Pittura, con Jeanne Fredac a Napoli le suggestioni di Berlino e Cuba

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Tre Istituti stranieri, tre culture diverse per un’artista che racconta di paesaggi urbani provati, ma vivi, dalla Germania a Cuba, per un dialogo tra civiltà. L’Institut français Napoli, il Goethe-Institut e l’Instituto Cervantes Nàpoles presentano rispettivamente Rovine Contemporanee/1, Rovine Contemporanee/2 e  Cuba, una mostra fotografica dell’artista francese Jeanne Fredac, dislocata presso i tre poli culturali europei. Giovedì 9 marzo 2017 l’Institut français Napoli ospiterà il vernissage dell’esposizione, visitabile fino al 24 marzo. Il progetto nasce dalla volontà dei tre istituti culturali della città, associati nell’ambito della rete EUNIC Naples, di rafforzare la loro cooperazione, nell’anno che segna il sessantesimo compleanno del Trattato di Roma, istitutivo della Comunità Europea, come spiega il Direttore dell’Institute français e Console generale di Francia a Napoli Jean-Paul Seytre.
La fotografa Jeanne Fredac parteciperà inoltre al progetto di Residenze d’artista avviato da diversi anni dall’Istituto francese e resterà in città per tre settimane durante le quali lavorerà e dialogherà con la realtà urbana partenopea. “Tutte le mie radici sono qui, in questa mostra” racconta Jeanne, che definisce sé stessa una vagabonda che non segue strade: non le conosce. “Io sono francese , vivo in Germania e mia nonna e spagnola”. L’esposizione, che ha il buon merito in effetti di raccontare, attraverso gli scatti in analogico (perché l’analogico rivela meglio la lentezza), gli edifici e le fabbriche in disuso della vecchia RDT dopo la caduta del Muro, così come una Cuba “fastosa ed esuberante, seppur in difficoltà”, come racconta Luisa Castro, direttore dell’Instituto Cervantes Nàpoles.
Il Direttore del Goethe Institute commenta: “Jeanne Fredac ha fotografato una Berlino tagliata a fette, una Berlino che sembra Pompei, con i suoi luoghi abbandonati dalla storia”, ben sottolineando quanto negli scatti dell’artista l’impronta della storia sappia rendersi palese. Allo stesso tempo non se ne sente l’incombenza, quanto più che altro il lieve respiro. Gli scatti della Fredac, in effetti, somigliano a lettere d’amore per i luoghi consacrati all’abbandono. Scrollatasi di dosso le polveri di quell’attrazione romantica per le rovine, l’obiettivo dell’artista francese cattura il meraviglioso declino dell’ambiente urbano. Sono luoghi sì abbandonati, ma dove la presenza umana è fortissima e anzi, tra i calcinacci, le scale deserte, i teatri desolati e illuminati da una luce sottile, sembra di sentire l’eco di un vociare lontano, lontano nel tempo più che nello spazio. Forse non si dovrebbe nemmeno parlare di luoghi abbandonati in quanto sembrano odorare di una dimensione affettiva, che è forse quella dell’artista o forse quella di chi quegli ambienti li ha vissuti e poi lasciati. Sono ad ogni modo spazi in sospensione, ora deserti, ma in attesa. Luoghi che aspettano chissà chi o chissà cosa nel loro meraviglioso declino.
 

Pittura, con Jeanne Fredac a Napoli le suggestioni di Berlino e Cuba