo corteo: lo stendardo celeste e il pennacchio di piume di struzzo bianco, la croce della Confraternita, la statua dell’Angelo, il clero e la statua del Cristo risorto. In passato lo spettacolo sacro avveniva all’interno della chiesa poi è divenuta una vera e propria rappresentazione corale esterna e che coinvolge la piazza e le strade del centro storico foriano. Dopo il canto del “Regina Coeli” intonato da voci poderose accompagnate da quelle del popolo, l’Angelo si volge verso il Cristo e viene ripetuto il canto. Dopo tre inchini l’Angelo effettua la prima corsa e una volta giunto al crocevia, il coro intona nuovamente il “Regina Coeli”, ripete tre inchini questa volta rivolti alla Madonna. L’ Angelo nuovamente dopo i tre inchini riprende a correre e si ferma sotto il Campanile della Chiesa di Santa Maria di Loreto, mentre la Madonna e San Giovanni si incamminano verso il Cristo. Ed ecco il momento più commovente, quello dello scivolamento del velo dal volto della Madonna che corre velocemente verso il figlio risorto dai morti e si affianca alla sua sinistra. In contemporanea dai balconi vengono lanciati coriandoli colorati, suonano le campane a festa, la folla emana grida di gioia ed applaude. Entrambe le statue vicine percorrono insieme il corso Matteotti.Per tradizione colui che porta il pennacchio in processione, deve abbassarlo per ben tre volte senza far toccare le piume a terra, per non perdere il diritto a condurre il pernacchio alle prossime processioni. Al termine le statue vengono portate in processione fino la chiesa di San Vito. Portare l’Angelo in spalla è un onore riservato a pochi così come per le altre statue che per un diritto non scritto tramandato da padre in figlio, vengono portate sempre dalle stesse famiglie. E’ suggestivo percepire il pathos degli isolani per la sola attesa dell’evento, parteciparvi deve esserlo ancor più.