Capita anche ai primi della classe

Un tempo erano importanti la manutenzione dei meccanismi dell’aereo e il controllo degli accessi nell’area ristretta degli aeroporti. Oggi non basta più. Non si è mai Un tempo erano importanti la manutenzione dei meccanismi dell’aereo e il controllo degli accessi nell’area ristretta degli aeroporti. Oggi non basta più. Non si è mai pensato a revisionare periodicamente gli uomini: piloti e assistenti di volo, addetti al rifornimento e agli altri servizi in contatto con l’aereo. Chi rovista nei bagagli e ruba è inaffidabile e ricattabile. Magari, non licenziamoli. Se no, la Camusso va su tutte le furie. Ma, almeno, trasferiamoli ad altro settore. Il progresso dipende dal numero degli incidenti, per fortuna rari. Ogni volta che precipita un aereo si aggiunge un accorgimento. Quello di bloccare l’ingresso della cabina di pilotaggio dal di dentro, però, non è stato geniale. Per l’incolumità dei cittadini, tutto è lecito, con riservatezza, senza abusarne: persino violare la privacy. La parte sana della società è certamente d’accordo. Limitare le intercettazioni è solo un riguardo ai corrotti. Come pure, impedire all’intelligence di controllare il traffico privato su internet sarebbe complicità con l’eversione. O semplice stupidità populista. Aumentiamo di un paio di euro i biglietti aerei e investiamoli nel controllo fisico e psichico di tutti coloro che hanno a che fare con la sicurezza dei voli. In questo particolare momento storico, anche i cittadini di origini etniche sospette condivideranno un provvedimento inteso a tutelare milioni di vite, non sarà una discriminazione. La pazzia si può individuare, come pure le intenzioni suicide, rituale intimo che si pratica da soli, di solito non a bordo di un aereo a diecimila metri. Il primo incidente del genere nella storia dell’aviazione, in Europa, accade proprio nell’efficiente e irreprensibile Germania. Chi l’avrebbe mai detto! Oggi la Signora Merkel si è resa conto che tutto il mondo è paese. Rilanciare il lavoro dell’uomo L’Italia non accenna a decollare. Non è servito criticare: se la sono presa a male. Allora, proviamo a passargli di nascosto, come a scuola, qualche suggerimento. Gli inetti, però, sono anche permalosi. Quindi, non è detto che lo accettino. Credono di sapere tutto loro e che prendere spunti da altri sia una perdita di prestigio. Invece, è saggio e intelligente. I soldi da investire ci sono, ma si sprecano. Visto che gli 80 euro al mese a chi ha già un reddito è stato inutile oltre che ingiusto, utilizziamo quei dieci miliardi di euro per potenziare un’attività in cui il lavoro dell’uomo non possa essere sostituito dalla macchina. Tanto, se le cose continueranno ad andare male, neppure la marketta elettorale per cui sono stati finora usati salverà il paese. Crollerà tutto, anche il prestigiatore, che non ha ancora capito che non serve potenziare banche e industria che, non avendo bisogno di braccia, non assumeranno nessuno neppure se aumenterà il PIL. Per procurare posti di lavoro bisogna investire in nuove attività, come il Mediterraneo, il turismo, la pesca, l’artigianato, le città d’arte, lo sviluppo degli ottomila km di coste e dei rapporti con i paesi arabi. Gli imprenditori enogastronomici non potranno mai sostituire il cuoco col computer o il sommelier con una macchina o la guida turistica col robot. L’economia industriale è lontana anni luce e non ce ne siamo ancora accorti. A che cosa è servito, allora, il ricambio generazionale? A sostituire i disonesti anziani con gli incapaci giovani? Una pia illusione In democrazia il popolo potrebbe essere davvero sovrano. Ma dovrebbe essere cosciente dei propri diritti e delle responsabilità. Interessarsi di ciò che succede in politica e che riguarda la sua famiglia. Non pensare che “se lo hanno detto in televisione, è vero”. Rendersi conto della preziosità dell’applauso e sapere come attribuirlo nell’interesse della giustizia sociale. Invece, crediamo che chi appare in TV sia degno di rispetto. Che chi ha quattrini, comunque se li sia procurati, vada ammirato e ossequiato. Barattiamo il voto con promesse che sappiamo non verranno mantenute. Quindi, rinunciamo alle prerogative, che, in effetti, ci attribuirebbero anche la libertà, la dignità e l’onore. Ci è più comodo lasciarci addomesticare e guidare come mandrie attratte solo dalla mangiatoia e da qualche piacere fisico. Seguendo il pifferaio senza conoscerne le intenzioni, oltre alla sovranità, compromettiamo anche la vita dei nostri figli. Il destino della povera gente Il mezzo di locomozione più naturale è la bicicletta, perché anche un simbolo di libertà. Pedalare è un’esigenza dell’uomo, come per gli uccelli volare. È un modo per sentirsi liberi, un diritto come lavorare. Tutti i ragazzi del mondo dovrebbero poter possedere una bicicletta. Chi più bella chi meno, chi più grande o piccola, nuova o usata, secondo le possibilità di ognuno. Purtroppo molti, invece, sono costretti ad andare a piedi per tutta la vita. Eppure, al mondo biciclette ce ne sono tante e potrebbero bastare per tutti. Però c’è chi ne fa man bassa e ne ha centinaia. Altri persino migliaia. Qualcuno addirittura milioni. E nessuno glielo contesta. Anzi, costoro sono ammirati, perché accaparrarsene più possibile, togliendole ad altri, è ritenuto geniale, anche se non se ne può usare più di una per volta. C’è uno spreco inutile di biciclette a questo mondo. Sono in tanti costretti all’umiliazione di non possederne neppure una, vecchia e malandata. Mentre con una più equa ripartizione, senza sacrificio per nessuno, tutti potrebbero godere del piacere e del diritto di andare in bicicletta. Così dovrebbe essere pure il benessere, grazie al lavoro.