La giustizia fantasma: una piaga ormai gangrenosa

100
(Imagoeconomica)

di Riccardo Vizzino*, Emma Vizzino** e J. Spagnuolo Vigorita***

La macchina giurisdizionale del nostro Paese ha, oramai, il motore rotto da parecchi lustri: difatti, oltre ai tempi biblici necessari per ottenere una sentenza, i nostri Concittadini si trovano a dover fare spesso i conti con…la cattiva destrezza di taluni Magistrati, i quali, per nulla motivati a svolgere il proprio lavoro, dimostrano una spiccata nonchalance nell’esaminare fascicoli e prove.
L’epilogo, alquanto triste, di un siffatto andazzo non è difficile da capire: sentenze con motivazioni campate in aria e scritte…letteralmente con i piedi!
Si ritiene ora d’uopo la disamina – ancorché succinta – di una branca dell’ordinamento civile nel cui ambito si giudica tuttora all’acqua di rosa.
Il riferimento è alle liti in materia d’infortunistica stradale e circolazione di veicoli, assegnate il più delle volte a Giudici che…si dimostrano parecchie volte compiacenti: in una recente pronunzia, un Magistrato di Pace, afferente alla Quinta Sezione Civile del Mandamento di Napoli, nonostante la perizia effettuata dalla compagnia assicurativa mediante il dispositivo satellitare (c.d. “scatola nera”, o – più volgarmente – “scatoletta”), ha compiuto un gesto simile a quello (a dir poco ignobile) che vide come protagonista Ponzio Pilato, dichiarando il concorso di colpa tra i due conducenti (in altre parole, se n’è lavato le mani). Nello specifico, Mozart, attore e proprietario dell’autovettura Pippo, aveva convenuto in giudizio Salieri, sostenendo che quest’ultimo, alla guida dell’auto Paperino, lo avrebbe urtato. I testimoni intimati da Salieri hanno dichiarato, invece, che Paperino era sostante. Ebbene, cos’ha fatto il Giudice? Semplice: anziché disporre la consulenza tecnica d’ufficio (CTU), ha emesso una sentenza “sciué sciué” (id est, “sbrigativa”): roba da matti!
Esemplificando, i testi che avevano giurato il falso sarebbero dovuti finire sotto inchiesta.
Va aggiunto, poi, che in diversi Mandamenti del Distretto Partenopeo (specie quelli appartenenti al Foro di Napoli Nord in Aversa)…i Giudici non si premurano di provvedere personalmente all’escussione dei testi, né tantomeno di verificare se i documenti da questi ultimi presentati in udienza siano autentici o meno: ne consegue, pertanto, che diversi avvocati furbastri…riportano a verbale i dati che più gli sfagiola, finanche indicando qualche falso nominativo.
Giova palesare, a tal riguardo, che in uno dei cennati Mandamenti, nonostante il rituale deposito, ad opera del Comune in cui il presunto teste risiedeva, della documentazione attestante che le generalità di quest’ultimo erano del tutto false, il Giudice investito della causa ha statuito che non vi fosse alcun fondato motivo di dubitare del testimone stesso.
Presso un Mandamento diverso – ma sempre afferente al Foro aversano – è stato dato il placet all’ascolto di un testimone che nessuno aveva provveduto ad intimare ritualmente, e che in udienza aveva esibito una Patente di Guida che non ne riportava l’indirizzo di residenza: ebbene, sono in pochi a sapere che un documento siffatto non consente l’effettiva identificazione del titolare, pertanto non lo si può affatto definire “di riconoscimento”.
Anche nel Foro di Nola, purtroppo, se ne vedono…delle belle!
Presso un Mandamento ad esso appartenente, invero, era stata depositata una citazione a firma di un avvocato stabilito…decaduto; ma il Giudicante, appreso tramite un dossier richiesto al Consiglio dell’Ordine che questi, nelle more, aveva conseguito il titolo di avvocato “pieno”, ha ordinato che la notifica dell’atto introduttivo in parola venisse rinnovata quando, invece, avrebbe dovuto trasmettere gli atti agli Organi competenti.
Passiamo ora ad esaminare la vexata quaestio inerente alle certificazioni mediche di volta in volta prodotte in giudizio dalle parti, nonché al ruolo giocato dai vari CTU: orbene, all’interno delle aule d’udienza bazzicano quasi sempre gli stessi professionisti, molti dei quali, ancorché privi dei titoli necessari, ricevono comunque l’incarico (esemplificando, medici ospedalieri che hanno optato anche per l’intra moenia, oppure con specializzazioni che nulla hanno a che vedere col petitum).
Ebbene, rebus sic stantibus, i Giudici ed i Presidenti di Tribunale si curano di verificare l’effettivo possesso, in capo a ciascun professionista sanitario, dei requisiti per fare il consulente tecnico d’ufficio, primo fra tutti (per i sanitari) l’autorizzazione da parte dei vertici delle strutture cui afferiscono? Assolutamente no!
Inoltre, spesso il (potenziale) CTU si trova già in aula – o nelle immediate vicinanze – una volta escussi i testi ed esaminati i mezzi istruttori: è il caso dei cosiddetti CTU “del cinque o del sette per cento” – così chiamati dall’entità delle percentuali loro solitamente liquidate -, che le Cancellerie non si prendono la briga di registrare.
La ciliegina sulla torta è rappresentata, poi, dal fatto che non di rado…molti di questi CTU risultano anche medici certificatori nelle varie vicende per cui è causa.
Alla luce di un quadro così preoccupante, chi scrive ritiene che urga un intervento legislativo che disponga quanto segue:

