Africa, dal colonialismo al risveglio. Giovanni Armillotta, un’analisi che fa giustizia di molti luoghi comuni

a cura di Giancarlo Elia Valori

Ciò che colpisce immediatamente nel recente libro di Giovanni Armillotta – Africa, il continente del terzo millennio. Chiave della modernità dal colonialismo al risveglio, Ledizioni, Milano, 2021 – è l’estrema scorrevolezza dell’opera. Essa si avvale dell’avvincente prefazione del Prof. Franco Cardini (Misteri e Segreti della Storia), che al meglio pone il lettore nelle condizioni di apprezzare i contenuti del denso volume (444 pagine), il quale spazia esaustivamente dagli antichi imperi e civiltà africane, sino ai superbi interpreti del suo sport, calcio compreso.
Già nell’intensa e ricca introduzione dell’Autore (I mali del Continente), egli attraversando i testi di Hegel, Max Weber e studiosi contemporanei, esamina le contraddizioni in seno a liberismo e capitalismo, quali presupposti e cause del feroce e criminale sfruttamento a cui è stato ed è sottoposto il Continente da parte di tratta degli schiavi prima e colonialismo e imperialismo e neo-colonialismo dopo; oltre alle patetiche lacrime di coccodrillo dei bianchi, nelle quali si cercano di addossare oggi alla Repubblica Popolare della Cina le mancate democrazie nell’Africa nera.
Riteniamo che Armillotta – direttore di «Africana», rivista di studi extraeuropei e fra i soli quindici periodici italiani consultati dall’«Index Islamicus» dell’Università di Cambridge – sia uno degli africanisti italiani che meglio possa inquadrare la grave situazione in cui versa l’Africa, anche perché l’Autore è scevro da “doveri” accademici e gratitudini sponsorizzanti a cui purtroppo secondi e terzi, a volte, devono chinare la testa a sin troppi “grazie” di facciata e contenuto.

Ed in effetti va detto che Armillotta afferma che il compito che il volume si prefigge è tentare di definire eventi di storia, ove da essi si possano scorgere gli effetti contemporanei pure su quella che è oggi la nostra realtà europea ed un passato che non va dimenticato. Il libro è un tentativo per comprendere la storia africana, e ripulirla dei luoghi comuni di cui è tristemente infarcita, specie in quei Paesi europei che hanno maggiormente reso il Continente un pozzo senza fondo della propria cupidigia grandimperialista (Gran Bretagna, Francia, Belgio, ecc.). L’Africa dei dettagli e non delle grandi narrazioni.
Il volume è strutturato in capitoli, la cui successione ha approssimativamente un taglio cronologico. Il primo si colloca al tempo dell’Africa felix, e da lì i successivi diciotto capitoli più le Conclusioni cercano di tirare un filo rosso su alcuni accadimenti fondamentali che hanno caratterizzato e rappresentano il Continente.
L’Autore afferma che non ci sono pretese di rendere generali le linee di lettura, ed il tentativo di cogliere l’aspetto enucleato nei contenuti dei capitoli, egli auspica possa offrire a chi legge d’inquadrare il problema nella complessità di un Continente ricchissimo di differenze. Diversità e risorse su cui, il capitalismo, l’imperialismo e il colonialismo prima ed il neocolonialismo e la globalizzazione neoliberista dopo hanno fatto e fanno strame. Non si possono studiare in un libro tutte le realtà negative e positive dell’Africa, e lo sforzo dell’autore mira ad offrire un’istantanea sullo stato delle cose partendo da molto lontano.
Il volume di vastissima bibliografia (Monografie con Autore, Monografie senza Autore, Articoli con Autore, Articoli senza Autore, Periodici consultati, Sitografia ulteriore) è arricchito ulteriormente di 35 mappe, 19 tabelle, 5 grafici e 19 immagini oltre a vantare due curatissimi indici dei nomi, e dei toponimi e delle organizzazioni internazionali.
Cardini scrive nella Prefazione: «Il libro di Armillotta propone sufficiente materia affinché chi ami andare al fondo di certe cose possa approfondirle in ogni particolare». L’opera dell’Autore – che si apre simbolicamente con una copertina dedicata a tre noti leader di Egitto, Libia e Siria – non è solo uno studio sulla storia africana, ma anche una fotografia di fatti recenti, diremmo attuali, dato che il focolaio di crisi apertosi nel Vicino Oriente all’immediato indomani della fine della seconda guerra mondiale – e che ebbe l’africano Egitto fra i protagonisti – e rinfocolato dalla guerra in Siria iniziata nel 2011, e in Libia, sempre in quello stesso anno – è ancora lontano dall’estinguersi.

Chi desiderasse maggiori informazioni può rivolgersi direttamente all’Autore: ga57@yahoo.com