Agricoltura bio, ecco i progetti di punta per la filiera avicola e il packaging. Presentazione a Portici

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Il settore bio vive in Italia un vero boom, con ritmi di crescita importanti sia in termini di superfici che di imprese biologiche: +40% negli ultimi 5 anni. Con l’aumento, a inizio 2022, degli input produttivi del +21,1% per le carne avicola e del 50% per le uova. Tendenza che, nell’ultimo biennio, ha fatto registrare un aumento anche dei consumi di pollo biologico (+30%). Durante il lockdown le vendite di uova bio hanno fatto un balzo del 9,6%. L’exploit della produzione biologica nella filiera avicola può quindi esercitare un effetto traino per il ritorno di alcune produzioni tradizionali per la nostra agricoltura come canapa, lupino, leguminose, a cui si può ricorrere per superare il problema della carenza di offerta di alimenti proteici biologici, da destinare alle produzioni zootecniche avicole. Una criticità che ha determinato negli anni una dipendenza ormai cronica delle filiere biologiche avicole dalle importazioni di soia e dei suoi derivati. E’ questo lo scenario in cui si è calato un incontro di approfondimento svolto al Dipartimento di Agraria dove nella Sala Cinese circa duecento ricercatori e giovani universitari si sono confrontati sul tema. Aula gremita infatti, con circa duecento presenze per l’incontro sull’agricoltura biologica, organizzato dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II insieme con l’Associazione Agricoltura è Vita, diretta da Matteo Ansanelli che ha aperto il convegno citando Manlio Rossi Doria e Emilio Sereni, i due ex studenti di agraria di Portici. Proprio Sereni alla fine degli anni Cinquanta partecipò alla nascita dell’alleanza dei contadini (attuale CIA), che diede vita al Centro per l’Istruzione Agricola, CIPA (oggi Associazione Agricoltura è Vita) con l’obiettivo di mettere insieme mondo dell’agricoltura, ricerca ed Università. Obiettivo che celebra oggi il background valoriale dell’incontro. 

E veniamo al progetto Pro.Fil.A (Proteine Filiera Avicola). Ecco prevede il rafforzamento della filiera avicola biologica italiana attraverso la ricerca, la sperimentazione e la promozione di modelli ispirati al modello dell’agroecologia. Coordinato da Massimo Fagnano, l’obiettivo è quello rafforzare la filiera avicola biologica italiana valutando gli aspetti economici ed agro-ecologici della produzione locale e regionale di colture proteaginose (favino, pisello, lupino, canapa da seme). Ricercatori di differenti Università – da Napoli ad Ancona, da Pollenzo in provincia di Cuneo a Potenza) hanno discusso sulle produzioni vegetali, alimentazione e benessere delle galline ovaiole, qualità delle uova, sostenibilità e risposta dei consumatori. Hanno contribuito al progetto le aziende Uovo d’Oro, Moscova Natura (Oasi rurale) e La Colombaia. 

Lorenzo Rocchetti (Dipartimento di Agraria Università Politecnica Marche) ha presentato uno studio sugli effetti della consociazione delle leguminose da granella con cereali: colture per la mangimistica, progetto sostenuto dal Ministero e con la partecipazione del gruppo Fileni. A sua volta Paola Migliorini (Unina) ha illustrato le pratiche agroecologiche per la coltivazione di specie di interesse di interesse mangimistico in Campania e Piemonte, mentre Antonio Di Francia, docente di nutrizione e alimentazione animale, ha focalizzato le potenzialità della canapa nell’allevamento biologico delle ovaiole differenziando i due approcci, ruralità e filiera industriale. Importante lo spaccato sul prezzo equo esposto da Gianni Cicia, ordinario in Economia e Politica Agraria dell’Unina. Interessante poi lo studio in corso d’opera dell’Unina (dottoressa Carla Cavallo) sul marketing e sovranità alimentare nel mercato delle uova, dove le scelte del consumatore si trovano dinanzi ad un eccesso di attributi qualitativi che spesso non riesce a capire, per cui molto spesso la qualità perde presa nella scala dei consumi. 

Ha tratto le conclusioni della mattinata di lavori il presidente dell’associazione Agricoltura è Vita Stefano Francia: “Dobbiamo puntare – ha dichiarato – su una sostenibilità che sia insieme ambientale, sociale ed economica, che oggi si traduce in filiere sostenibili, dove si riconosce il giusto prezzo all’agricoltore. Servono maggiori investimenti che si traducano in sostenibilità sociale, perché è un dovere garantire il lavoro e ridurre la disoccupazione nelle aree rurali. Oggi abbiamo visto – conclude –  il valore della ricerca rispetto all’alimentazione sana e le strategie ci sono.  Questo è il giusto percorso per l’agricoltura per rispondere alla richiesta di un mondo che sta cambiando”.

Il saluto istituzionale della Cia è stato portato da Liana Agostinelli, presidente Agia Campania e vice presidente nazionale Agia- CIA. Hanno quindi animato la mattinata, con una apprezzata performance gastronomica, i ragazzi della scuola di cucina e pasticceria Dolce e Salato diretta dallo chef Peppe D’Amico.

La sessione pomeridiana del convegno è stata dedicata a un approfondimento sul tema delle pellicole biodegradabili per il packaging (Biodegrapak). Il progetto, coordinato dal prof Luigi Cembalo, ha come obiettivo lo studio dell’adozione, per i prodotti Biologici destinati alla quarta gamma, di pellicole EMAP innovative basate sull’utilizzo di materie prime rinnovabili per una migliore shelf life e qualità dei prodotti biologici. Ricercatori di differenti università (Napoli, Ancona, Palermo) e del CNR hanno discusso di aspetti legati alla produzione dei film biodegradabili per il packaging, degli effetti sulla conservazione dei prodotti, di sostenibilità delle filiere. Al progetto Biodegrapak partecipano le aziende Fattorie Vaira e AmicoBio.