  1. se un sanitario, nel Foro X, ha fatto da certificatore (anche in una causa diversa), non può essere investito ibidem della consulenza tecnica d’ufficio;
  2. nel caso dei dipendenti ospedalieri (o di strutture pubbliche), occorre l’autorizzazione del Dirigente per esercitare l’attività di CTU;
  3. al fine di evitare certificazioni false, recanti il logo dei cosiddetti “centri-fantasma”, il Giudice è tenuto a compiere, prima dell’udienza, le verifiche del caso, segnalando qualsiasi anomalia alla Procura della Repubblica competente (lo stesso per quanto riguarda le situazioni in cui il medesimo centro radiologico conduce esami relativi a più liti);
  4. non devono essere ammesse le certificazioni prive di timbro professionale, di sottoscrizione leggibile e di fattura.

Non si trascuri, sul tema, che parecchi CTU risultano non iscritti agli Albi professionali, e che, in alcuni Mandamenti, a taluni di essi vengono liquidati dai Giudici compensi ben sopra la soglia stabilita per i processi innanzi al Magistrato Onorario di Pace.
Merita, poi, un cenno la situazione a dir poco vergognosa in cui versa l’Ufficio del Giudice di Pace di Marano di Napoli, nella cui Cancelleria…si possono ammirare faldoni e fascicoli alla portata di tutti: abbastanza recentemente, Luca Abete ha dedicato alla tematica un intero servizio, al cui esito è emerso che, in quegli uffici, non si sa chi sia realmente il Cancelliere (e chi, invece, si spaccia per tale), e che, giacendo a terra la quasi totalità dei fascicoli, si vìola palesemente la riservatezza di parti e difensori.
Non meno preoccupanti sono le condizioni degli Uffici omologhi di Barra e Sant’Anastasia, ove manca totalmente un presidio da parte delle Forze dell’Ordine: tutti, infatti, possono entrare ed uscire indiscriminatamente, la qual cosa favorisce la sparizione o la distruzione (misteriosa secondo i più, ma non certo a detta di chi scrive) dei fascicoli. In questo modo, purtroppo, non si garantisce agli avvocati ed ai giudicanti seri la tutela che la Legge stessa contempla.
Che dire, poi, delle udienze? Altro che silenzio ed ordine in aula: qui siamo, praticamente, al mercato del pesce (con tutto il rispetto, beninteso, per chi ivi lavora nel quotidiano): è vero che c’è carenza d’organico (semplicemente, mancano i Cancellieri), ma è intollerabile che venga consentita la verbalizzazione…tramite uno smartphone e non dinanzi al Giudice!
Non va, infine, trascurata la casistica in materia di previdenza: spesso ci si imbatte in Consulenti d’Ufficio privi della qualifica necessaria ad esaminare le vicende oggetto dei vari processi (ostetrico-ginecologi, chirurghi, gastroenterologi, maxillofacciali, etc.). La scelta indiscriminata di professionisti…estratti a sorte compromette significativamente l’esito del processo, dacché costoro non hanno le competenze, né tantomeno il titolo per stabilire se una persona diversamente abile possieda o meno i requisiti per ottenere l’indennità di accompagnamento, ovvero per accedere ad altre forme di assistenza sociale.
Chi scrive desidera, pertanto, invitare i Presidenti dei vari Tribunali a controllare l’operato dei sanitari sunnominati, ad esaminarne il background e, soprattutto, ad aggiornare i vari albi, tracciando una netta linea di demarcazione tra i Medici Legali e quelli di Supporto.
Si parla tanto di Giustizia, ma…tanto l’Esecutivo quanto i vertici del potere giudiziario dovrebbero aprire gli occhi: qui in Campania la situazione è catastrofica, ragion per cui andrebbero disposte con urgenza delle ispezioni tese ad individuare i responsabili di questo caos e, contestualmente, a far sì che la serietà un tempo connotante l’indole degli operatori del diritto torni ad essere la regola, non l’eccezione.
Lo Studio Legale Vizzino, nel predisporre la difesa dei propri assistiti, è sempre attento a formulare eccezioni in ordine ai temi sinora posti all’attenzione dei Lettori; purtuttavia, i Giudici sono avvezzi a fregarsene abbondantemente, arrecando seri danni al nostro sistema processuale.
Non si dimentichi che la Giustizia è amministrata in nome del Popolo, il quale ultimo, nonostante metta mano alla tasca per la tutela dei propri diritti, paga lo scotto di un’inefficienza che ci rende lo zimbello d’Europa!

*avvocato cassazionista, responsabile di Civicrazia contro le truffe
**avvocato

***giurista, saggista, abilitato all’avvocatura