Di Mario: “Il Paese rallenta, servono investimenti mirati”

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Roma, 8 gen. (Labitalia) – “Il Paese rallenta come sta rallentando tutta l’economia europea, ma l’Italia rallenta più degli altri paesi. E l’unico modo per risalire la china è puntare sull’industria con investimenti mirati”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Antonello Di Mario, autore del libro ‘L’industria che salva in Paese’, uscito in questi giorni per Tullio Pironti editore.

“Gli investimenti privati, ma soprattutto pubblici -prosegue Di Mario, da anni impegnato nel sindacato (attualmente è responsabile della comunicazione della Uiltec, proprio il sindacato dei lavoratori dell’industria manifatturiera)- sono l’unico modo per dare al nostro Paese le infrastrutture materiali e immateriali che servono all’industria per essere competitiva”.

E c’è ancora molto bisogno di sindacato, spiega Di Mario: “Mai come ora c’è bisogno di sindacato nelle industrie, che sono il cardine della rinascita. E c’è bisogno di un patto tra imprese e sindacati, che sia condiviso dalle istituzioni”. Di Mario indica nel suo libro i ‘fari’ dell’industria manifatturiera: “Il settore chimico e quello farmaceutico sono le punte di diamante per la ripresa economica del Paese. Ma ora soffrono anche loro”, avverte.

Di Mario cita alcuni dati: “L’industria chimica viaggiava nel 2017 a un ritmo percentuale di crescita del 3,5%. Per il 2018 appena concluso, rischia, invece, di sfiorare soltanto l’1%. E questo è un settore di punta, figuriamoci gli altri”.

Da dove partire dunque? “Dagli Stati generali dell’economia. Negli altri paesi si è sempre partiti da un’idea per poi svilupparla in modo plastico. L’ha fatto Roosevelt, l’ha fatto Reagan quando l’economia americana è stata superata dall’economia giapponese e ora in Europa tocca farlo a noi”, afferma Di Mario.

Giudizio sospeso, infine, ma impressione negativa, sulla manovra varata dal governo Lega-M5S. “Abbiamo guardato più volte con speranza a tutte le compagini espansive: purtroppo, la manovra economica non è espansiva dal punto di vista degli investimenti. Anzi. Ha delle punte di assistenzialismo che non guardano allo sviluppo. Aspettiamo di esaminare meglio gli aspetti relativi alla quota 100 e al reddito di cittadinanza, ma l’elemento che risalta è che gli investimenti che possono aiutare l’industria nono sono sufficienti. Ci vogliono investimenti materiali e immateriali, strade e anche digitale, sennò il Paese non ce la fa e questa è l’ultima chiamata”, conclude.