Altro che austerity degli anni ’70, i consumatori dovranno modificare per sempre le loro abitudini

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in foto una piazza italiana nei giorni dell'Austerity nel 1973

Come era stato previsto dagli analisti del settore già da oltre una settimana, con lunedì é caduta ogni speranza che il gasdotto Nordstream possa riprendere a breve a pompare quel combustibile verso la EU. A dare la conferma che l’interruzione della somministrazione non debba essere attribuita solamente alle operazioni di manutenzione, in serata é arrivata la comunicazione del portavoce del Cremlino. Questi ha dato notizia ufficiale che una possibilità di ripresa di quella fornitura è ipotizzabile solo a condizione che Bruxelles revochi le sanzioni comminate a Mosca. La situazione è quindi legata al palo e il balzo del prezzo del gas nel primo giorno della settimana non lascia prevedere niente di buono, almeno nel breve periodo. L’avallo a tale stato di fatto lo hanno messo le maggiori borse europee, che hanno iniziato la settimana con il segno meno. Prende così sempre piu corpo l’ipotesi che, perchè l’ Europa e in modo particolare l’Italia possano affrontare le prossime stagioni fredde con disagi limitati, dovranno affermarsi alcune considerazioni in base a cui i cittadini accettino di fare di necessità virtù. Alla fine del secolo scorso furono diversi gli economisti e i sociologi che si occuparono dello studio specifico dell’ evoluzione degli stili di vita delle generazioni postbelliche, quelle che avevano dato vita alla cosiddetta Società dei consumi, nonchè delle ipotesi di sbocco della stessa. Quella che é stata il punto di arrivo di un percorso che, in Italia, è partito in sordina insieme alla ricostruzione del dopoguerra e si è conclamata negli anni del boom economico. Ha quindi essa proseguito con alti e bassi fino a giungere a un livello di stabilità, seppur precario, collocabile nel tempo agli inizi del secolo. In contemporanea con il verificarsi delle varie crisi economiche e finanziarie che si sono succedute fino al giorno d’oggi, quel modo di vivere usa e getta ha subito diversi scossoni, ultimo l’attuale tsunami energetico. Lo stesso che, con buona probabilità, ne ha decretato la fine. Non deve sembrare esagerato il paragone di quanto sta accadendo con il contenuto di quei romanzi di fantascienza che ipotizzano il ritorno dell’ umanità ai primordi dopo un conflitto nucleare. Inoltre è bene abituarsi da subito all’idea che quanto si è innescato non è una riedizione dell’ Austerity dei primi anni ’70, bensì qualcosa di simile a quanto parte degli economisti del secolo scorso definivano “mutato comportamento del consumatore”. Lo stesso, per motivi di volta in volta diversi, nel medio lungo periodo si presentava nei diversi assetti sociali, in buona parte in funzione delle contingenze. In concreto si tratta di riprendere stili di vita diversi da quelli che, più o meno giustificatamente, la cosiddetta economia del benessere aveva consentito che diventassero la regola. Già da tempo alcune scuole di pensiero avevano iniziato a considerarli collocati sopra le righe. Negli ultimi tre anni la situazione mondiale si è modificata radicalmente, prima con i danni di ogni genere apportati in gran copia dal virus. La sua evoluzione è ancora in atto e altrettanto lo é la tempesta economica che essa continua a alimentare. I vari conflitti in essere in tutto il mondo stanno bruciando ricchezza in quantità tale che giá al momento, seppure a spanne, supera di gran lunga quella prodotta dove sono in atto. Del resto è passato molto tempo da quando, in un Italia ancora a forte vocazione agricola, erano consuete le più diverse pratiche di risparmio di qualsiasi genere che permettessero alle famiglie di mettere qualche soldo da parte, sotto il materasso o all’ufficio postale. Per quanto concerneva il riscaldamento, le masserie erano costruite in modo che le stanze da letto si trovassero sopra le stalle: il calore generato comunque dagli animali permetteva ai villici di evitare il congelamento. Per i bambini era giorno di festa quello in cui si faceva il pane nel forno domestico: le pagnotte appena cotte venivano messe a raffreddare sui loro letti che, di conseguenza, si riscaldavano. E l’ utilizzo del calore residuo del forno dopo la preparazione del pane continuava. Al suo interno venivano messe a quocere pietanze da mangiare successivamente, riscaldandole appena. Questo tipo di cucina era conosciuta come “a forno morto” e ancora oggi, seppure come divertissement, da qualche parte del Paese è in uso. Che dire dell’ acqua, quando non esistevano reti idriche e erano considerati privilegiati coloro che disponevano di un pozzo. La raccolta e la conservazione delle acque piovane era la norma, così come lo era il suo riutilizzo prima di finire nei campi per irrigarli. Il Professor Einaudi, circa un secolo fa, fece una descrizione analitica di tale pratica illustrando l’organizzazione della casa rurale dei nonni nelle Langhe.Infine il fresco, ottenuto, nelle località dove cadeva, accumulando la neve in fosse preparate per l’evento, coperte subito con la paglia. Erano dette nevere e anticiparono la comparsa delle ghiacciaie. Con quella neve, nel periodo caldo, si sarebbero rinfrescate le bevande. Piccolo mondo antico, si sarebbe portati a pensare. Probabilmente è più efficace definire questo stile di vita capacità di adattamento alle mutazioni dell’habitat, non sempre favorevoli alle specie sia animali che vegetali. Giusto per consolarsi, si può affermare tranquillamente che quanto sta accadendo in questi ultimi tempi è ben poca cosa rispetto alla caduta di quel meteorite. Se il mondo continuò a girare allora, lo farà certamente anche adesso.