Perchè solo in pochissimi sono capaci di sottrarsi alla dittatura dell’effimero

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Non è vero che si desiderava e si desidera l’effimero. Nella seconda metà del Novecento e nei nostri giorni esso è stato e viene imposto con una massiccia e continua pubblicità, per cui chi altro vorrebbe ritiene gravoso, se non pericoloso, respingere manifestamente ciò che viene imposto. Se si riflette attentamente anche l’imposizione dell’effimero può essere considerato un atto camorristico, con il quale si isola o si tenta addirittura di uccidere nelle coscienze il bello, il vero, il giusto. E si fa ritenere normale quello che normale non è. Quando la maggior parte degli uomini non riesce a respingere ciò che le è imposto e comunque si adatta passivamente ad esso è segno che non si è in un’autentica civiltà, ma in una barbarie, anche se questa non si manifesta ancor pienamente perché in parte nascosta dagli estremi bagliori della civiltà che sta scomparendo. Psicologicamente i tramonti, per lo più, non sono rapidi ma lenti, perché, mentre sono in atto, si ripensa alle albe di speranza, alle mattinate talvolta bellissime, ai pomeriggi talvolta laboriosissimi. Nel 1956 Corrado Alvaro scrisse: “Ora che gran parte della vita è vissuta, che cosa ti dirò ancora per ingannarti? Ma che cosa dirò per ingannare me stesso? Perché certamente ho ingannato non soltanto te, ma anche me. Senza volerlo s’intende. Non avrei mai potuto pensare che ci sarebbe toccato vivere al tramonto d’un mondo”. È un tramonto che ancor dura, nel quale tuttavia, come aggiungeva lo stesso Corrado Alvaro, ognuno è responsabile sia del mondo sia del suo tempo. Purtroppo moltissimi non sono consapevoli che si è nel tramonto, né della loro responsabilità, e vivono seguendo l’andare del mondo determinato da nascoste volontà di potenza. Ritengono questo andare l’unico che possa dar loro tranquillità e sicurezza fino a quando qualcosa non li scuote e non avvertono disagi. Allora sono spinti ad osservare meglio la situazione esistente e la ritrovano ben diversa da quella che ritenevano fosse e per la quale avevano inconsciamente lavorato, ricevendo retribuzioni. Ciò li spinge, di tanto in tanto, a dire qualche sprazzo della verità che hanno trovato, ma non l’intera verità sapendo che, come ha detto Sant’Antonio da Padova, il dire la verità procura odi e contraddizioni ed è contrario al quieto vivere. Così non solo riparano nel silenzio ma talvolta, se sollecitati a farlo, attaccano coloro che coraggiosamente manifestano la verità che conoscono. In tal modo alimentano quel sistema camorristico che ritroviamo in tutti gli aspetti del vivere e del quale si hanno quotidiane testimonianze. Quasi vent’anni prima che Corrado Alvaro scrivesse quel che ho riportato, Johan Huizinga sosteneva che nulla sarebbe stato possibile se non fosse mutato l’habitus spirituale dell’uomo. Ma notava che a questo mutamento si opponevano la menzogna e la seduzione, che si sono accresciute notevolmente dal termine della Seconda Guerra Mondiale in poi, mentre è aumentato “l’universale indebolimento del raziocinio e lo sradicamento della legge morale”. Johan Huizinga proponeva per un tempo migliore quella purificazione dello spirito che nasce dall’intendere la natura profonda delle cose. Questo sia da parte delle organizzazioni ufficiali internazionali sia da parte di piccoli gruppi con componenti che la pensassero allo stesso modo. L’amara esperienza di questi anni dimostra che solo piccoli gruppi che vivono piuttosto segretamente e discretamente possono sfuggire allo spirito camorristico.